Il team manager Honda Puig parla del momento della casa giapponese e dell’avanzata delle moto italiane. Ma non risparmia una battuta.
Che l’aria stia cambiando in MotoGP lo si è capito da ormai diverse corse. La Ducati e l’Aprilia infatti ad Assen hanno certificato che il dominio delle case italiane è realtà, con ben 4 moto nei primi 4 posti della classifica. Segno che i marchi di Borgo Panigale e Noale hanno avuto una crescita superiore agli altri e stanno cercando seriamente di soppiantare le case giapponesi dopo decenni di dominio quasi incontrastato. A dire il vero un primo grande segnale era arrivato al Mugello, dove tra prove e qualifiche le moto italiane avevano praticamente dominato la top-ten, mentre in gara tra giapponesi e austriaci avevano salvato la faccia.
In totale 7 gare su 11 sono state portate a casa da moto italiane (6 Ducati e 1 Aprilia), con le moto giapponesi rappresentate solo da Fabio Quartararo, che ha portato al successo nonostante le difficoltà di un mezzo che almeno a inizio stagione sembrava decisamente indietro rispetto alla concorrenza ma che è ancora lì in testa al campionato piloti. Chi è decisamente mancata è la Honda, che ha stravolto la moto per adattarla a Marc Marquez, che però ora è di nuovo fuori per l’ennesima operazione al braccio destro infortunatosi nel 2020 a Jerez. E la casa giapponese sta davvero vivendo una delle crisi più gravi da quando è nel Motomondiale.
Lo sa bene il team manager Respol Honda Alberto Puig, che spera nel ritorno del suo alfiere per cercare di invertire la tendenza contro le moto italiane ed europee in generale (mettendoci dentro anche la KTM). Per cominciare a sviluppare meglio le proprie moto, la Honda ha capito forse che non può avere una sola punta a cui affidarsi. Per questo si stanno facendo i nomi di Joan Mir, Alex Rins, non solo per il team HRC ma anche per quelli satellite. Insomma nomi affermati, a cui chiedere una mano in un periodo così delicato per Honda.
Puig comunque ha provato a spiegare cosa sta accadendo a Honda: “Il problema attuale della moto è probabilmente nel telaio, è qualcosa che stiamo appena iniziando a capire. E’ vero che la Honda non è mai stata una moto facile, ma è anche una moto che, spinta al limite, può funzionare molto bene. Ma al momento la moto non va al limite perché non lo permette, e non ci sono risultati”.
E il team manager a Todocircuito ha anche spiegato come mai le marche italiane ed europee ora sembrano aver superato le giapponesi: “Ducati, Aprilia e KTM hanno approfittato del cambio di regolamento avvenuto anni fa, erano chiaramente più attivi ed efficienti dei giapponesi. Penso che per molti anni gli europei abbiano guardato ai giapponesi come punti di riferimento, hanno copiato molto e ora hanno raggiunto un livello più alto, sono chiaramente al top sia elettronicamente che meccanicamente. È una realtà”.
Ma alla fine punzecchia questi team, mostrando un po’ di orgoglio parlando delle case delo Sol Levante: “Non so perché, alla fine vincono sempre le moto giapponesi. Parlo di fatti, non è una mera opinione. Ma se me lo chiedi, penso che Ducati, Aprilia e KTM abbiano fatto un salto da gigante in questi anni”.
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