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Ricciardo al capolinea in F1? L’australiano non ci sta e risponde ai critici

In una lunga intervista, Daniel Ricciardo ha parlato del suo delicato momento e della possibilità che dica addio al Circus.

Sperava in un 2022 decisamente diverso. E invece Daniel Ricciardo sta vivendo particolarmente delicato in casa McLaren. Da una parte c’è una vettura che voleva essere la terza forza in campo ma che è ancora dietro a Mercedes e troppo vicina al resto del gruppo. Dall’altra l’australiano sta decisamente deludendo le attese: sempre dietro a Lando Norris e mai capace di un guizzo dei suoi. Una situazione questa che ha fatto ritornare in auge le voci di un possibile addio a fine stagione alla scuderia inglese.

Daniel Ricciardo (ANSA)

Addirittura prima del Gran Premio di Monaco, il CEO della McLaren Zak Brown ha ammesso che esistono “meccanismi” che consentirebbero al team di rescindere il contratto di Ricciardo prima della sua conclusione alla fine del 2023. E questo ovviamente ha allarmato i tifosi dell’australiano.

La verità di Daniel Ricciardo

Ma a spiegare il suo momento è stato lo stesso pilota McLaren, che ha parlato a Crash.net: “Le voci su di me? È una specie di flusso e riflusso, alcune volte mi arrabbio, altre no, anzi, sono motivato a dimostrare a molte persone che si sbagliavano e a me stesso che avevo ragione. Il più delle volte me la rido. Perché anche l’anno scorso, di sicuro, ci sono state volte in cui cercavo di capire. Ma già ad aprile e maggio dell’anno scorso c’erano articoli che mi davano per finito, ma sei mesi prima, nel 2020, ero considerato uno dei piloti più straordinari di quella stagione”.

Poi Ricciardo ha ammesso: “La realtà è che non ho dimenticato come si guida in sei mesi, non ho perso il mio vantaggio competitivo, è solo una specie di momento in cui so di poter uscire. Sta a me in macchina dimostrare che si sbagliano a dire questo”.

Le pessime prestazioni a Barcellona e Monaco non hanno fatto che aumentare ulteriormente la pressione sull’australiano. E le parole di Brown hanno davvero messo in dubbio la sua permanenza in squadra. Ora servirà una decisa sterzata, altrimenti il rischio è davvero che rimanga già appiedato nel corso di questa stagione. E per sostituirlo c’è già la fila.

Ma Ricciardo non definisce il 2022 l’anno più importante per la sua carriera in F1: “Sono tutti importanti. Non darei più importanza a questo. A rigor di logica, probabilmente il 2013 è stato il mio anno più importante in cui stavo cercando di ottenere la guida della Red Bull, soprattutto dopo aver saputo che Mark Webber si sarebbe ritirato. Sapevo che quell’anno avrebbe potuto davvero spingermi in una squadra di alto livello. Quindi era molto, molto importante all’epoca. Mentre quest’anno si tratta più di me che dimostro che ho ragione. Come Monza lo scorso anno, ora la gente dice ‘oh, era solo una tantum’. Ma non vinci gratis in F1, non succede e basta. Devi lavorare tanto per avere un weekend perfetto in F1″.

“Penso, per farla breve, che so che posso ancora farlo e credo al 100% in me stesso. Anche se l’anno scorso ho vacillato un po’, sicuramente sono tornato”, ha ribadito Ricciardo. Forse ha inciso in questi ultimi anni anche la consapevolezza che non riuscirà mai più a lottare per il titolo. Una cosa che può incidere sulle motivazioni di un pilota. Ma non per l’australiano: “Ogni anno ovviamente credevo di essere abbastanza bravo da farlo e ovviamente non l’ho fatto. So che ci sono così tante variabili in questo sport e così tante cose devono andare insieme. Non è tennis, non è che se colpisco meglio la palla quel giorno, vincerò la partita. Non è così. Probabilmente è solo un po’ di maturità e comprensione del fatto che lo sport è molto più complesso del fatto che tu sia il miglior pilota in quel dato giorno”.

“Quindi è sapere che ci sono più cose e non sono l’unico giocatore in questo gioco – ha continuato -. Nel 2014 e nel 2016 mi sentivo pronto per il campionato del mondo, ma ero terzo in campionato. Non c’è alcuna garanzia che diventerò campione del mondo, quindi potrei odiare guardare indietro a una carriera di 15 anni, ad esempio, con rimorso, rabbia o dispiacere. Ma la verità è che non è così. È stato divertente, ho visto il mondo. Quindi ci sono altre piccole cose da prendere come positive. Ma sarebbe meglio se fossi campione del mondo? Assolutamente”.

Forse oggi si sente più vicino alla sua fine in F1, ma Ricciardo ha spiegato cosa inciderà nell’addio al Circus: “Se iniziassi a vincere ogni fine settimana, penso che aumenterebbe sicuramente la mia longevità. Qui però c’entra anche altro. Qui stai spingendo un veicolo al limite e stai prendendo dei rischi. Quindi penso che se sono ancora disposto a farlo, e se posso farlo ai massimi livelli ed essere competitivo, continuerò a farlo. Ho avuto le pole, ho vinto gare ma non sono ancora campione del mondo. Questo è ancora quello che voglio riuscire a fare. Credo che ho ancora una buona manciata di anni per correre qui”.

Di sicuro Ricciardo vuole essere ricordato dai tifosi come un pilota di valore: “Mi piacerebbe avere una buona influenza positiva. Se alcuni ragazzi mi ammirano e io sono stato un buon modello per alcuni atleti più giovani e emergenti, allora ne sarei felice”.

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