Si torna alle normali attività, ma cosa cambia per il gioco?

Si torna alle normali attività con tanto di obbligo di mascherina solo all’aperto: ma sarà così anche per il mondo del gioco?

Centro scommesse vuoto (Fonte foto: web)

Man mano si torna ad una semi-normalità. Vaccini, attenzione dei singoli e meno contagi, consentono all’Italia di immaginare un’estate con più attività, seppur facendo sempre attenzione per non rovinare tutto, perché la pandemia non è di certo terminata. Discoteche e centri scommesse però potrebbero aver bisogno di un po’ di tempo in più per una vera e propria ripartenza, visto che questi sono classici luoghi da assembramento.

Per adesso però, soltanto la Valle d’Aosta non riapre i battenti delle sale da gioco, mentre il resto d’Italia, con le restrizioni del caso, rivede scommesse e vari giochi, di nuovo tra i punti di distrazione dei cittadini. Ad esempio, al loro interno per ora, si dovranno indossare le mascherine, visto che è possibile oggi non averle, soltanto all’aperto.

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Allora non ci dovrebbero essere preoccupazioni, immaginerete, se tutto riapre come prima, anche per gli operatori del gioco. Beh, invece non è proprio così. Lo stesso fatto che comunque si parli di luoghi al chiuso e quindi a numeri contingentati e con mascherina d’obbligo, lascia intendere che non sarà tutto facile e veloce. Seppur qualche ritorno economico inizierà ad esserci appunto, quello delle sale scommesse e giochi non sarà un percorso uguale a quelli di altre attività.

Gli stessi clienti potrebbero non fidarsi per adesso, di precipitarsi in luoghi chiusi e magari affollati, anche se non sarà così. Questo perché già dai primi mesi di pandemia, proprio i centri dedicati al gioco furono i primi a mettersi in regola con contingentamenti e gel per le mani. Altra cosa che preoccupa: il fenomeno dei siti di gioco illecito che hanno avuto successo durante i lockdown.

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Ed è questo uno dei motivi principali, che adesso responsabilizzano la politica. Gli operatori del gioco infatti, adesso pretendono protezione, proprio perché questo nuovo fenomeno non solo va contro chi fa giocare regolarmente e secondo i permessi, ma anche agli stessi clienti, che così non sono tutelati. Logico che partiti e soprattutto i due Governi che ci sono stati in questi mesi, hanno pensato prima alla salute dei cittadini, ma adesso c’è bisogno di incontri dove si possa discutere del futuro di questo settore, con tutti i pro e contro.

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