Molte opinioni si scontrano sull’effettiva validità della blocking bet: analizziamo pro e contro delle varie situazioni in cui può aver senso tentare una giocata di questo tipo.
Con blocking bet intendiamo quella puntata che viene eseguita con l’unico scopo di investire il meno possibile quando, ad esempio, siamo al river e pensiamo di essere sotto, ma conservando ugualmente un po’ di valore di showdown.
L’idea alla base è in sostanza di “bloccare” appunto la puntata avversaria, giocando d’anticipo portando noi direttamente una bet prima che possa farlo il nostro avversario. La nostra puntata idealmente sarà più bassa di quella che avrebbe fatto il nostro avversario, in modo che se questo non rilancia e si limita al call, possiamo andare allo showdown senza dover fare call magari senza odds.
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La cosiddetta blocking bet è la puntata che eseguiamo per appunto “bloccare” l’azione avversaria. Hai cioè la convinzione che l’avversario stia per piazzare una bet di importo elevato, che non ti darebbe odds per il call, ma ritieni di avere comunque qualche chance di arrivare allo showdown vincendo il piatto, se solo l’investimento necessario fosse più basso. Punti quindi una somma inferiore a quella che immagini punterebbe l’avversario. Ciò in linea teorica servirebbe a spingere il nostro avversario a limitarsi a completare la somma che abbiamo stabilito con la nostra bet, senza quindi puntare di più per primo o rilanciare sulla nostra puntata.
È una giocata che vediamo davvero tantissime volte, il grosse delle quali o eseguita male o nel momento non opportuno. È superfluo quindi aggiungere che sono più le volte che vediamo una blocking bet far perdere soldi a chi decide di tentarla, rispetto a quelle cui permette di ottenere l’effetto desiderato.
La chiave della questione sta nel capire il perché può funzionare quando andiamo ad eseguire una puntata di questo tipo e comr comportarsi quindi di conseguenza.
In linea di principio andiamo ad eseguire una blocking bet per comprare uno showdown a un prezzo inferiore, sperando in un bet (nostro) – call (avversario), rispetto a quanto ci farebbe pagare l’avversario nel caso la mano terminasse con check (nostro) – bet (avversaria) – call (nostro).
L’unico modo per cui la cosa può andare a segno è quando riusciamo a identificare la size adeguate, tale che questa sia sufficientemente alta da uscire dal range di rilancio dell’avversario, ma non più alta di quello che sarebbe giusto pagare per lo showdown. Tenendo chiaramente conto della nostra mano e del potenziale range avversario. Oltre a tutte le valutazioni solite che ci toccano nel momento in cui dobbiamo prendere una decisione circa l’azione da eseguire in un tal momento di gioco.
I problemi qui non sono pochi. Il principale consiste nel fatto che nel momento in cui ci troviamo fuori posizione (non si può eseguire una blocking bet di posizione, come è facile immaginare) e usciamo con una bet di basso importo, qualsiasi giocatore con un minimo di esperienza alle spalle capirà cosa stiamo cercando di fare. Non stiamo certo parlando di una mossa raffinatissima e imprevedibile. In certi tavoli, anzi, è quasi una buona idea simulare una blocking bet per indurre l’avversario al raise, ovviamente quando però abbiamo il nuts o comunque cerchiamo di intrappolare gli altri giocatori.
Il secondo problema riguarda invece proprio la convenienza della giocata in termini di valore atteso. Siamo così certi che sia più conveniente puntare poco sperando non ci arrivi un raise in faccia, piuttosto che limitarci al check e sperare l’avversario non punti troppo o addirittura non punti proprio?
Consideriamo, per ipotesi, di essere al river di fronte a un piatto di $100. Abbiamo stimato, grazie alle informazioni ricevute man mano, che il valore di showdown della nostra mano ci consenta di vincere il piatto nel 25% dei casi. Quindi, salvo letture sbagliate, vinceremo il piatto circa una volta su quattro. Stando cosi le cose possiamo quindi giungere a uno showdown profittevole se ci costa meno di circa $33. A questo punto la domanda da farsi è: è plausibile che dopo un nostro check l’avversario faccia anch’esso check o punti meno di $33? Naturalmente non c’è una risposta così in termini assoluti, dipende da tutte le altre informazioni raccolte.
Considerando che ha poco senso quasi sempre puntare 1/3 del piatto quando si è ultimi a parlare, sia che lo si faccia per valore, che in bluff, possiamo tranquillamente escludere questa eventualità. La scelta rimane quindi se limitarci al check, sperando nella risibile eventualità di trovarci un check dietro o una puntata sufficientemente bassa da avere odds per il call, oppure provare noi a uscire in bet, sperando che l’importo sia sufficiente a non far propendere per un raise. È quindi ora plausibile che una nostra bet di $30 non riveli apertamente le nostre intenzioni. Ma il dubbio è molto forte.
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Vediamo, giusto per completezza, cosa accadrebbe in caso di raise avversario. Ci sono possibilità di estrarre valore da un raise eventualmente basso a sufficienza da darci allora odds per il call? Sappiamo che vinciamo una volta su quattro e il pot prima della nostra puntata è di $100. Abbiamo puntato 30$ e il nostro avversario da un raise. Fino a che importo è profittevole per noi andare a vedere? Per saperlo prendiamo il pot totale generato dal piatto precedente sommando la nostra puntata e la quota di raise avversaria necessaria a coprirla.
Il totale è quindi di $160 nel piatto e l’eccedenza di questo non deve superare le nostre odds di quattro a uno. Questa soglia è di circa 53$. La bet massima che ci risulta profittevole chiamare in quella situazione è quindi di circa $83. Ora, è plausibile che l’avversario dopo una nostra puntata di $30, faccia un raise di soli 83$ di fronte a un piatto del genere? Certo, tutto può succedere, ma allora a questo punto tanto valeva fare check ed evitare di rischiare altre fiches o denaro in una mano dove tre volte su quattro siamo anche sotto.
Potremmo completare il calcolo stimando le probabilità che il raise si verifichi effettivamente e quindi calcolarne le relative odds in termini di nostra puntata, ma quanto detto finora sia sufficiente a far passare il messaggio che la blocking bet è una tecnica che va riservata a pochissime situazioni e soprattutto quando siamo ben certi di ciò che stiamo facendo.
In caso contrario non facciamo altro che prenderci dei rischi inutili, che spesso andranno anche a gettarci inesorabilmente in un problema più grande di quello che avevamo inizialmente. Non proprio l’esito che ci si aspetta da una tecnica che serve, in teoria, a limitare rischi e danni.
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