La F1 ci ha regalato tante storie familiari, con figli che in alcuni casi hanno fatto molto peggio rispetto ai genitori. Ecco alcuni esempi.
Tra le pagine più interessanti nella storia della F1 occupano una posizione rilevante le numerose famiglie che hanno preso parte al Circus. In alcuni casi abbiamo assistito a vere e proprie dinastie di piloti, come con gli Andretti o i Fittipaldi, ma i giovani rampolli hanno avuto ben poca fortuna.
Al giorno d’oggi, il passaggio di consegne più importante lo abbiamo avuto in casa Verstappen: papà Jos non è mai stato tra i protagonisti della massima serie, arrancando sempre nelle retrovie con Benetton, Simtek, Footwork, Tyrrell, Stewart, Arrows e Minardi.
L’olandese si è poi concentrato su altre categorie, vincendo anche una 24 ore di Le Mans in classe LMP2 con la Porsche nel 2008. La fase successiva all’esperienza in F1 papà Jos l’ha dedicata al figlio Max, da subito designato come un futuro campione. E le promesse su di lui sono state mantenute, viste le 18 vittorie ottenute con la Red Bull e la leadership del mondiale 2021 a cinque gare dal termine.
Anche Jacques Villeneuve fece meglio di papà Gilles, vincendo quel mondiale nel 1997 che all’aviatore era sfuggito. Graham e Damon Hill restano gli unici ad aver vinto l’iride nella stessa famiglia, con il padre vincente nel 1962 e nel 1968 ed il figlio nel 1996. Ma non tutti hanno avuto questa fortuna.
Il caso più recente in cui si può parlare di un vero e proprio flop è quello che riguarda Nelson Piquet jr. Il padre, suo omonimo, trionfò nel campionato del mondo del 1981 e 1983 con la Brabham, per poi fare tris nel 1987 con la Williams dopo la lotta tesissima con il compagno di squadra Nigel Mansell.
Il figlio “Nelsinho” divenne collaudatore della Renault nel 2007 dopo l’esperienza in GP2 (l’attuale Formula 2), venendo promosso pilota ufficiale nel 2008. Al termine della turbolenta esperienza in McLaren, Fernando Alonso tornò alla corte di Flavio Briatore nello stesso anno, ritrovandosi il brasiliano come compagno di squadra.
L’inizio del giovane Piquet sembrò promettente, visto che dopo poche gare arrivò in Germania il primo podio, con un bel secondo posto che riportò il team di Enstone ad aprire lo champagne dopo un anno e mezzo. Pochi mesi dopo ci fu il fattaccio di Singapore, dove Briatore decise per l’incidente del figlio d’arte in modo da favorire la vittoria di Alonso.
Il tutto si venne a sapere l’anno dopo, quando Flavio lincenziò Nelson per scarse prestazioni. Come ripicca, il figlio del tre volte iridato raccontò tutto, aprendo una delle pagine più nere del Circus. Piquet jr corse poi in altre categorie, vincendo il primo mondiale di Formula E nel 2015.
Guardando alle famiglie, impossibile non menzionare i casi degli Andretti e dei Fittipaldi. I capostipiti sono, ovviamente, Mario ed Emerson, entrambi campioni del mondo in F1 negli anni Settanta. Le loro speranza, una volta arrivato il ritiro, vennero riposte in figli e nipoti, ma i risultati furono deludenti.
Il figlio di Mario, Michael Andretti, ebbe un’esperienza a dir poco deludente in F1. La sua unica stagione lo vide correre non proprio per il peggior team, visto che venne ingaggiato dalla McLaren. Per il team di Woking, il 1993 era il primo anno senza la motorizzazione Honda, ed il passaggio alla propulsione Ford segnò una diminuzione della competitività.
Al fianco di Andretti c’era Ayrton Senna, che nonostante il mezzo inferiore, tenne testa a lungo alla Williams di Alain Prost. Le vittorie del brasiliano furono ben cinque, mentre il buon Michael ottenne ben sette ritiri ed un solo podio in Portogallo. Gli scarsi risultati non gli permisero di finire la stagione, venendo rimpiazzato da Mika Hakkinen. Anche il figlio di Michael, Marco, è un pilota, da anni impegnato in Indycar.
Emerson Fittipaldi vinse il mondiale nel 1972 con la Lotus e due anni dopo con la McLaren, e le orme di pilota vennero seguite anche dal nipote Christian, figlio del fratello di Emerson, Wilson. L’erede fu al via nel 1992 e 1993 con la Minardi, mentre nel 1994 passò alla Footwork dove concluse la sua deludente esperienza.
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Anche il nipote di Emerson, Pietro Fittipaldi, ha deciso di affrontare la carriera automobilistica, e nel 2020 ha debuttato in F1 con la Haas. A seguito del tremendo impatto di Romain Grosjean in Bahrain, il giovane brasiliano ha corso a Sakhir e ad Abu Dhabi, ma a causa della poca competitività del mezzo non è andato molto lontano.
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