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Stanare il bluff: 3 mani per un bluff catching da manuale

Il bluff catching è l’arte di pizzicare gli avversari in bluff. Saper padroneggiare adeguatamente queste tecniche può fare una grande differenza per il nostro stile di gioco, per la soddisfazione personale di battere avversari ritenuti molto forti.

Stanare un buon bluff avversario, magari proprio del giocatore più fastidioso al tavolo, è forse la soddisfazione maggiore quando decidiamo di non piegarci più e prendere il controllo della situazione con un grande beneficio al nostro bankroll e al nostro portafogli. Ma non è una cosa che possiamo fare sempre in ogni occasione e con qualunque starting hand o combinazione ci si presenti davanti.

Analizziamo ora tre tipologie di mani che ci danno le migliori chance di riuscita nel nostro bluff catching. Prima di procedere con questa analisi leggermente avanzata tecnicamente, mi sento di consigliarti, qualora non l’avessi già fatto, di recuperare la prima puntata basilare su questo argomento:

PER UNA MIGLIORE COMPRENSIONE, È COSIGLIABILE LEGGERE ANCHE >>> La mossa che devi conoscere per stanare gli avversari che bluffano

Bluff catching, 1° esempio pratico: i cosiddetti “Blockers”

I blockers nel poker sono quelle carte che, qualora siano tra le nostre carte personali, ci danno una preziosa informazione circa l’impossibilità da parte dell’avversario di chiudere una tale progetto o combinazione molto forte o nuts. Tipicamente parliamo ad esempio di un asso dello stesso seme del potenziale colore chiuso presente nella mano. Ciò può facilmente dare un comodo boost alla nostra strategia di bluff catching. Passiamo direttamente ad un esempio per capire di che si tratta e di quali ragionamenti possiamo fare a tal proposito:

Ipotizziamo una mano di NL Hold’em cash game, con livelli 2$/4$.

Siamo seduti sul piccolo buio quando spilliamo uno stupendo AA , tutti i giocatori presenti in early position optano per il fold. Un player da middle position fa raise 10$. A questo punto noi rilanciamo fino a 25$. Il grande buio mette sotto le carte e troviamo un call da parte del giocatore che ha raisato inizialmente.

Al termine quindi del primo giro di puntate pre flop la situazione è la seguente:

  • Hero’s Hand: AA
  • Pot: 54$

Heads up in cui parliamo noi per primi. Al Flop il dealer mostra: Q 8 4

  • Hero: Bet 32$
  • Oppo: Call
  • Pot a questo punto: 118$
  • Sul Turn arriva un 8
  • Hero: Check
  • Oppo: Bet 55$
  • Hero: Call
  • Il Pot sale quindi a 228$
  • Al river cade un K
  • Hero: Check
  • Oppo va all in per 160$

Che si fa adesso, call o fold? Analizziamo la mano #1.

Bluff catching, esempio 1: il Flop

Come da gioco standard piazziamo una continuation bet per valore al flop. Nell’esempio abbiamo optato per una bet pari a tre quarti del piatto. Da una prima analisi possiamo notare come questa size, ad esempio, potrebbe non essere perfetta in quanto può spingere al fold alcune mani di media forza che invece avremmo potuto tenere in gioco per massimizzare il profit della mano.

Nello specifico parliamo di mani come coppie servite di 7, 9 o 10, mani come 88, 99 e TT senza carte di cuori. Mani di questo tipo magari ci avrebbero seguito con una puntata inferiore alla metà del piatto o a un terzo dello stesso Detto questo però, la size che abbiamo utilizzato è ottima nel caso in cui il nostro avversario sia sulla strada della sconfitta, per quanto riguarda questa mano. Se deve mettere delle fiches nel piatto che andremo ad aggiudicarci, tanto meglio se le sue fiches investite sono molte.

Bluff catching, esempio 1: il Turn

Il fatto che abbiamo assistito a un doppiarsi dell’8 sul turn potrebbe dare l’idea di non essere una situazione proprio favorevolissima. Sarebbe anche un’interpretazione sensata se ci fossimo scontrati solo con il grande buio, ad esempio, ma se il nostro avversario ha raisato da middle position, la storia cambia radicalmente.

Facciamo due ragionamenti a tal proposito. Se attribuiamo un range al nostro avversario che ha fatto raise preflop da middle position, le combinazioni di starting hand che può avere con un 8 in mano sono davvero poche. Se consideriamo poi il fatto che abbia anche fatto call sulla nostra 3bet, possiamo forse condergli un 78s e 89s. Naturalmente potrebbe anche avere raisato con 88, preso il set al flop e chiuso poker al turn. Ma si tratta di un evento talmente raro che possiamo a ragione considerare questa eventualità come trascurabile al fine dei nostri ragionamenti. Lo stack avversario è proporzionalmente basso rispetto al piatto che stiamo andando a creare. Ciò significa che possiamo concederci con serenità un tocco di aggressività aggiuntiva, che banalmente non avremmo potuto considerare in situazione di deep stack. I rischi sarebbero stati molto più pressanti.

Alla luce di queste due osservazioni, e tenendo conto del fatto che l’asso di cuori nelle nostre mani blocca la possibilità di colore nuts al nostro avversario, possiamo continuare a investire su questa mano. Considerando il gran numero di mani peggiori della nostra che andiamo a battere, diciamo che possiamo tranquillamente permetterci qualche altra puntata.

Bluff catching, esempio 1: il River

Arrivati a questo punto a scelta del call da parte nostra dovrebbe risultare abbastanza scontata. Proviamo a ragionare sul range avversario: con quali delle possibili combinazioni di mani ha senso, da parte sua, questa giocata?

Diciamo che, tolti i bluff totali, potrebbe aver giocato fino al river in modo standard con progetti di colore del tipo Ax K o Ax Q (Ax significa un asso di qualsiasi seme), per poi tentare il bluff sul river, una volta mancato il progetto. Le uniche combinazioni che potrebbero darci fastidio sono plausibilmente a questo punto: 8-8, Q-Q, KQ, KJ, KT, QT, JT, T9.

In tutte le altre situazioni siamo decisamente vincenti, pertanto in quest’occasione possiamo stanare con buona sicurezza il bluff che l’avversario sta tentando ai nostri danni. Avere l’Asso dello stesso seme dell’eventuale progetto di colore in corso, è il tipico esempio di Blocker. La prima efficacissima arma nell’arsenale del nostro bluff catching.

Il Bluff, 2° esempio pratico: la doppia coppia che “scoppia”

Vediamo adesso un tipo di mano diverso. Seguiamo lo svolgersi della mano e alla fine analizziamo passo passo come nell’esempio precedente.

Fingiamo di essere seduti allo stesso tavolo di prima. Al momento sono seduti al tavolo sei giocatori e il nostro stack è di $400 in tutto. Giochiamo quindi una mano di NL Hold’em cash game, con livelli 2$/4$. Siamo seduti sul bottone e il dealer ci consegna un K9. Tutti e tre i giocatori che parlano prima di noi passano la propria mano. Optiamo per fare un rilancio di 11$. Il player seduto sul piccolo buio fa una 3bet di 30$. Il grande buio decide di passare la mano. A questo punto noi optiamo per un call, così da vedere il flop e giocare il resto della mano di posizione.

  • Hero’s Hand:K9
  • Pot: 64$
  • Flop: KT9
  • Oppo: bet 38$
  • Hero: Call
  • Pot: 140$
  • Turn: T
  • Oppo: Bet 75$
  • Hero: ???

Che si fa adesso? Call, fold o addirittura raise? Analizziamo la mano #2

Bluff catching, 2° esempio pratico: il Flop

Iniziamo osservando il fatto che ci troviamo di fronte a un board decisamente “wet“. Ciò significa che potenzialmente si aprono molti progetti, magari anche per il nuts, e tendenzialmente ci troviamo in una situazione dove facilmente le starting hand possono trovare miglioramento. In questa situazione il nostro avversario fa una continuation bet di importo pari a circa il 60% del piatto. Generalmente una puntata di questo tipo davanti a un board come quello, è un segnale del fatto che ha un range abbastanza polarizzato.

Se optassimo per un raise, andremmo a costruire un piatto molto grande e qualora cadesse una carta pericolosa, ci troveremmo in difficoltà per via del nostro stack che non permetterebbe più un adeguato margine di manovra per entrambe lle potenziali strade che potremmo dover gestire. Consideriamo anche che le carte potenzialmente scomode sono parecchie e che c’è una possibile scala già chiusa al flop se oppo ha 3bettato pre flop con QJ. Improbabile sì, ma non per questo impossibile.

Meglio quindi aspettare di vedere cosa arriva al turn e come si comporta il nostro avversario, per poter valutare il da farsi manenendo il piatto entro dimensioni ancora gestibili con le nostre fiches a disposizione.

Bluff catching, 2° esempio pratico: il Turn

Partiamo subito col dire che il Tarrivato è forse la peggior carta di tutto il mazzo in questo spot. Al flop avevamo un punto che ci avrebbe permesso di battere buona parte del range avversario. Tutte le mani come A-K, K-Q, K-J e AA che il nostro avversario poteva avere in mano, sentendosi magari anche buono su quel flop, ora ci superano. È il tipico esempio di quando ci troviamo con una doppia coppia “scoppiata”. Come se non bastasse, il fatto che la carta sia di cuori, va a chiudere anche eventuali progetti di colore.

Tenendo conto di tutti questi fattori, la nostra mano che poteva apparire fortissima al flop, in questo momento ci è utile solo ed esclusivamente per un eventuale tentativo di bluff catching. Andremo ad aggiudicarci il piatto di conseguenza solamente contro un bluff da parte dell’avversario e nessun’altra situazione che rientri nel range che gli possiamo attribuire. Nel caso specifico possiamo dire che, in assenza di informazioni dettagliate circa il nostro avversario, possiamo tranquillamente passare e aspettare situazioni migliori. Ma di contro può essere utile anche un call, soprattutto nell’ottica di costruire l’immagine giusta al tavolo e limitare successivi tentativi di bluff, se abbiamo indovinato. Ma dobbiamo soppesare bene quanto l’investimento ne valga poi il potenziale beneficio.

Concludiamo dicendo che qui si la principale discriminante consiste proprio nella conoscenza di questo avversario specifico e poco altro. Se abbiamo una buona certezza che sia un avversario in grado di fare un bluff di questo tipo e lo faccia spesso, possiamo anche provare il call. In caso contrario direi che possiamo risparmiare le nostre fiches per momenti più propizi.

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Il Bluff catching, 3° esempio pratico

Analizziamo adesso una terza mano che ci servirà da esempio per altre situazioni analoghe.

Siamo sempre seduti al tavolo di poco fa. Siamo sempre in sei giocatori. Giochiamo quindi una mano di NL Hold’em cash game, con livelli $2/$4 e abbiamo adesso uno stack di $500. Siamo ora seduti sul CutOff e spilliamo una gustosa coppia di assi. L’avversario seduto in posizione UTG rilancia fino a $12. Middle position passa. Noi ovviamente tribettiamo. Opiamo per una size pari a $43. Bottone, piccolo buio e grande buio mettono sotto le carte e l’original raiser fa call.

  • Hero’s Hand: AA
  • Pot: $92
  • Flop: QT5
  • Oppo: Check
  • Hero: Bet $44
  • Oppo: Call
  • Pot: $180
  • Turn: 7
  • Oppo: Check
  • Hero: Check

River: T

Oppo: Bet $138

Hero: ??

Come procediamo adesso? Analizziamo la mano #3

Bluff catching, 3° esempio pratico: il Flop

Abbiamo una coppia d’assi in mano. Pre flop c’è stato un raise, una nostra 3bet e un call. Il Flop è pressochè perfetto, non ha molte insidie e possiamo tranquillamente procedere con una continuation bet. L’importo, come linea guida generale, dovrebbe sempre stare nel range compreso tra un terzo del piatto e i suoi due terzi. Così facciamo e ci troviamo il call da parte dell’avversario.

Bluff catching, 3° esempio pratico: il Turn

Qui come gioco standard opteremmo tranquillamente per una second barrel. Nonostante ci sia un potenziale colore chiuso e non abbiamo l’asso di picche a fungere da blocker, il modo migliore per non infilarsi in qualche strano ginepraio al river è estrarre adesso le informazioni che ci servono.

La giocata più sensata sarebbe di conseguenza proseguire con l’aggressione piazzando la seconda puntata. A questo punto in caso di call avversario, dovremo valutare sul river come muoverci. In caso di fold, meglio così, un eventuale bluff sul river (come poi eventualmente può essere nel nostro esempio) sarebbe parecchio scomodo in presenza di altre carte pericolose. Nel terzo caso, invece, qualora cioè ci trovassimo di fronte a un raise da parte del nostro avversario, passeremo la mano e ci metteremo il cuore in pace.

Facendo check, come nella mano che stiamo analizzando, perdiamo certamente qualcosa in termini di valore atteso e permettiamo al nostro avversario di guadagnare gratuitamente la sua equity con mani che altrimenti avrebbe passato o fatto solo call. La scelta migliore resta pertanto fare una bet, per poi metter sotto le carte di fronte a un eventuale raise avversario.

Bluff catching, 3° esempio pratico: il River

Da come si è svolta la mano nell’esempio, ci troviamo davanti a una scelta decisamente complessa. Come abbiamo visto per la mano #2, anche qui i grosso della questione si gioca intorno alle informazioni che abbiamo riguardo lo stile di gioco del nostro rivale.

Qualora questi fosse il tipo di giocatore che tenterebbe il bluff in questo spot anche con mani come A-K o che farebbe una qualche value bet con A-Q o K-Q, allora possiamo tranquillamente optare per il call, avendo ottime probabilità di concludere la mano positivamente. Nel caso, invece, ci trovassimo di fronte a un giocatore chiuso e che in questa situazione andrebbe di value bet solo ed esclusivamente con colore o meglio, beh è superfluo dire che in questo caso l’unica via consiste nel lasciar perdere il colpo e passare la nostra mano lasciando il nostro bluff catching a momenti più tranquilli.

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