Costruire e mantenere uno stack importante durante un torneo di poker è uno dei presupposti principali per schivare i momenti sfortunati e arrivare senza troppa fatica fino in fondo. Ma, come spesso accade, tra il dire e il fare…
Quando durante un torneo riusciamo a mantenere il nostro stack sopra l’average e possiamo contare sempre su un fattore M abbondantemente sopra i limiti di guardia, possiamo mettere in campo tranquillamente tutte le nostre skill e costruire le mani in modo corretto già in fase pre flop. Non dovendo far sempre i conti con uno stack che ci farebbe arrivare risicati al river o addirittura già al turn, le nostre chance di battere gli avversari si impennano necessariamente.
Tra i tanti metodi usati dai campioni per accrescere il proprio stack già dalle fasi iniziali di un torneo, abbiamo oggi selezionato le 5 strategie più efficaci. Partendo da una vecchia intervista di Doug Polk e della sua scuola di poker Upswing, abbiamo selezionato e aggiornato una piccola lista da non farsi scappare assolutamente.
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La prima strategia riguarda uno degli errori più frequenti al tavolo verde. Il vero campione è colui che, citando l’immenso Muhammad Ali, “punge come un’ape e vola come una farfalla”. Ossia il player che aggredisce senza pietà quando ha una mano o un punto chiuso forte, mentre controlla il piatto non esagerando con l’aggressività quando si hanno punti mediamente forti come ad esempio una middle pair. Se si esagera ad aggredire con mani di quel tipo, l’unico risultato che otterremmo generalmente sarà quello di far passare tutte le mani che avremmo battuto, alimentando in modo eccessivo invece il piatto contro le mani che ci battono. Insomma, diamo un doppio vantaggio al nostro avversario massimizzando le sue vincite, creandoci al contempo difficoltà inutili per noi e perdendo molte più chips del dovuto.
L’ideale è giocare quel tipo di mani in modo passivo dopo il flop, così da mantenere il piatto di una dimensione non esagerata e poter usare il nostro punto non troppo forte come bluff catcher. In questo modo il vantaggio per noi è duplice. Da un lato andiamo a prendere il piatto qualora il nostro avversario dovesse cercare di rubarlo con asso alto o con coppie più basse. In secondo luogo, con un piatto più contenuto, anche il call che faremo per smascherare il bluff sarà di una size decisamente meno problematica.Questo tipo di strategia ci aiuterà anche a renderci imprevedibili e i nostri avversari avranno sempre maggiori difficoltà a bluffare su eventuali nostri check.
Già di base, salvo rare eccezioni, dovremmo sempre tribettare con le starting hand premium. Se riceviamo pre flop AA, KK, QQ o AK in genere la 3bet è sempre la strada migliore. Se però ci troviamo a fare quella giocata solo ed esclusivamente con quelle mani, non sarà difficile per i nostri avversari, dopo un po’, capire il nostro gioco. Intuiranno così al volo quando abbiamo delle monster e mollare il colpo ogni volta. Per far sì che i nostri avversari giochino quando abbiamo una starting hand premium, dovremo abituarci a 3bettare in bluff, di tanto in tanto. Così facendo diventeremo un po’ più imprevedibili e i vantaggi che ne conseguono si sprecano.
Naturalmente non sto dicendo di 3bettare a caso solo per bilanciare i range. Ci mancherebbe. Le starting hand migliori per fare questo tipo di 3bet variano a seconda della nostra posizione al tavolo, da dove arriva il primo raise, dalla size del rilancio e dal rapporto tra gli stack dei giocatori al tavolo. Le mani migliori per 3bettare in generale sono:
Come piccola aggiunta possiamo osservare che, paradossalmente, i connectors e i one gap connectors spesso sono meglio quando bassi. In questo modo è meno probabile essere dominati eventualmente dalla starting hand dell’original raiser e meno facili da intuire. Su un flop basso è di certo meno probabile immaginare che abbiamo hittato dopo una 3bet pre flop.
Lo slow play è una tecnica molto efficace per tendere imboscate e massimizzare delle mani forti. Farlo troppo spesso però ci conduce sicuramente a diverse criticità. Prima tra tutte il rischio di venire “scoppiati” strada facendo, in attesa che si arrivi al river e si chiuda la mano. Se non proteggiamo un punto, capiterà molto più di frequente che dei draw, anche molto risicati come delle one gap straight draw o dei progetti backdoor vadano a segno, con buona pace per i nostri piani di conquista. Se poi addirittura non ci rendiamo conto di quanto accaduto e andiamo lo stesso a spingere alla fine, l’errore può rivelarsi davvero un disastro. Quando capita una situazione del genere, banalmente significa che quasi certamente abbiamo commesso uno o più errori di valutazione.
Poniamo quindi sempre molta attenzione ai potenziali sviluppi che può prendere la mano in corso. Non dobbiamo avere paura che facendo una bet un po’ più sostanziosa possiamo indurre l’avversario al fold, costringendoci a rinunciare al gruzzoletto che avremmo invece ottenuto qualora questi avesse provato a bluffare. Ci sono situazioni in cui il rischio che il nostro stack anzichè crescere, viene dimezzato in sol colpo, quando non addirittura portato a zero. Ok quindi lo slow play di tanto in tanto, ma non dimentichiamoci mai di considerare tutte le possibilità e di cambiare rotta in corso d’opera, qualora la situazione non sia più così favorevole.
Ci sono diverse correnti di pensiero circa il modo di gestire al meglio le prime fasi di un torneo. Le classiche strategie tight aggressive in genere suggeriscono di essere molto conservativi. Alcuni pro player addirittura suggeriscono di saltare del tutto i primi livelli e sedersi al tavolo solamente appena prima della chiusura delle iscrizioni tardive. Quel tipo di approccio in genere può essere utile in due casi. Quando le intenzioni circa il torneo sono vincere o nulla. Puntare quindi il tutto per tutto per puntare ai primi posti, non preoccupandosi di andare itm, ma solo di arrivare in fondo. Con anche dei rischi maggiori se necessario.
Il secondo motivo può riguardare quei giocatori che approcciano il torneo come una sorta di multi tabling. Riducendo la permanenza al tavolo quindi riservano maggior tempo per giocare altri eventi o tavoli. Chiaramente avere uno sponsor che finanzia il torneo al giocatore per questi due tipi di approccio, aiuta non poco. Nel caso invece le nostre intenzioni siano di dedicare al torneo in questione la giusta attenzione, il concentrarsi sulla sopravvivenza già in partenza può portarci a limitare in modo importante il nostro margine di azione.
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Le fasi iniziali di un torneo sono un’ottima occasione per metter da parte chips utili in momenti successivi e accrescere da subito il proprio stack. Il momento migliore per applicare le strategie che abbiamo appena visto, è proprio durante le prime fasi del torneo. Le prime fasi del torneo ci permettono certamente margini di manovra più comodi, grazie agli stack proporzionalmente altissimi rispetto ai bui. Inoltre molti giocatori tendono ad usare un approccio conservativo iniziale, il che ci aiuta in modo notevole qualora volessimo aggredire da subito.
Costruito uno stack sostanzioso in partenza, avremo poi anche la strada spianata nella prosecuzione del gioco. Potremo prenderci qualche rischio in più senza rischiare di compromettere l’intero torneo. Al contempo, avremo occasione di contare su un cuscinetto aggiuntivo qualora dovessimo subire un brutto colpo. In diverse occasioni questo sì che fa una differenza vitale. È anche superfluo aggiungere quanto sia comodo arrivare in bubble zone deep stack.
Le nostre nonne ci hanno sempre insegnato che i soldi che entrano rapidamente, altrettanto velocemente lasciano le nostre tasche. Se per curiosità è mai capitato di leggere le storie di coloro che hanno vinto cifre importanti all’improvviso, magari grazie a una qualche lotteria milionaria, spesso si sono trovate nel giro di poco tempo in condizioni economiche di gran lunga peggiori rispetto a prima della vincita inaspettata. Questo accade perchè una variazione repentina della propria situazione finanziaria, non ci dà tempo di affinare gli strumenti adeguati a gestire una simile, nuova condizione.
Se, per dire, abbiamo sempre avuto un bankroll medio ad esempio di $10,000 e giochiamo abitualmente a NL Hold’Em cash game $2/$4, qualora vincessimo un torneo grosso e ci arrivassero di botto $60,000 in tasca, di certo la tentazione di fare level up per moltiplicare i nostri proventi è una tentazione più che naturale.
Il segreto per evitare di pentirsi amaramente in futuro, è tenere sempre a mente che il poker, al di là della nostra abilità ed esperienza, sarà sempre caratterizzato da alti e bassi. L’unico modo per superare adeguatamente i momenti no è gestire con la giusta dose di serietà e autodisciplina i momenti positivi. Beninteso, va benissimo festeggiare un momento particolarmente vincente, ci mancherebbe. Premiarsi dopo aver fatto un buon lavoro è parte del piacere di impegnarsi nel poker.
Teniamoci bene in guardia comunque dal sentimento di invincibilità che in genere segue una vincita molto più alta del solito. Se siamo arrivati a vincere una grossa somma in un breve periodo, salvo casi eccezionali, è perchè abbiamo seguito, oltre alle migliori strategie durante il gioco, quelle regole di gestione del bankroll he ci hanno permesso di non andare in bancarotta prima di arrivare a questo momento. La cosa peggiore da fare in questi casi è lasciarsi prendere la mano. Giochiamo come abbiamo sempre fatto, non cambiamo il nostro livello di gioco finche non abbiamo anche adeguato le nostre strategie ai livelli superiori, oltre che aver adeguato il bankroll. La fretta e la bramosia, specialmente quando arriva una somma inaspettata, sono la ricetta perfette per tornare al punto di partenza o, peggio, bruciare anche il bankroll che avevamo precedentemente costruito con tanto impegno e tanta fatica.
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