L’interessamento di Hamilton alle questioni sociali sta cominciando a dare frutti. Il pilota Mercedes ha ricevuto una lettera da un carcere.
Lewis Hamilton è il vero “man of the people” della F1. In un ambiente perlopiù composto da borghesi, le sue umili origini collocate gli hanno permesso di fare breccia nel cuore di molti. E fa niente se ora, grazie a contratti milionari con Mercedes e sponsor vari è diventato una star dello show biz, sempre in mezzo al lusso e ai vip, il suo background parla ancora per lui.
Negli ultimi anni il 37enne è diventato un paladino delle minoranze: dai neri, alla comunità LGBTQ, per non parlare delle sue preferenze vegane e l’attenzione all’ambiente. Come di sovente ha sottolineato lo stesso patron del Circus Stefano Domenicali, Ham è diventato una risorsa cruciale per lo sport in quanto la sua voce sta arrivando ben oltre i circuiti e gli appassionati delle corse.
E proprio un chiaro esempio del suo valore personale come personaggio simbolo di riscatto, seppure in misura inferiore a ciò che fu Mohammed Ali, è arrivato in queste ore.
Dalle carceri del Bahrain il pensiero è per Hamilton
Alla vigilia del primo appuntamento della stagione in programma sul tracciato di Sakhir, il sette volte iridato ha ricevuto una lettera del tutto inattesa. Colpito dall’atteggiamento dell’asso di Stevenage così vicino alle problematiche delle persone comuni, un uomo dapprima torturato e in seguito condannato a 10 anni di reclusione nel Paese arabo per aver organizzato una manifestazione pacifica, ha deciso di scrivergli a nome suo e di tutti gli altri detenuti.
“La tua attenzione sincera alle tematiche relative alle differenze sociali ha fatto cambiare l’opinione dei prigionieri a proposito della F1“, le parole di Ali Alhajee riportate da F1i.com. “Ti consideriamo il nostro campione. Non sei solo il miglior pilota del mondo, ma anche una persona che si preoccupa delle sofferenze degli altri. Noi ti vediamo come qualcuno che difende i nostri diritti. E per sostenerti qui si è diffuso un fenomeno. Tutti hanno cominciato a disegnare la scritta “Sir Lewis” o “Lewis 44” sui vestiti che indossano quando guardano le corse“.
Quindi, dopo aver augurato al britannico il meglio per l’avvio del campionato ha concluso: “Non dimenticarti che in prigione ci sono delle persone che ti sostengono e ti seguono sempre“.
Va detto che per protestare contro lo “sport washing”, pratica ormai molto diffusa nelle zone dove i diritti umani sono un optional che consiste nell’accaparrarsi eventi sportivi internazionali per mostrare un’immagine di sé migliorativa e inclusiva, il GP del Bahrain non verrà guardato dai carcerati locali.