Un bel racconto al regista suo connazionale, di Daniel Ricciardo: ecco come ce l’ha fatta ad arrivare alla classe regina.
L’intervista a cuore aperto di Daniel Ricciardo, effettuata dal regista e suo connazionale, Jase Macalpine, svela moltissimi aspetti della carriera odierna e del passato, del pilota di Perth. Daniel resta ancorato alla McLaren, che lo vedrà come secondo pilota per il secondo anno consecutivo, anche perché nonostante le difficoltà, l’australiano è riuscito a vincere un GP a Monza, lo scorso settembre.
Per la duecentesima puntata del proprio podcast, Gypsy Tales, il regista australiano ha scelto una personalità sportiva del suo Paese, individuando in Ricciardo, una delle più importanti dei giorni d’oggi. Il pilota racconta di aspetti affascinanti del suo sport, ma anche dei retroscena inediti del passato.
Il trentaduenne ha già ampiamente spiegato di aver vissuto un incubo nel 2021, prima di riuscire a riprendersi alla perfezione e davanti alle telecamere del podcast, ha fatto riemergere quelle che per un pilota sono normali preoccupazioni. L’australiano però svela anche qualcosa di divertente, ammettendo di non essere molto bravo con la tecnologia che caratterizza anche le normali vetture da strada di oggi. Racconta che spesso qualcuno scherzando gli ricorda che non sa cambiare una gomma, ma guida una delle vetture più costose al mondo.
Lui spiega che gli interessa solo la parte sportiva della guida e quindi il raggiungere un obiettivo, però ai suoi team, uno come Ricciardo serve, perché: “Sono davvero bravo a dare feedback sul comportamento della vettura e posso spiegarlo molto bene ai tecnici. Forse questa è la mia forza”. Il ricordo dei primi passi però, non è così esaltante.
Per Ricciardo Verstappen è il 2° miglior pilota: al 1° posto un insospettabile
Il pilota McLaren infatti, confessa che quando venne catapultato nel mondo della F1, non fu per niente facile. “All’inizio sono stato travolto da tutto. Mi ci è voluto un po’ per sentirmi a mio agio in Formula 1″, spiega Daniel Ricciardo, che non dimentica neanche tutto quanto gli ci volle per arrivare così in alto. Il ragazzo infatti, spiega che Perth non è di certo la città più vicina allo sviluppo di un pilota e che inizialmente, quando guardava la F1 non avrebbe mai immaginato di poterci arrivare. Però, ecco cosa accadde un po’ di anni fa: “E poi nel 2011 ero sulla stessa griglia di partenza di Michael Schumacher, un pilota che adoravo da tifoso davanti alla televisione. Dovetti pizzicarmi il braccio e chiedermi: ‘come sono arrivato qui?'”.
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