Tra le colline del Mugello è andato in scena uno show che ha visto Ducati e Aprilia primeggiare. La MotoGP pronta a diventare bi-marca?
Quanto tricolore al Mugello per il GP d’Italia. Ma non perché fosse semplicemente la corsa di casa, ma per tanti motivi. Bello innanzitutto vedere splendere la Ducati di Pecco Bagnaia, che dopo il ko rimediato a Le Mans ha deciso di rifarsi proprio sulle colline toscane con una vera prova di forza. Per non parlare poi di Luca Marini e Marco Bezzecchi, per alcuni tratti all’inizio in testa alla corsa con le moto del team di quel Valentino Rossi che proprio in questo fine settimana è stato celebrato con il ritiro ufficiale del suo numero dalla MotoGP.
E poi che Aprilia, ancora una volta scintillante con un terzo posto (quello di Aleix Espargarò) che ha certificato nuovamente, come se non già bastassero i precedenti, che la moto italiana quest’anno è tra le migliori del lotto. Con la sua costanza poi può davvero sognare in grande.
Certo è che quanto andato in scena in questo weekend deve far riflettere, per tanti motivi. Il primo è che ancora una volta è andata in scena una gara non con troppi sorpassi, segno che questa MotoGP, fatta di alette e alettoni (come mostrato da Aprilia nelle prove libere), si sta avvicinando troppo alla F1 e i sorpassi ora sono davvero difficili per le turbolenze aerodinamiche che si creano rimanendo in scia.
Ma soprattutto tra le colline toscane abbiamo vissuto forse un primo antipasto di 2023, quando Suzuki non sarà più nel gruppo. Infatti con una KTM ancora in una terra di mezzo e una Honda molto acerba e ormai orfana del suo faro-guida, Marc Marquez, oltre a una Yamaha che in pratica si fa guidare solo da Fabio Quartararo, la pista ci ha detto che la MotoGP rischia di diventare in pratica un duopolio Ducati-Aprilia.
I risultati parlano chiaro: in FP1 sette moto su dieci sono italiane, nella FP2 Aprilia e Ducati a dominare le prime sei posizioni, con i soli Brad Binder e Pol Espargarò a spezzare il dominio tricolore in top-ten, mentre in FP3 sette moto italiane nelle prime sette posizioni. In qualifica? Sempre sette moto nostrane nelle prime dieci. In gara qualcosa è andato diversamente, anche per colpa di qualche caduta, ma il risultato è chiaro. Il rischio che la MotoGP sia dominata da sole due marche è reale. Anche perché il prossimo anno l’Aprilia avrà anche un team satellite, mentre la Ducati dovrebbe confermare le otto moto viste da inizio stagione.
Da una parte è un orgoglio vedere che sia l’Italia a eccellere nella classe regina, ma dall’altra è un grosso richiamo alle altre marche. C’è qualcosa che non va, e ci si deve mettere subito mano. Ne va dello spettacolo. Altro punto da non sottovalutare è un altro: anche al Mugello, come a Le Mans e nei GP precedenti, il calo del pubblico è stato evidente. Ampi spazi vuoti tra le tribune e i prati. E’ solo l’effetto post-Valentino Rossi? Forse c’è dell’altro e quanto accade in pista è una chiave di lettura. Ci si sta un po’ disaffezionando alla MotoGP. Ed è meglio non aspettare troppo a lungo per capirlo.
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