Sono diversi i piloti che si sono schierati a favore di Masi nelle scorse settimane, ma il messaggio lanciato da Alonso è davvero criptico.
La riunione tenutasi a San Valentino ha permesso alla FIA e alle scuderie di F1, piloti compresi, di fare il punto della situazione a proposito di quanto avvenuto a Yas Marina, e non solo. Perché in fin dei conti, di episodi anomali e degni di una discussione il 2021 ne ha offerti diversi. Come sappiamo, un paio di giorni dopo è arrivata la prima sentenza. Michael Masi non sarà più il direttore di gara e verrà spostato ad altre mansioni sempre nel contesto federale.
Come normale che sia, questa notizia ha provocato reazioni molteplici e opposte. Chi ha festeggiato. Chi invece si è rammaricato per la cacciata di un responsabile nel complesso valido. La lettura sicuramente più interessante è però stata quella del Samurai dell’Alpine.
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Per chi non ricordasse, più volte nel corso della passata stagione, si era lamentato per l’atteggiamento nazionalista tenuto dall’organo vigilante. In pratica, secondo l’iberico, le penalità, e in generale i provvedimenti presi a favore e contro ogni driver, sarebbero influenzati dalla nazionalità del personaggio o della squadra da giudicare.
In poche parole, il due volte iridato si era detto convinto dell’esistenza di un trattamento speciale nei confronti dei britannici, essendo il Circus un gruppo di lavoro, se così lo possiamo definire, composto in prevalenza da inglesi o comunque anglosassoni.
Razzismo in salsa europea. Quindi. Tutte accuse che, a quel tempo, vennero respinte. Questione chiusa, quindi? Sembrerebbe di no, visto che Alo non ha nascosto di aver parecchio apprezzato la scelta del nuovo presidente Ben Sulayem di demansionare l’australiano.
“Mi piace Mohammed e l’approccio che ha. Se riteneva che avessimo bisogno di alcune nuove idee, è per il bene di tutti”, ha dichiarato soddisfatto a The Race.
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Rispetto invece ai chiacchierati avvenimenti degli Emirati, il 42enne ha riferito di avere una lettura differente. Per lui nulla nel modo di condurre e gestire i frangenti che si sono presentati, come la Safety Car mandata in pista per l’incidente di Latifi è stato sbagliato.
“Non credo che l’abbiano sostituito a causa di Abu Dhabi. Almeno, spero di no”, ha concluso facendo trasparire che il fastidio per certe disparità di cui probabilmente è a conoscenza o che ha subito non è stato superato.
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