L’ex centauro della Ducati, Casey Stoner, ha detto la sua sulla stagione della Rossa. L’australiano ha criticato l’operato della squadra.
Nella scorsa stagione Casey Stoner aveva assistito dal vivo alle performance di Pecco Bagnaia e Jack Miller sulla Desmosedici GP-21. Il finale di stagione aveva regalato alla casa di Borgo Panigale diverse soddisfazioni. Il team si era confermato al vertice della classifica costruttori, dopo il trionfo dell’annata 2020, anche con l’ex duo del team Pramac. Bagnaia e Miller hanno avuto in dote la Rossa dalla coppia tutta italiana, Dovizioso – Petrucci, inanellando risultati positivi, ma anche tonfi deprimenti.
La squadra italiana avrebbe potuto lottare per entrambi i campionati anche lo scorso anno. Dopo quattro vittorie nelle ultime sei gare la squadra aveva annunciato, con sicurezza, il doppio obiettivo del 2022. La Ducati avrebbe lottato per la conquista di quel titolo piloti che manca dal 2007. L’ultimo e l’unico, sin qui, a riuscire a laurearsi campione del mondo con la Rossa è stato Casey Stoner. Quest’ultimo è diventato un’icona della squadra italiana. Il centauro di Southport è stato tra i più grandi talenti della storia della classe regina. In carriera ha conquistato due mondiali, uno sulla Ducati e l’altro sulla Honda. Ha tenuto testa a Valentino Rossi nel suo momento migliore e ha dimostrato una incredibile forza d’animo e qualità tecniche straordinarie. Marini ha incoronato la Ducati: ecco svelato il segreto della Desmosedici.
Stoner conosce come pochi l’ambiente Ducati. In sella alla Rossa Casey si è laureato campione del mondo a soli 22 anni. Stanco poi di giungere sempre alle spalle dei centauri che all’epoca erano in sella alle moto giapponesi, Stoner decise di passare alla Honda. Nonostante un’impostazione, diametralmente, opposta, il feeling sulla moto nipponica fu subito eccellente. Si laureò campione del mondo nel 2011. All’apice della maturità si ritirò, a sorpresa, la stagione successiva. La scelta lasciò perplessi milioni di appassionati. Attanagliato fisicamente dai problemi di affaticamento cronico e da crisi di ansie, Casey ha avuto una vita segnata dal suo precario stato di salute.
Avrebbe potuto vincere altri titoli mondiali e deliziare la folla per tantissime altre stagioni, ma a soli 27 anni decise di appendere il casco al chiodo. Una personalità unica nel suo genere, sempre garbato e molto educato. Un pilota misurato, mai spavaldo nelle sue valutazioni. Un campione d’altri tempi che ha fatto della classe il suo marchio di fabbrica, non solo in pista. L’australiano non a caso è stato tra i piloti più amati nel Paddock della MotoGP. Il trentaseienne ora conduce una vita riservata con la propria famiglia, dovendo convivere con la sindrome da stanchezza cronica. È rimasto, comunque, un attento osservatore della top class.
La bordata di Casey Stoner alla Ducati
L’ex Ducati, ai microfoni di Radio Sportiva, ha esordito: “Sicuramente è stato un inizio di stagione difficile per Ducati. Stanno guardando sempre ai loro sviluppi tecnici, hanno cominciato con molte difficoltà e qualche errore fatto da Pecco. Hanno, sfortunatamente, perso diverso terreno in campionato”. Pecco Bagnaia ha alternato buone prestazioni a scivoloni fragorosi. Nel 2022 la pressione ha fatto la differenza e il torinese ha raccolto, sin qui, meno punti di Johann Zarco del team Pramac. L’italiano ha vinto in Spagna, Italia e Olanda, finendo a zero punti ben quattro Gran Premi. Aprilia, Rivola è andato ancora all’attacco: messaggio forte alla Ducati.
“È un po’ spiacevole in questo senso, ma il mondiale per ora è stato interessante con molti risultati diversi, una settimana qualcuno vince e la settimana successiva fatica ad arrivare nei primi dieci, quindi sembra davvero un campionato molto equilibrato, interessante da vedere – ha spiegato Casey Stoner – quando io ero in Ducati non c’erano così tante Ducati. Oggi hanno il budget più grande di tutti, quando correvo avevamo il più piccolo budget, adesso invece il più importante. Per me loro si focalizzano troppo sul mezzo e su cosa gli ingegneri vogliono vedere sulla moto, non su cosa il pilota vuole. Loro possono fare una moto come vogliono, ma in sella c’è il pilota e se il pilota non si sente a posto non ottiene risultati”.
Stoner ha fatto un paragone con i costruttori giapponesi. “Yamaha e Honda generalmente nel passato facevano moto che funzionavano davvero per il pilota, il pilota si sentiva a posto per fare quello che voleva in ogni condizione, e in un campionato questo è il miglior risultato che tu possa chiedere. Ma gli ingegneri della Ducati sono sempre a cercare qualcosa di speciale che forse nemmeno esiste e quando fanno qualcosa di speciale credono che sia l’unico modo per arrivare in alto, ma ancora non esiste una moto che vince senza chi la guida. È un modo per dire che devi porre più attenzione sul pilota, meno attenzione sul mezzo”, ha chiosato l’australiano.