A Misano ha detto basta Dovizioso, dopo una stagione davvero travagliata. Un addio che però è passato troppo sotto traccia.
A Misano un trionfo per l’Italia, con una volata mozzafiato tra Pecco Bagnaia ed Enea Bastianini che ha sancito il quarto trionfo di fila per il primo, sempre più rilanciato nella corsa verso un Mondiale che fino a fine giugno sembrava ormai segnato. L’attenzione è stata tutta per i due talenti di casa Ducati, che dal prossimo anno saranno compagni di box e la cui convivenza sembra già ora molto difficile, viste le giuste ambizioni che nutrono i due. La tensione è già alle stelle, con i vertici di Borgo Panigale pronti già nel loro ruolo di pompieri per raffreddare una situazione che rischia di farsi bollente già ora. C’è però un altro protagonista che però è passato in secondo piano ed è stato Andrea Dovizioso.
Un pilota che, come annunciato da settimane, ha deciso di dire basta proprio davanti al suo pubblico, quando ancora mancano diverse gare alla fine della stagione. Un’annata che finora è stata soltanto uno strazio per uno come lui, abituato a altre sfide e non a quelle per evitare di essere l’ultima ruota del carro della MotoGP. Un addio triste, non solo per l’ennesima gara incolore dove comunque ha chiuso a ridosso della top ten, ma soprattutto per un omaggio dei piloti e dei suoi fan che è sembrato passare in secondo piano rispetto alle altre, seppur importanti, vicende.
Dovizioso, un campione sfortunato
E’ stato davvero un weekend emozionante per il Dovi, che prima ha ricevuto gli attestati di stima dei suoi colleghi e poi il lungo abbraccio del suo pubblico, che per anni lo ha supportato in giro per il mondo, gioendo per i suoi trionfi ma che lo ha sostenuto e ci ha creduto anche nei momenti più difficili, quando non è riuscito a portare a casa quel Mondiale MotoGP che sognava di conquistare lui, con una moto italiana, la Ducati, per quello che sembrava il binomio perfetto, che per forza doveva arrivare a dama, un giorno o l’altro.
Invece quel binomio ha sì regalato emozioni, ma non è riuscito a ottenere quanto sperato e forse meritato. Colpa di un fenomeno chiamato Marc Marquez, capace non solo di approfittare di ogni piccolo problema della Rossa ma soprattutto di una Ducati che troppo spesso è mancata nei momenti chiave, dal 2017 al 2019, quando Dovizioso si è laureato per tre volte di fila vicecampione del mondo.
Con Dovizioso smette davvero una generazione di fenomeno che già ha visto la sua fine con Lorenzo, Pedrosa, Stoner e lo scorso anno con Valentino Rossi. Lui però è stato diverso dagli altri. Meno mediatico ma più schivo, ma con questo non meno schietto quando c’è stato da dire qualcosa in faccia a un avversario o a un tecnico. Nella sua carriera ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. Perché lo ha dimostrato in pista con le sue battaglie e la sua capacità di leggere i momenti chiave di una gara di essere di un’altra pasta rispetto al gruppo. Uno che può guidarti davvero verso traguardi importanti.
Ci ha creduto Ducati, ma forse non troppo, anzi, rompendo poi un rapporto in maniera dura, cosa che Dovizioso non meritava. Lui però ci ha creduto sempre, come quando c’è stata la chiamata della Yamaha, una scelta però che non ha pagato e che lo ha costretto come a Valentino Rossi, suo compagno di box lo scorso anno, a una lunga sequenza di delusioni, che lo hanno portato a dire basta. E non a fine stagione, ma subito, perché Dovizioso non è tipo da rischiare inutilmente, da fare passerella. Un addio che meritava un altro scenario, ma che comunque ha commosso e che lascia il segno. Buona vita Dovi, campione dentro e fuori la pista.