Con l’addio o la sospensione del modello Cashback, il problema è che potremmo tornare a non pagare con carta, ecco cosa succederà
Ormai il governo ha deciso: dal 30 giugno scorso, non ci sarà più il Cashback. Per ora si parla soltanto di una sospensione di sei mesi, ma molto probabilmente questa, sfocerà poi nello stop per sempre di un’iniziativa voluta dal governo Conte. Cosa vuol dire questo, per chi ha partecipato nei primi sei mesi e per chi volesse partecipare per i prossimi?
Proprio perché per adesso si parla solo di sospensione, sembra che non tutto sia andato perso per chi pagava con Pos, per avere il proprio riscontro. Secondo il decreto governativo, i rimborsi: “sono erogati, rispettivamente entro il 30 novembre 2021 ed entro il 30 novembre 2022, sulla base di una graduatoria elaborata in via definitiva successivamente alla scadenza del termine per la decisione sui reclami da parte di Consap ai sensi dell’articolo 10, comma 5”.
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Pagamenti quindi per chi ha già partecipato, da due a cinque mesi, ma con questa sospensione, non andrà perso tutto il reale intento del bonus? Il Cashback effettivamente nasce come ulteriore arma contro chi evade le tasse. Di fatto, per accumulare punti, è necessario pagare con carta e quindi il pagamento sarà sempre tracciato. Ed ora che il Cashback potrebbe esser sospeso/sparire, perché dovremmo essere incrini al pagamento tramite Pos?
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Il governo Draghi, prima di porre fine al bonus, pare aver pensato anche a questo. Il comunicato stampa del governo, lascia intendere che le contromisure sono già in campo, con le seguenti righe: “In tale direzione sono previsti crediti d’imposta per l’acquisto, il noleggio e l’uso di tali dispositivi e, per chi se ne avvale, per l’azzeramento delle commissioni da pagare per le transazioni”, con il credito di imposta che come leggiamo più avanti, verrebbe parametrato ai costi di acquisti, noleggi e quant’altro, “nonché delle spese di convenzionamento ovvero delle spese sostenute per il collegamento tecnico tra i predetti strumenti”.