Continua il momento negativo di Andrea Dovizioso in sella alla Yamaha M1. Il distacco dal vincitore aumenta e non ci sono vie di uscita.
Andrea Dovizioso non riesce a trovare via di uscita da una situazione che va progressivamente facendosi sempre più difficile. Nel GP di Le Mans chiude fuori dalla zona punti e con un distacco di 38 secondi dal vincitore Enea Bastianini. Il suo stile di guida è inadatto alle caratteristiche di una moto che solo Fabio Quartararo riesce a portare al limite. Il pilota francese della Yamaha ha chiuso ai piedi del podio con appena quattro secondi dal vincitore.
Nel corso del fine settimana in terra francese anche l’atmosfera ai box è andata peggiorando, con Razlan Razali che ha rivolto parole poco gentili nei confronti del veterano, a suo dire troppo concentrato a vestire i panni dell’ingegnere piuttosto che del pilota. La risposta di Andrea Dovizioso non si è fatta attendere, indicando il manager malese come figura di poca esperienza della vita del paddock.
L’appuntamento con la M1 è rinviato al Mugello ma per Andrea Dovizioso non sembrano esserci vie di uscita, nessuna luce si intravede in fondo al tunnel. Per guadagnare decimi sul giro necessita di modifiche tecniche che gli ingegneri di Iwata non possono garantirgli, dal momento che tutta l’attenzione è puntata sul leader del campionato Fabio Quartararo. L’unico a poter garantire la vittoria del titolo iridato.
Ora che un terzo della stagione è passato il pilota di Nizza si riconferma pilota di punta, i colleghi di marca sono ben distanti e ormai lontani anni luce dalle speranze iridate. “Il problema è che sei costretto a guidare la moto in un certo modo. Se non lo fai, non funziona“, ha ribadito per l’ennesima volta il tre volte vice campione MotoGP. “Ci ho provato sin dalla prima gara dell’anno scorso“.
Nonostante una lunga esperienza in classe regina e abbia guidato diverse marche, il 36enne forlivese ha dimostrato sempre di riuscire ad essere veloce. Anche nel 2012, quando è arrivato 4° con la Yamaha del team satellite Tech3. Ma quella era un moto profondamente diversa da quella di oggi. “Se guardi tutti i miei anni in MotoGP, non ho mai guidato in quel modo, indipendentemente dalla moto che ho avuto. Ed ero sempre veloce a modo mio. Per quanto tu possa adattarti – ha concluso Dovizioso – non puoi stravolgere il tuo stile di guida“.
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