Icona del calcio italiano, calciatore, allenatore commissario tecnico della Nazionale. Una carriera ricca di trofei e momenti segnanti.
Friulano classe 1942, Dino Zoff cresce nella Marianese per poi approdare all’Udinese, che prima ancora lo aveva scartato incredibilmente dopo un provino. Il passaggio al Mantova nel 1961. Nel 1967 per la cifra di 120 milioni di lire passa al Napoli, dove alla prima stagione sfiora subito lo scudetto, è il Napoli di Sivori ed Altafini, di Juliano e di Canè, una squadra meravigliosa che resterà però, di fatto, a secco di successi in Serie A. In quell’anno arriva per Zoff anche la prima convocazione in Nazionale, contro la Bulgaria. Gli anni al Napoli resteranno per sempre nel cuore del numero uno friulano, per sua stessa ammissione.
Nel 1972 il passaggio alla Juventus. Per il Napoli oltre ai soldi, il cartellino del portiere Carmignani. In undici stagioni con la maglia bianconera, Dino Zoff conquisterà 11 scudetti, 2 Coppe Italia ed una Coppa Uefa. Gli anni in bianconero segneranno la carriera del numero uno azzurro, campione del mondo e d’Europa, unico tra gli italiani a potersi vantare di aver alzato al cielo i due massimi trofei continentali. Con la Juventus, il più grande rammarico è rappresentato dalla sconfitta in Coppa dei Campioni nel 1983 contro l’Amburgo, unico trofeo mancante all’albo d’oro del portiere friulano.
In Nazionale, come anticipato, sarà protagonista dalla fine degli anni ’60 al mondiale vittorioso di Spagna, nel 1982. Nel 1968 a Roma, sarà campione d’Europa con la selezione di Valcareggi, unica affermazione azzurra, finora, nel torneo continentale. Nel 1982 alzerà al cielo di Madrid la Coppa del Mondo. E’ il Mondiale di Bearzot, Paolo Rossi e del Presidente Pertini scatenato in tribuna d’onore accanto a Re Juan Carlos di Spagna.
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Dino Zoff, carriera e traguardi: gli anni in panchina con Juve, Lazio e Italia
Appesi al chiudo guanti e scarpini, Dino Zoff si dedica alla preparazione dei portieri della Juventus per poi passare alla guida della Nazionale Olimpica per la manifestazione di Seoul del 1988. Dopo questa esperienza arriverà la panchina bianconera, assistito dall’amico e compagno di sempre Gaetano Scirea. Nel 1990, alla guida della sua ex squadra, da calciatore, vince la Coppa Uefa e la Coppa Italia. Successivamente passerà alla Lazio, dove con diverse proprietà ricoprirà il ruolo sia di allenatore che di presidente.
In Nazionale arriva dopo l’esperienza poco fortunata di Cesare Maldini sulla panchina azzurra. La sua Italia, ricordata per una forte propensione al catenaccio, al vecchio sistema “difesa e contropiede” che negli anni ha caratterizzato molte esperienze internazionali italiane, arriverà in finale agli Europei di Belgio e Olanda del 2000. Il golden gol di David Trezeguet in finale, condannerà l’Italia al secondo posto, dopo la leggendaria semifinale vinta ai rigori contro l’Olanda, è la partita dei penalty parati da Francesco Toldo e del cucchiaio, dell’altro Francesco, Totti.
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Dopo quell’esperienza, arriverà la panchina della Fiorentina nella stagione 2004/2005, poi il ritiro dall’attività di allenatore. Taciturno, professionale, leader in campo e fuori, Dino Zoff ha caratterizzato l’ambiente calcistico italiano per oltre trent’anni. La Coppa del Mondo sollevata al cielo di Madrid nel 1982 resterà forse la sua immagine più bella ed emozionante. Icona del calcio nazionale, professionista dall’indiscussa ed insuperabile caratura.