A differenza della stragrande maggioranza dei giocatori ha deciso di donare ad enti di beneficienza l’intero ricavato della sua attività di pro player. Decisione che gli è valsa, a ragion veduta, il soprannome di “Robin Hood del poker”.
La storia di Barry Greenstein e soprattutto la sua decisione di trasformare il suo giocare a poker una missione umanitaria può insegnarci molto. È una storia che, tra le altre cose, può farci molto riflettere sul come ciascuno, nel suo piccolo, può decidere di dedicare il proprio talento, grande o piccolo che sia, per rendere il mondo un posto leggermente migliore.
Ciò che ha fatto Barry tra l’altro non ha peraltro avuto un impatto trascurabile o minimo come avrebbe potuto fare qualcun altro. Parliamo pur sempre di un player geniale, fuori e dentro il poker. Un enfant prodige con un talento raro per l’informatica e la matematica in generale, che anno dopo anno raccoglie centinaia di migliaia di dollari, quando non milioni, con l’unico scopo di aiutare i meno fortunati.
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Nato il 30 dicembre 1954 a Chicago, Illinois, Barry Greenstein ha vuto una storia tanto particolare quanto interessante da ripercorrere. Trascorrendo i primi anni di vita nelle periferie di Chicago, Barry ha imparato i primi giochi di carte già giovanissimo. I suoi genitori infatti erano appassionati di diversi giochi, il poker in paritcolare. Notato da subito il talento indiscusso del piccolo Barry, lo spinsero ad approfondire le sue abilità nel gioco.
Alla giovanissima età di 12 anni Greenstein, grazie ad una strategia di gioco basata sulla sua propensione al calcolo, era già in grado di partecipare a diverse partite di poker per tutta la città (ai tempi si era un po’ meno fiscali circa l’età dei giocatori). Iniziò a partecipare anche a diversi tornei e questo nuovo hobby iniziava a produrgli entrate economiche non indifferenti. In special modo se teniamo conto della giovanissima età.
Una particolarità del suo percorso, rispetto ad altre promesse che hanno scoperto il proprio talento in giovanissima età, Barry Greenstein non si lanciò da subito nel poker professionistico. Questo non a causa di qualche mancanza tecnica o altro, semplicemente per il fatto che la sua famiglia era molto attenta a discorsi di carattere morale e il poker era più o meno accettato finchè fosse rimasto nella sfera del divertimento o del passatempo. Oltre non era certo un’attività ben vista nell’ottica di una famiglia con quel tipo di principi saldamente radicati.
In aggiunta a questo, Greenstain aveva tutt’altri progetti di vita. Barry, prima di dedicarsi pienamente a una sola attività, come il poker professionistico avrebbe richiesto, almeno inizialmente, aveva intenzione di approfondire e spaziare anche altri tipi di stimoli intellettuali. Legati al mondo del poker o meno. Dopo una brillane adolescenza tra vincite a poker e primi programmi informatici creati a partire dai quindici anni, Barry sognava di diventare medico per curare i malati e dare un contributo positivo al mondo.
Proseguendo negli studi non abbandonò mai la sua passione per il poker. Durante le serate e le notti che alternavano le lezioni alla Bogan High School, Barry Greenstein non perdeva mai occasione di dare sfoggio delle sue rare abilità nel gioco.
Anche terminato il primo ciclo di studi non abbandonò la sua passione, che lo accompagnò facendogli vincere sempre migliaia su migliaia di dollari. Frequentò con grande successo l’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign e si laureò in scienze informatiche in soli tre anni. Contando pure le sue abituali nottate al tavolo verde, un risultato certamente degno di nota.
Conseguita la laurea Barry vinse un importante posto di dottorato in programmazione matematica. Nei 10 anni successivi si dedicò quindi a portare a termine il suo dottorato, a giocare a poker e a costruire un bankroll non di certo indifferente. Naturalmente tutto allo stesso tempo.
Poco prima del termine del suo dottorato Barry incontrò Donna, la persona che poi deciderà di sposare. La donna aveva già tre bambini da una relazione precedente. Per ottenere quindi più facilmente l’affidamento dei bambini però Barry fu costretto a trovare un lavoro che non avesse a che fare con il gioco d’azzardo.
Abbandonati quindi università e poker a tempo pieno, si trasferì a Silicon Valley, dove fondò, insieme ad altri quattro soci la compagnia che oggi è la rinomata Symantec (per i non addetti ai lavori: si tratta della compagnia che, tra le mille altre cose, ha creato Norton Antivirus).
L’azienda partì subito in quarta e si affermò presto come una delle compagnie di programmazione software più importanti del paese. Barry Greenstein e l’allora moglie Donna ottennero nel mentre la custodia dei figli e ne ebbero altri due, uno nel 1987 e l’altro nel 1988.
Barry decise di non terminare gli studi per ottenere il suo dottorato, nonostante non ci fossero particolari impedimenti contrattuali. Il motivo principale è che la sua azienda dipendeva troppo dalle sue abilità e diede quindi priorità a terminare il sofware al quale stava lavorando in quel momento, il Q&A.
La sua creazione, il programma Q&A, nel 1986 fu nominato programma dell’anno praticamente in ogni rivista specializzata e rimane uno dei risultati professionali di maggior prestigio nella fiorente carriera di Barry. L’esplosione del programma fece di Symantec una delle aziende più importanti del settore. Non solo del paese, ma veniva considerata tra le compagnie leader a livello globale.
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Come abbiamo già visto poco fa i contatti – e gli inaspettati grandi risultati – di Barry Greenstein con il poker sono avvenuto davvero in giovanissima età. Durante poi il periodo di permanenza in California, Barry era solito giocare a No Lomit Texas Hold’Em presso la card room Cameo Club di Palo Alto.
Il gioco in quel periodo gli ha dato, oltre alla consueta soddisfazione personale, occasione per integrare il proprio reddito dal lavoro principale. In questo modo Barry ha avuto modo di garantire alla propria famiglia un tenore di vita decisamente elevato e gli ha permesso di dedicarsi con maggiore serenità ai doveri derivanti dal lavoro e dalle ricerche che lo vedevano protagonista.
Arrivati alla fine degli anni ottanta, la vita ha però voluto tirare un colpo mancino al nostro Barry. Donna, sua moglie, si ammalò in modo abbastanza serio e le venne diagnosticata la sclerosi multipla. Loro figlia poi riscontrò problemi talmente gravi al fegato da dover aver bisogno di un trapianto.
Per poter sostenere le spese ingenti che le cure per la moglie e la figlia stavano richiedendo, Barry si trovò a dover aumentare in modo considerevole le ore passate al tavolo da gioco, riprendendo un po’ la vecchia abitudine di quando frequentava la scuola superiore e l’università, solo dedicando qualche ora in più al sonno, non essendo più proprio un ragazzino. Lavorava quindi sodo di giorno e giocava a poker la sera e talvolta la notte.
Questa routine di vita andò avanti fino al 1990, quando Barry Greenstein prese la decisione di lasciare la Symantec. Fu una dura scelta, ma la reputò l’unica possibile, dal momento che le cose andavano molto bene con il poker e i soldi guadagnati servivano a finalità giuste. Sentiva inoltre, e a buona ragione, il bisogno di trascorrere una maggior quantità di tempo insieme alla sua famiglia.
Lasciato il lavoro primario per la sua compagnia, Barry ebbe finalmente modo di dedicarsi a tempo pieno a giocare a poker e affinare la tecnica. Tecnica che unita al suo talento raro, gli permise molto velocemente di ottenere grandi risultati. Il suo bankroll crebbe quindi molto velocemente e arrivava a trascorrere fino a dodici ore al giorno, tutti i giorni, al Cameo Club.
Nel 1992 poi decise di partecipare al suo primo Main Event delle World Series Of Poker a Las Vegas. Per niente spaventato dal fatto di partecipare ad un torneo di tale levature, al fianco di campioni del calibro di Todd Brunson, Johnny Chan, Bobby Baldwin o Berry Johnston. Greenstein mise subito a frutto quanto appreso negli anni di gioco intensivo e resistette per molto tempo scalando la classifica. Alla fine Barry si classificò al ventiduesimo posto nell’evento, mettendosi in tasca ben $8,080 per una giornata di gioco. Certo non male come primo inizio.
Nel periodo immediatamente successivo ai primi piazzamenti importanti, Barry e Donna decisero di divorziare e dopo diversi anni di battaglie legali, la custodia del figlio venne poi affidata in ultima istanza a Barry.
Durante questi mesi o anni molto delicati, Barry conosce la giocatrice di poker vietnamita Mimi Tran. Con lei fece poi un accordo: Barry le avrebbe insegnato a giocare seriamente a poker in cambio di lezioni di vietnamita, grazie alla quali sperava di poter comunicare un o’ meglio con i tanti poker player vietnamiti che popolavano i suoi tavoli preferiti.
Negli anni succesivi Barry continuò a giocare a No Limit Hold’em, ma si avvicinò anche ad altri giochi. Ad esempio studiò in modo approfondito anche il Limit Hold’em. Giocando questa variante nei tavoli di mezza California e di Las Vegas, costruì poco a poco la sua fama e iniziò a venir considerato più o meno ovunque come uno dei migliori giocatori di poker al mondo.
I piazzamenti a premio nei tornei non si fecero mancare per tutta la durata degli anni novanta, ma fu nel 2003 che Barry Greenstein fece il colpaccio. Dopo essersi iscritto al Larry Flynt’s $1 million Seven Card Stud event all’Hustler Casino, piazzò un ricchissimo primo premio di ben $770,000.
Nonostante Barry faceva costantemente donazioni a diverse associazioni e realtà no profit, oltre a partecipare attivamente a molte attività promosse dalle stesse, incontrando spesso anche di persona i bambini che stava aiutando. Vinta quella cifra enorme, decise di donarne la maggior parte al suo centro di beneficienza, il Children, Incorporated.
Da quel momento non si è più fermato e, non avendo particolari necessità economiche per se stesso e la propria famiglia, non si è mai risparmiato nel garantire il suo contributo a diverse realtà impegnate nelle opere di beneficienza.
Nel corso degli anni Barry Greenstein segnerà altri innumerevoli piazzamenti in competizioni più o meno importanti, donando quindi diversi milioni di dollari, frutto delle sue vincite a poker, a un numero impressionante di associazioni caritatevoli e in beneficenza. Tra queste Children, Incorporated e Guyana Watch, il centro di carità preferito del collega giocatore professionista Victor Ramdin, ricevettero la sua maggiore attenzione.
Con il passare degli anni e con una sempre più intensa attività pokeristica, Barry si rese conto che era ormai arrivato il momento di un cambio radicale se voleva continuare a vivere giocando a poker e aiutare finanziariamente le tante associazioni alle quali ormai sempre più spesso dava aiuti economici. Per queste ragioni prese nel 2006 una decisione abbastanza radicale.
“Donerò i miei interi guadagni dai tornei di poker alla fine di ogni anno. Fino a questo momento donavo subito i soldi in beneficenza non appena ricevevo il premio di un torneo, ma non riesco a continuare a fare così. Devo anche tenere presente la crescita dei tornei di poker e le spese di un torneo e i costi in generale”
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Confermando di nuovo, seppur non ce ne fosse bisogno, la sua fama di Robin Hood del poker, nei 15 anni successivi a quella premessa, non ha mai mancato una scadenza a fine anno.
Se consideriamo poi che le sue vincite non hanno fatto che aumentare col tempo, possiamo dire che sicuramente Barry Greenstein ha cambiato la vita di centinaia o migliaia di persone grazie ai suoi ammirabili gesti.
Nel corso dei sui anni di carriera, Barry è arrivato a premi decine di volte in eventi WSOP ed eventi e tappe del WPT.
Inoltre Barry è anche un giocatore abituale di cash game e partecipa abitualmente alle partite high stakes più alte a Las Vegas e in California in generale. Tra queste spiccano ad esempio le partite giocate al Big Game al Bellagio, solo per citarne una.
Barry Greenstein è anche apparso in televisione giocando diversi importanti tornei di poker o come ospite dei maggiori programmi sul tema. Alcuni esempi sono High Stakes Poker, il programma della NBC Heads-Up Championship e Poker Superstars Invitational.
Barry Greenstein, tra le altre cose, è oggi conosciuto anche come autore di successo di libri di poker. Dopo qualche ritrosia venne convinto a partecipare alla stesura di Super/System 2, il tanto atteso seguito del bestseller di Doyle Brunson Super/System, per molti ancora considerato come una sorta di Bibbia del poker, scrivendone un capitolo.
Dopo aver provato questa esperienza, Barry ci prese gusto e progettò di scrivere un libro come unico autore. Il tema principale questa volta non sarà però prettamente tecnico, ma più incentrato sullo stile di vita di un poker player. Ace on the River è il titolo della sua famosa opera. Si tratta peraltro di un testo molto interessante anche per chi non è veramente appassionato di poker, in quanto contiene intuizioni, non certo banali, che spaziano anche in altri campi.
Barry inoltre è stato anche membro del Team PokerStars, giocando tornei con la squadra e collaborando anche a decisioni di altro tipo. Ad esempio, grazie alla sua enorme esperienza, diede parecchi consigli sui software usati, la sua vecchia specialità.
Barry lavora poi anche con suo figlio, Joe Sabok, anche lui giocatore di poker professionista, con il quale discute spesso progetti legati al mondo del poker.
Il suo particolare stile di gioco e la tecnica adottata in ogni variante, sono ancora tra le migliori al mondo. Divertente poi che nonostante le decine o centinaia di vittorie, sempre in crescita nel tempo, è convinto che il gioco di un giocatore di poker professionista alla lunga peggiora con gli anni.
Barry Greenstein è forse una delle figure più iconiche del poker anche tra i non appassionati. È una persona che ha davvero fatto del bene elevando anche il nome del poker. Tutto sempre con la sua impareggiabile pacatezza e rara umiltà.
La storia della sua vita ha ispirato tantissime persone e, con i migliori auguri di un lungo e fiorente proseguimento di carriera, non possiamo che ringraziare tutti Barry Greenstein, il Robin Hood del poker, per quello che ha fatto e continua a fare per rendere il mondo un posto migliore.
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