Il Mugello ha fatto segnare un triste record per la MotoGP con il numero degli spettatori che è stato un vero flop che fa riflettere.
Per tanti anni la MotoGP è stata una delle discipline più seguite in tutto il mondo e in Italia in particolare, grazie alla presenza di grandi scuderie costruite nei confini della Penisola e con la nascita di una serie di campioni che hanno potuto far emozionare il grande pubblico, ma purtroppo questo trend si è terribilmente fermato, tanto è vero che al Mugello nell’ultimo weekend è stato un vero e proprio flop di presenze che deve assolutamente far riflettere.
All’inizio del nuovo millennio la MotoGP era stata in grado di realizzare il proprio grande sogno che da sempre si era prefissata, ovvero riuscire in qualche modo a insidiare il dominio assoluto livello motoristico della F1, ottenendo un seguito del quale mai prima aveva potuto godere, per questo motivo c’era la speranza di poter continuare sempre comunque su questo andazzo.
La MotoGP però da qualche anno a questa parte si è completamente seduta, il motivo è anche abbastanza semplice, con la nascita dei campionissimi che è diventata sempre più ridotta e soprattutto con l’addio di Valentino Rossi che ha impedito così al grande pubblico di appassionati sempre di più a quelli della nuova generazione.
I numeri del Mugello sono davvero impietosì, con la somma totale di spettatori che ha superato di poco i 70.000, con la gara che è andato oltre solamente le 40 mila presenze, ben meno della metà della capienza totale del circuito, un fallimento incredibile in particolar modo perché è arrivato in uno dei circuiti che era sempre stato simbolo della presenza costante dei tifosi.
Bisogna comunque interrogarsi in maniera importante, magari anche da un punto di vista del regolamento che non riesce più ad attirare i tifosi, perché dall’altra parte della barricata la F1 invece sta vivendo un periodo davvero d’oro, dato che dopo le restrizioni causate dalla pandemia legata al coronavirus, in questa stagione continua a battere il record su record in quanto a presenze.
Cosa può fare la MotoGP per tornare appetibile e seguita come un tempo?
Prima di tutto l’obiettivo della MotoGP deve essere quello di creare il maggior numero di campioni possibili, perché sembra strano da dire, ma le sorprese piacciono solamente se vengono una volta ogni tanto e in maniera molto rara, non si diventano la costante.
L’Italia infatti sta vivendo un grande periodo a livello del motociclismo, con la Gresini di Bastianini e l’Aprilia di Aleix Espargarò che si stanno giocando il titolo mondiale in maniera del tutto inaspettata, ma proprio per questo motivo l’assenza di grandi vetture come la Ducati, l’Honda o la Suzuki, con quest’ultima che addirittura ha dichiarato di abbandonare il circuito nel 2023, hanno portato a un grosso disinteresse da parte dell’agente.
Non basta neanche infatti questo dominio dei piloti italiani, con Pecco Bagnaia che ha riportato in auge finalmente la Ducati nell’ultimo Gran Premio, ottenendo così il secondo successo stagionale e provando la grande scalata verso il primo posto di Fabio Quartararo, ma nonostante 5 gare su 8 siano state vinte da piloti italiani, la gente sembra essere molto più interessata alla F1.
Sono stati infatti moltissimi a preferire il Gran Premio di Monaco davanti alla televisione piuttosto che una giornata al Mugello per vedere le due ruote, con l’addio di Valentino Rossi che sicuramente è stato un duro colpo per tutto il movimento, con i continui infortuni di Marc Marquez che hanno ancora di più peggiorato la situazione, dato che in questo momento non si trova nessun vero grande campione da idolatrare e osannare.
Non sarà facile dunque per la MotoGP riuscire a ritrovare i fasti di un tempo perché è davvero difficile trovare una generazione che sia in grado di lanciare gente come Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Sete Gibernau, senza contare anche i vari Capirossi, Biaggi e tantissimi altri, ma la F1 ha regalato al mondo una generazione d’oro, per questo motivo sarà quasi impossibile nei prossimi anni rivedere quell’equilibrio che aveva caratterizzato l’inizio del nuovo millennio.