Carlo Pernat, dirigente sportivo italiano, ha lanciato Valentino Rossi e conosce gli aspetti positivi e negativi del campione di Tavullia.
Carlo Pernat è uno dei più grandi manager della storia della MotoGP. L’italiano è stato tra i primi a poter apprezzare le qualità velocistiche di un giovanissimo Valentino Rossi. Pernat non impiegò molto a capire che il centauro di Tavullia sarebbe diventato un campione assoluto. L’avventura professionistica del Dottore iniziò a metà anni ’90 grazie al supporto del manager genovese che gli fece firmare il primo contratto professionistico.
A Tavullia, Valentino Rossi era già noto per essere il figlio del pilota Graziano. Quest’ultimo corse in 250 e 500 a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Vale iniziò a muovere i primi passi nel motorsport al volante dei go-kart, prendendo la licenza a soli nove anni. Per ragioni anche economiche, Graziano lo indirizzò verso il motociclismo, regalandogli una minimoto. Le prime sgasate di Rossi avvennero presso la pista Motorpark a Cattolica. Il giovane prese anche la prima licenza come pilota al Moto Club di Cattolica.
A soli 13 anni Valentino esordì nel campionato Sport Production in sella a una Cagiva Mito 125. Prese parte da diversi campionati e GP italiani, vincendo il campionato delle derivate di serie. A soli 16 anni, nel 1995, il figlio di Graziano Rossi era già uno dei giovani più promettenti del panorama mondiale. Nel 1995, infatti, in classe 125 il pesarese arrivò primo nel campionato italiano e terzo nell’europeo della medesima categoria. Fu grazie a Carlo Pernat che il Dottore ottenne il contratto per correre l’Europeo con Mauro Noccioli nel 1995.
L’opinione di Pernat sull’operato di Valentino Rossi
Carlo Pernat strappò un contratto triennale da sogno per il giovane fenomeno di Tavullia. Vale avrebbe guadagnato una cifra a salire di 30 milioni al primo anno, 60 al secondo e 180 al terzo. Dopo l’Europeo del 1995, infatti, il Dottore passò al motomondiale in classe 125 e iniziò a scrivere la sua storia di successi. Carlo Pernat ascoltò il consiglio di Aldo Drudi, amico fidato di papà Graziano, e andò a visionare il ragazzino.
“Sembrava un paggetto, un po’ come me, senza peli sulla lingua, la battuta pronta, anche un po’ rompico eh. In pista faceva traiettorie che mi fecero pensare che era un pazzo o un campione. Mi innamorai subito”, ha confessato il manager genovese alla Gazzetta dello Sport.
Nel 1997, a soli 18 anni, Valentino conquistò il suo primo mondiale con l’Aprilia. Già nel 1998 avrebbe potuto vincere il mondiale 250, secondo Pernat, ma l’anno successivo maturò come pilota e uomo. Non solo trionfò nella classe di mezzo, ma fu pronto a lottare con i migliori rider del mondo in classe 500. Il Dottore volle, fortemente, la Honda e con la squadra giapponese ottenne i suoi primi successi in top class. Carlo Pernat ha spiegato che, per il suo carattere metodico, lo chiamava come un noto trapano. “Lo chiamavo ‘Black & Decker’, il trapanatore, perché la sua testa era così simpaticamente forte, che prendeva in giro tutti. In occasione dell’addio di Valencia, tutti piangevano ed erano emozionati, lui no, si è divertito”, ha sottolineato il manager genovese.
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“Vale è uno che, se trova dei lati che non gli piacciono, per un po’ ci sta ma quando è stufo chiude la porta definitivamente, anche se va contro di lui. A volte ha preso decisioni a seconda dell’umore del momento, non è mai stato un programmatore. Non dico che ha sempre vissuto alla giornata, ma a breve termine sì. Osservate quella cavolata della conferenza in Malesia 2015 con Marc Marquez. Se ci avesse pensato bene, non l’avrebbe fatta”, ha concluso Carlo Pernat.