Michael Schumacher, classe 1969, nativo di Hurt Hermullheim in Germania, è in assoluto il miglior pilota della storia della Formula Uno.
E soprattutto rappresenta l’uomo dei grandi record.
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Immensi avversari del calibro di Alain Prost, Ayrton Senna, Niki Lauda, Juan Manuel Fangio, Lewis Hamilton, devono oggi inchinarsi di fronte al suo valore, alla sua forza, ai numeri straordinari che Schumi ha saputo ottenere in carriera.
E gli devono un tributo doveroso, tutti: colleghi piloti e tifosi. Senza di lui il mondo della Formula Uno non avrebbe vissuto quelle emozioni, quello spettacolo, al quale abbiamo assistito da quando Michael ha cominciato a correre.
Michael cresce in una famiglia modestissima, il padre è istruttore di Kart. Ma gli inculca da subito la passione per i motori. Schumacher è un predestinato. Una famiglia di piloti: il padre Rolf, il fratello, adesso il figlio appena approdato in Formula Uno.
Due sono i grandi uomini che possono vantarsi di aver regalato al mondo delle corse il talento di Michael. Uno è di certo Eddie Jordan, che da quando lo vede correre non crede ai suoi occhi. L’altro è Flavio Briatore (lo vuole subito alla Benetton), che insieme all’eterno amico Jean Todt, suo fidato consigliere e manager in Ferrari, rappresentano tra i pochi, che insieme ai figli, alla moglie, al fratello Ralf, possono permettersi di far visita a Michael ogni giorno, possono tenergli la mano e accarezzargli il viso.
Il destino infatti è crudele, beffardo, spietato: quel 29 gennaio 2013, per un gravissimo incidente sugli sci, mentre era in vacanza con la famiglia, Schumacher ha visto stravolta la sua vita. La caduta, il trauma cerebrale, il coma. Michael non si è più ripreso. Vive come un vegetale, e da anni vige il più stretto riserbo sulle sue condizioni. Severissime imposizioni contrattuali, pena il pagamento di milioni di euro di danni, vincolano gli amici strettissimi e il personale medico che lo ha in cura a non rivelare nulla sulle sue condizioni.
Un vero e proprio ospedale allestito in una segretissima villa in Svizzera: la moglie, i figli al suo capezzale, medici specializzati super pagati. Ma Schumi non è più lo stesso. Da otto anni è un vegetale, è paralizzato, i danni cerebrali sono irreparabili. Certo è vivo, ma le sue condizioni sono irreversibili. Incredibile la vita: in pista, alla guida di auto velocissime, Michael non è mai stato coinvolto in incidenti che ne hanno compromesso la salute.
Poi, in un giorno come tanti, lo sportivo Michael, con gli sci ai piedi, durante un fuori pista, cade rovinosamente e batte la testa. Da allora il buio totale.
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