Charles Leclerc è tra i giovani più promettenti nella griglia della F1. L’ex direttore sportivo della Ferrari lo paragona ad un fenomeno.
Il mondo della F1 è in attesa di scoprire il potenziale delle nuove monoposto ad effetto suolo, che hanno esordito la scorsa settimana nei test di Barcellona. Ferrari e Red Bull hanno presentato i progetti più rivoluzionari ed assieme alla Mercedes sono le grandi favorite per la vittoria finale.
In questo spera Charles Leclerc, che ha il disperato bisogno di ritrovare una vittoria che manca dal settembre 2019. Il talento del monegasco si è scontrato con uno dei bienni peggiori del Cavallino, che ha rischiato il tutto per tutto nel nuovo progetto. I primi risultati sono stati positivi, dal momento che nelle prove catalane sono stati percorsi oltre 2000 chilometri e 439 giri in soli tre giorni. Nessun altro team ha fatto meglio della Rossa.
Il 2021 è stato molto difficile per Leclerc, forse la sua peggior stagione in F1. I lampi di talento non sono di certo mancati, e le strepitose pole di Monaco e Baku ne sono una conferma. La gara di Silverstone è forse l’esempio più lampante della classe di cui è dotato il ferrarista, capace di dominare la corsa con una macchina inferiore, per poi essere beffato dalla Mercedes di Lewis Hamilton ad un paio di giri dal termine.
A rendere amara la stagione di Leclerc ci ha pensato anche la sfortuna: nelle qualifiche di Monte-Carlo, dove aveva fatto segnare il miglior tempo, l’idolo locale è andato a sbattere alle Piscine, distruggendo la monoposto. Tutto sembra sistemato sulla sua SF21, ma durante il giro di schieramento è venuto fuori un problema al semiasse, che non gli ha permesso neanche di partire.
L’errore in qualifica è stato il suo, ma la fortuna non lo ha di certo assistito. Anche in Ungheria c’era la possibilità di competere per la vittoria, ma alla prima curva è stato centrato dall’Aston Martin di Lance Stroll, costringendolo al ritiro nuovamente. L’ultima parte di stagione è stata decisamente sottotono, ed il settimo posto in classifica fa male, appena una posizione guadagnata rispetto al drammatico 2020.
Leclerc non era mai stato battuto da un compagno di squadra, ma Carlos Sainz ce l’ha fatta al suo primo anno a Maranello. Questo non può che essere un ulteriore motivo di riscatto per il #16, che punta molto sulla F1-75 per tornare nelle prime posizioni. In Bahrain si capirà qualcosa in più sul potenziale della Rossa, con la speranza che esso sia sufficiente per dare la caccia alla vittoria.
F1, Massimo Rivola paragona Leclerc ad Alonso
Charles Leclerc ha debuttato in F1 nel 2018 con l’Alfa Romeo Racing, arrivando nel Circus con i galloni del predestinato. Le vittorie al primo colpo in GP3 e Formula 2 lo hanno lanciato come uno dei talenti più promettenti della massima formula, e le prime stagioni lo hanno confermato.
Di lui ha parlato Massimo Rivola, ex direttore sportivo della Ferrari e poi responsabile del programma giovani piloti del Cavallino. Attualmente, il faentino è amministratore delegato della squadra Aprilia in MotoGP, ma ha lavorato a stretto contatto con Leclerc proprio ai tempi della Driver Academy.
Rivola ha concesso un’intervista a “Il Foglio“, paragonando il giovane ferrarista a Fernando Alonso: “È stato molto divertente poter lavorare con Charles. Per noi fu subito evidente quale sarebbe stato il suo destino, poteva diventare un campione. Mi ricordava molto Alonso sotto certi aspetti: voleva vincere ad ogni costo, ed il suo modo di vedere le corse non contemplava la sconfitta. Quando ciò accadeva, la prendeva molto male“.
Rivola, che ora ha lasciato la F1 per spostarsi con l’Aprilia nel Motomondiale, ha aggiunto: “Abbiamo lavorato moltissimo su questo aspetto, sulla capacità di gestire l’ansia, della rabbia e sul lasciare da parte gli errori. Capita mediamente che su 15 curve tu ne possa sbagliare una e non è che puoi pensare all’errore per le successive 14. Devo dire che ha lavorato molto, riuscendo a migliorare quasi in tutto“.
Il manager emiliano ha chiuso ricordando le grandi sofferenze che hanno colpito Leclerc, dalla morte di Jules Bianchi a quella del padre nel 2017: “Credo che le tragedie che ha dovuto affrontare nella vita, da Jules Bianchi al padre, lo abbiano aiutato a crescere, diventando molto più forte“.