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Bezzecchi e Valentino Rossi: l’ennesima vittoria del Dottore

Il podio di Assen certifica l’ennesima scoperta di Valentino Rossi. Da rookie centra il primo podio in MotoGP. Bezzecchi può stupire.

“Ancora devo realizzare, non ho parole”. E se non le ha lui, figuriamoci noi. Ad Assen, l’università del motociclismo, Marco Bezzecchi ha superato un altro esame nel lungo cammino che può portarlo alla laurea. Quella della MotoGP. Un gran premio che ha certificato come il riminese sia a tutti gli effetti uno dei maggiori prospetti per la classe regina, nonostante sia un semplice rookie. Ma che c’era da aspettarsi da uno che è stato mandato nella top-class da un fenomeno che di nome fa Valentino Rossi.

Marco Bezzecchi (foto Mooney VR46)

Una investitura importante quella del Dottore, che di solito ci vede bene con i talenti. basti guardare dove è ora Pecco Bagnaia. E proprio il campione di Tavullia ha celebrato questo uno-due olandese dei suoi “figliocci” sui social con un eloquente “Siamo sul tetto del mondo”. Ed è proprio così.

Bezzecchi, la genesi di un predestinato

Una vita che praticamente è nata sotto i riflettori. Inizialmente quelli di un reality, “Motorhome – Piloti di famiglia“, trasmesso da MTV nel 2014 quando il riminese è impegnato in Italia nel campionato Moto3, dove finisce secondo dietro a Manuel Pagliani. L’anno dopo però per Bezzecchi arriva l’assaggio di Mondiale con la Mahindra MGP3O del San Carlo Team Italia, prima di entrarvi stabilmente nel 2017. Nella prima stagione vera è terzo in Giappone, ma già nel 2018 fa lo scatto in avanti e vince in Argentina (oltre che in Austria e Giappone) nell’annata che lo vede chiudere al terzo posto nella generale.

Il salto in Moto2 è difficile, ma arriva la svolta, perché entra nell’Academy di Valentino Rossi e nel 2020 sbarca nel suo team, cominciando a far vedere cose interessanti. E’ quarto nel Mondiale ma con due vittorie. C’è grinta, voglia di imparare e zero paura. Insomma tutto quello che serve per sfondare. Nel 2021 è terzo, ma tanto basta per sbarcare in MotoGP con il team del Dottore. Tra le sue mani una Ducati, un missile che fino a qualche anno fa faceva paura a tutti per i suoi cavalli quasi ingestibili. Oggi invece è una fortuna guidarla. Bezzecchi lo sa bene e fin dagli esordi, seppur difficili, mostra che c’è del potenziale.

Il nono posto in Argentina è solo l’antipasto. Il riminese infatti comincia a grandi passi a migliorare, prima in qualifica e poi in gara. A Jerez è di nuovo in top ten, ma è al Mugello che arriva il primo squillo importante, con una qualifica paurosa e un quinto posto nel finale dopo essere stato anche davanti nelle prime fasi di gara insieme al suo compagno di box Luca Marini. Si sa, la crescita è fatta di alti e bassi, e tra Barcellona e Sachsenring fa fatica, ma ad Assen ecco il colpo che non ti aspetti. O almeno non se lo aspettava l’osservatore distratto. Perché le premesse c’erano tutte per fare bene. E Bezzecchi le ha confermate.

Era una prova di maturità e l’ha superata a pieni voti: non si è scomposto quando Aleix Espargarò e Fabio Quartararo sono finiti fuori davanti a lui, non si è lasciato intimorire dalla rincorsa alle sue spalle di Maverick Vinales ma soprattutto non ha voluto strafare nel confronto con Bagnaia, al quale ha comunque dato filo da torcere fino alla fine, dimostrando di non avere paura anche quando la pioggia è cominciata a cadere, seppur poco, sul tracciato. Di insidioso c’era solo l’asfalto, non la sua mente, che ha sempre viaggiato su binari precisi, quelli di chi è convinto che poteva ottenere, senza andare oltre, qualcosa d’importante. Che poi è arrivato.

Un podio, il primo in MotoGP, che vale tanto. E’ il pilota italiano numero 46 che raggiunge la top-3 nella classe regina. Come il numero del suo mentore: qualcosa vorrà pur dire. Forse che il destino vuole che sia lì per un motivo ben preciso. Che se fa parte di quella nidiata del Dottore c’è un motivo. Ad Assen lo ha confermato, ancora una volta, anche fuori dalla pista. Perché davanti alle telecamere ha mostrato sì tutta la sua schiettezza, ma anche una capacità di analisi fuori dal comune. Sa che non è arrivato da nessuna parte, che deve crescere e anche dove. Uno così non può essere un semplice pilota: uno così, come Marco Bezzecchi, può diventare un campione. Parola di Valentino Rossi.

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