In una lunga intervista, Albon ha parlato del suo ritorno in F1 dopo due anni di stop e di quanto sia maturato, anche in confronto ai suoi colleghi.
Dopo due anni di digiuno, finita l’esperienza in Red Bull in modo traumatico, allontanato da Helmut Marko perché non ritenuto all’altezza di essere il compagno di box di Max Verstappen, alla fine Alexander Albon è riuscito a rientrare, seppur dalla porta di servizio. Per il pilota una nuova chance in Williams, non una squadra di prim’ordine ma quantomeno una nuova opportunità per dimostrare che lui può starci in F1. E dobbiamo dire la verità: con diverse prestazioni di livello il thailandese è riuscito di nuovo a mettersi in evidenza.
Adesso per lui arriva il gran premio di casa. Perché Albon è sì il primo pilota thailandese di F1 nell’era moderna, ma in parte è anche britannico. Dopotutto, è cresciuto nel Surrey e attualmente divide il suo tempo tra Milton Keynes, vicino al quartier generale della Red Bull, e Monaco. E si è confessato in una intervista a Crash.
“Mia madre è thailandese, da bambino ho trascorso molto tempo in Thailandia. C’è anche una parte di me che si sente britannica. Se ci fosse un modo per avere una patente di doppia nazionalità, come c’è nel passaporto, lo farei. Ma ovviamente non funziona così, sfortunatamente – ha confessato Albon -. La chiamerei una seconda gara di casa quella di Silverstone”.
Che poi scherza sulle critiche: “Penso di essere in una buona posizione perché non vengo attaccato troppo dai media britannici. O mi chiamo il thailandese nato a Londra se faccio un buon lavoro, oppure non sono affatto inglese se faccio un cattivo lavoro!”. Lui che è cresciuto con piloti come George Russell, Lando Norris e Charles Leclerc, ma che rispetto a loro sta faticando più del previsto per emergere. E proprio sulle qualità e le ambizioni, Albon ha detto: “Non è un segreto che per ogni pilota il prossimo obiettivo è diventare un campione del mondo di F1. Ovviamente George sembra aver fatto quel primo grande passo avanti. Anche Lando, e sta facendo un lavoro straordinario. Dovremo essere un po’ più veloci per lottare per il campionato, ma al momento sono davvero contento di dove sono. Potrebbe volerci un po’ di più, ma questo è il piano. Devi crederci, altrimenti non ha senso correre“.
Durante il 2021, Albon ha svolto un ruolo chiave dietro le quinte della Red Bull nello sviluppo della RB17B vincitrice del titolo di Verstappen. E per questo forse si è guadagnato un ritorno in griglia con la Williams per questa stagione, prendendo il posto lasciato vacante dall’amico Russell. E per ora non ha sfigurato. Albon ha ottenuto un improbabile primo punto della stagione per la Williams in Australia con una strategia incredibile, prima di incassare altri due punti per la casa britannica a Miami con un’altra prestazione impressionante.
“Credo che stia andando molto bene e voglio restare, questo è il mio obiettivo“, ha detto Albon. “La stagione è iniziata davvero bene. Come squadra, non siamo necessariamente dove vorremmo essere, ma abbiamo sfruttato al massimo le nostre opportunità per segnare punti quando non sembrava possibile. C’era un po’ la sensazione che fosse un anno di redenzione in un certo senso, era così che volevo che fosse. Voglio dimostrare alle persone cosa so fare. Almeno finora, ovviamente è ancora molto presto nella stagione, ma sta andando davvero bene. Non posso assolutamente lamentarmi”.
Albon attribuisce alle sue esperienze durante il suo periodo difficile fuori dalla F1 il merito di averlo trasformato in un pilota più completo, oltre ad averlo aiutato a maturare: “Non voglio farlo sembrare arrogante, ma sento di essere sempre stato un buon pilota. Non è venuto dal nulla. George (Russell, ndr) ed io avremmo lottato per i campionati insieme nelle formule junior e ho sempre pensato, data la giusta occasione e la giusta opportunità, di poter mostrare quello che posso fare. Sento che quest’anno ora mi sento molto più fiducioso nella guida, sento il legame con il team”.
Per ora Albon ha un contratto fino al 2023, ma ovviamente punta più in alto, anche se non lo dice: “Da parte mia, guardo solo alle cose a brevissimo termine. Perché se pensi a ‘questo fa questo, questo fa quello, in futuro si incrociano’, pensi a cose che non hanno alcun effetto sul futuro. Mi concentro davvero solo sul tempo presente e mi vedo come un pilota Williams. Il mio lavoro è estrarre il massimo dalla macchina e svilupparla nel miglior modo possibile, in modo da lottare per i punti più regolarmente”.
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