Nel più grande e importante penitenziario in Luisiana, vengono periodicamente organizzati eventi nei quali i detenuti possono partecipare a un rodeo nell’arena della prigione. Talvolta la sfida viene resa ancora più pazza facendo giocare una partita di poker in mezzo ai tori inferociti.
Il penitenziario statale della Luisiana organizza delle sfide nella sua arena con scenari che in qualche modo rievocano il nostro passato imperiale tra gladiatori e animali feroci nel Colosseo. Una di queste vede protagonista anche il gioco del poker, l’evento in questione viene chiamato Convict Poker ed è parte dell’Angola Prison Rodeo.
Una partita di poker al centro dell’arena. I detenuti che devono restare seduti per più tempo possibile. Il pubblico in attesa di vedere il sangue dei prigionieri o dei tori che, aperti i cancelli, vengono aizzati ad attaccare i coraggiosi partecipanti. Tutto per tentare di vincere i premi in denaro e guadagnarsi qualche minuto in cui poter assaporare di nuovo la libertà.
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Un rodeo in prigione?
Spesso da Oltreoceano vediamo usanze ed idee particolari e curiose, che in molte occasioni importiamo entusiasti in Europa. Il poker Texas Hold’Em ne è tra le altre cose esempio calzante. Talvolta scopriamo invece usanze davvero strane, soprattutto considerato il livello di civiltà circa il rispetto dei diritti umani e animali cui spesso siamo abituati. L’Angola Prison Rodeo è uno di quegli eventi che certamente non avremmo mai potuto vedere nel bel paese, almeno da parecchi secoli a questa parte. Ogni domenica di ottobre e un week end di aprile, da quasi sessant’anni a questa parte viene organizzato questo evento che raccoglie migliaia di visitatori da ogni angolo del continente.
Non solo spettacoli sanguinari
Nonostante l’attrazione principale sia qualcosa di abbastanza sopra le righe, per usare un eufemismo, agli occhi di un cittadino del ventunesimo secolo, l’Angola Rodeo non è solo scontri sanguinari, ma anche un’occasione di scambio e crescita.
Diverse gruppi di detenuti si organizzano per cucinare e vendere il cibo ai visitatori. Per l’occasione ciascuno può mettersi all’opera e dare il meglio anche facendo conoscere le usanze culinarie della propria famiglia o regione. La parte legata al cibo è quindi certamente utile nel migliorare il clima interno alla struttura e nel permettere scambi culturali che altrimenti non ci sarebbero mai potuti essere. Ogni due anni viene organizzata anche una mostra d’arte nella quale sono esposte le creazioni artistiche degli ospiti della struttura.
“Oltre a introdurre innovazioni nelle forme di arte carceraria vernacolare, i detenuti dell’Angola trovano enorme valore nella creazione di opere che incarnano o imitano le immagini e i beni quotidiani così facilmente disponibili nel mondo esterno” raccontò in un’intervista Melissa Schrift, l’autrice di: ‘Angola Prison Art: Captivity, Creativity, and Consumerism’
Gli agenti di guardia si occupano poi di incassare il denaro dai vari stand nei quali le diverse leccornie vengono vendute. I fondi raccolti, spesso di diverse centinaia di migliaia di dollari, quando non di milioni di dollari, sono poi destinati a programmi religiosi o di educazione per i detenuti, oltre che per garantire degne esequie per coloro che non hanno nulla.
Le critiche al rodeo carcerario
Naturalmente le critiche per l’evento, soprattutto negli ultimi anni, non sono mai mancate. A partire dagli scontati parallelismi con l’antica usanza romana, già citata, nella quale schiavi e prigionieri venivano lasciati a combattere in scontri all’ultimo sangue, al centro delle arene. La più famosa naturalmente è il Colosseo di Roma. Da lì molti partono per definire l’Angola Rodeo una vera e propria barbarie. Non si può far rischiare la vita alle persone, per quanto abbiano arrecato danni alla comunità, solo per la speranza di ottenere un minimo di libertà in più o premi in denaro per alleggerire la permanenza in carcere.
Naturalmente gli organizzatori hanno pensato ad alcune misure di sicurezza. Caschi, paradenti e giubbotti protettivi sono forniti ai partecipanti agli aventi per proteggersi un minimo dalle lesioni più gravi. Questo però non compensa la mancanza di preparazione e allenamento dei detenuti che partecipano, i quali subiscono di frequente ferite anche molto gravi.
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Il Convict Poker, una delle partite a carte più rischiose al mondo
Come già accennato, tra le decine di eventi organizzati nelle giornate è presente il Convict Poker. Si tratta di un tavolo rosso da poker, posizionato proprio al centro dell’arena. Quattro detenuti si sfidano in una partita di poker, quando viene liberato un enorme toro, aizzato come nei tradizionali rodei. Quando il possente bovino esce dal suo cancello per entrare nell’arena, la prima cosa che vede è quel tavolo rosso, con quattro persone che giocano serenamente. Questo, già innervosito dal trattamento riservato “dietro le quinti”, sbuffa e sbatte lo zoccolo nella polvere, mentre si prepara alla carica.
Il toro abbassa quindi la testa ed emette l’ultima grande sbuffata di vapore, prima di iniziare la corsa per raggiungere e incornare il suo obiettivo. Il gioco a quel punto è questo: l’ultimo detenuto che rimane seduto al tavolo delle carte vince la competizione. Il premio per il vincitore è in genere di $500. Considerando che i detenuti vengono pagati di media un dollaro per ogni ora di lavoro svolto all’interno del centro di detenzione, ecco spiegato come mai le adesioni per partecipare sono sempre tanto numerose.
Rodeo carcerario: pura barbarie o buona idea da perfezionare?
Insomma, per certi versi può sembrare una pratica barbara che ricorda periodi bui della storia, almeno per quanto riguarda il rispetto della vita delle persone. Guardando la cosa sotto un’altra luce, è anche doveroso riconoscere che permettere ai detenuti di fare attività diverse, come preparare i piatti da vendere negli stand o le opere d’arte esposte nella mostra biennale, certamente aiutano a meglio sopportare la pena e accettare più facilmente di fare la fatica necessaria a rendersi adatti a un reinserimento nella società.
Sentirsi nuovamente utili e ricevere un riconoscimento per le proprie creazioni è per molti ospiti della struttura qualcosa che nella vita è mancato. Per alcuni di loro può anche essere uno dei motivi che li ha condotti sulla strada che li ha portati a essere un pericolo per la collettività. Di certo attività ed eventi aperti anche all’esterno sono una grande occasione per migliorare. Che sia il lavoro più semplice per gli agenti, grazie al morale meno frustrato dei detenuti. Che si tratti di aiutare questi a fare pace con lo stato e con la collettività. Quale che sia l’esito positivo dovuto a iniziative come queste, non si può certo nasconderne l’utilità.
Ciò che forse andrebbe rivisto un attimo sono magari le modalità e le attività da proporre. Adattarsi un attimo alle nuove sensibilità, certo diversa dagli anni ’60 in cui è nata l’iniziativa, sarebbe un passo avanti notevole. L’idea di base però è di certo buona e alle persone detenute nel carcere della Luisiana potranno certo giovarne. Seppur ancora con enormi rischi per l’incolumità.