In una intervista, l’ex pilota di F1 Coulthard, che promuove le donne negli sport motoristici, ha spiegato perché non arrivano ai massimi livelli.
Chi lo dice che il motorsport non è anche per le donne? Ormai i tempi sono decisamente maturi perché anche il gentil sesso si confronti con gli uomini nell’ambito della velocità. In passato solo poche eroine sono riuscite a emergere e a combattere i pregiudizi, mettendosi alla prova contro i piloti uomini più importanti del mondo. Ma è stata davvero solo una parentesi fugace, tanto che in tempi recenti di donne che sono riuscite a emergere sia tra le due che le quattro ruote si contano sulle dita di una mano.
Per cercare davvero di cambiare le cose e lanciare un segnale non solo al mondo dello sport ma in generale a tutti è nata la W Series, creata ufficialmente il 10 ottobre 2018 per rispondere alla mancanza di donne pilota che riescono a progredire verso i livelli più alti del motorsport, in particolare in quella F1 che, come ricordato, in passato ha avuto alcune belle eccezioni. La serie ha subito ricevuto il sostegno di diversi e importanti addetti ai lavori, tra cui l’ex pilota di F1 David Coulthard e l’ingegnere Adrian Newey, ancora oggi impegnato nel Circus con la Red Bull.
Ma proprio l’ex pilota scozzese è uno dei più attivi nel motorsport per cercare di promuovere il ruolo delle donne. Tanto che ha recentemente avviato la campagna More Than Equal per aiutare le donne pilota a raggiungere il livello più alto nelle corse con monoposto, lavorando in diversi campi tra cui coaching dei piloti, psicologia e sponsorizzazione. La struttura senza fini di lucro che Coulthard ha lanciato insieme all’uomo d’affari ceco Karel Komarek lavorerà a fianco di Hintsa Performance per intraprendere ricerche sui motivi per cui una donna non ha preso parte a un fine settimana di F1 dal 2014, ossia quando in pista con una Williams scese la collaudatrice Susie Wolff.
Coulthard e la mancanza di donne in F1
In un’intervista a Silverstone la scorsa settimana, proprio Coulthard è tornato su questo argomento e ha affermato che la mancanza di servosterzo nelle serie minori rende queste auto più difficili da guidare rispetto a un’auto di F1 e pone “una preferenza fisica verso uomini di una certa stazza e fisicamente sviluppati”. L’ex pilota di Williams, McLaren e Red Bull ha però aggiunto un altro particolare: “Abbiamo fatto molte ricerche su questo. E tutti gli studi dimostrano al di là di ogni dubbio che i campioni che hanno corso in Formula 1 e i piloti che hanno vinto i Gran Premi fisicamente non hanno sostenuto sforzi fisici tali da non essere realizzabili anche dalle donne”. E questo è sicuramente un fattore che dovrebbe spingere a un’apertura ancor più ampia alle donne della F1.
“Ci sono stati periodi in cui diverse formule sono fisicamente più difficili da guidare di una vettura da Gran Premio – ha aggiunto Coulthard parlando delle donne al volante negli sport motoristici -. Un’auto da Gran Premio genera enormi quantità di forza g, che mettono sotto stress il collo, i tuoi organi interni. Ma il processo effettivo di girare il volante a 330 km/h a 4G non è così difficile, perché hai il servosterzo. La Formula 2 però non ha il servosterzo, la Formula 3 non ha il servosterzo. Sono incredibilmente difficili da guidare“.
Quindi cosa fare? Per l’ex pilota è chiaro: “Dobbiamo cambiare anche noi non solo nell’aiutare a sviluppare il talento, ma dobbiamo cambiare la mentalità in queste formule minori che portano a una preferenza fisica verso uomini di una certa taglia e fisicamente sviluppati. Ma lo faremo nel tempo. Se non fai nulla, non cambia nulla. Quindi cambieremo le cose facendo qualcosa”.
Coulthard ha quindi annunciato che insieme a Komarek incontreranno il CEO F1 Stefano Domenicali e il CEO di F2 e F3 Bruno Michel al Red Bull Ring per discutere i prossimi passi del loro programma per aiutare le donne ad arrivare in F1. E ha aggiunto che, sebbene non abbia ancora iniziato a fare pressioni per l’introduzione del servosterzo in F2 e F3, spera di apportare modifiche “attraverso questo processo di scoperta e anche con dialoghi diretti con gli interessati”.