In Arabia Saudita nel gruppone si segnalano Alpine e Haas, mentre la McLaren vive un momento molto difficile. Peggio però fanno altre in F1.
Il Gran Premio di Arabia Saudita, il secondo della stagione 2022 della F1, ha regalato alcune conferme ma anche degli stop imprevisti. Se da una parte abbiamo avuto la riprova che il nuovo regolamento sta ottenendo i risultati sperati, ossia team più vicini in termini di prestazioni e lotte molto serrate, dall’altra c’è da segnalare però che, come accaduto in passato, sono solo due i team che per ora hanno messo la marcia più alta per staccarsi dal gruppo. E sono Ferrari e Red Bull. Mentre per vari motivi la Mercedes per ora si è chiamata clamorosamente fuori, così come un’altra scuderia molto attesa, la McLaren.
Visto l’andamento del 2021, la macchina inglese sembrava essere pronta per tornare a lottare per qualcosa d’importante. E invece almeno questa prima parentesi di 2022 sta regalando emozioni in negativo.
Dopo la lotta con la Ferrari, la McLaren era tra le monoposto più attese di questa stagione. L’affidabilità del motore Mercedes, unita a una monoposto in costante crescita nelle ultime annate, faceva ben sperare. Invece per ora è l’altra grande delusione. Lando Norris e Daniel Ricciardo stanno faticando più del previsto con una McLaren che sembra lontana parente di quella ammirata a Monza solo sei mesi fa. Il settimo posto di Norris è solo un contentino, perché un team del genere, così glorioso, era chiamato ad altri traguardi.
Ma se in casa McLaren confidano nei nuovi aggiornamenti che arriveranno nelle prossime gare, c’è chi invece già a Jeddah ha mostrato un primo passo verso la risalita. Ed è l’Alpine, che dopo un inverno carico di aspettative è ancora alla ricerca della forma migliore. Qualcosa sembra essere andato per il giusto verso stavolta, ma quello che preoccupa è ancora l’affidabilità, con Fernando Alonso fuori per noie elettriche. Un tallone d’Achille però questo che un po’ tutte le scuderie stanno vivendo in queste prime fasi del Mondiale, complici anche i pochi test effettuati su monoposto davvero nuove e ancora da conoscere al 100%.
Mostra sprazzi di competitività l’Alpha Tauri, ma, come l’Alpine, qualcosa ancora di troppo acerbo sulla monoposto di Faenza ne limita i risultati. Decisamente bene Haas e Alfa Romeo, anche se con alti e bassi. La scuderia americana, dopo la gloria del Bahrain, è tornata a vivere momenti contrastanti, prima con l’incidente di Mick Schumacher e poi con un Kevin Magnussen ancora capace di centrare la top ten. La scuderia del Biscione invece si è trovata ad avere a che fare con i primi problemi di affidabilità, mentre Ghuanyu Zhou, nonostante debba ancora scontare il noviziato, ha mostrato qualcosina in più e l’11° posto è un bel segnale per il futuro.
Tutte però sembra essere molto vicine in termini di prestazioni, e questo è un bel segnale per la F1, per un Mondiale più tirato che mai anche dietro ai top team. Ma anche un segnale per chi è davanti adesso: se qualcuno rallenta, è un attimo a ritrovarsi invischiati in mezzo al gruppo.
Chi ha deluso ancora una volta sono Aston Martin e Williams. A inizio stagione si parlava di rinascita, seppur per motivi diversi, dei due team. E invece finora le cose peggiori sono arrivate da loro. Progetti che stentano a decollare, monoposto che non rendono e piloti che si schiantano. Urge una risposta forte dall’Australia, o si prospetta un’annata da 3 in pagella.
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