Al volante di un bolide di F1 il botto è sempre dietro l’angolo. Ma quanto hanno pagato i team nel 2022 per i crash dei loro piloti?
Il meteo e gli incidenti sono due delle variabili che possono influenzare negativamente un weekend di gara per una scuderia di F1. Anche in questa stagione abbiamo assistito ad uscite di pista clamorose, alcune molto violente e preoccupanti, in cui la macchina si è distrutta, basti pensare al GP di Monaco con la Haas di Mick Schumacher che si è letteralmente spezzata in due, o alla carambola di Guanyu Zhou a Silverstone che ha visto la sua Alfa Romeo finire addirittura tra le barriere e le reti di protezione. Un’immagine che ha fatto venire i brividi a tutti.
Ma se grazie agli elevati standard di sicurezza raggiunti da queste vetture, chi è alla guida esce quasi sempre illeso, non lo stesso si può dire del mezzo meccanico, per la gran disperazione dei team principal che si trovano a dover mettere mano al portafoglio in maniera importante, in un momento in cui vige uno severo tetto di spesa da 140 milioni di dollari.
Ma qual è la somma che le squadre hanno dovuto impiegare per le riparazioni in un questa fetta iniziale di campionato?
La speciale classifica dei più spendaccioni per ragioni extra sviluppo, vede in testa la Williams. Dati al GP di Francia dello scorso luglio, penultimo round prima della pausa estiva, Nicholas Latifi ha combinato guai per 2.860.000 euro più della metà dei 4.017.000 euro usciti dalle casse degli inglesi.
Al secondo posto figura la Haas con 3.300.000 euro, di cui 3.180.000 euro per “merito” Schumi che, come detto, nel Principato ha combinato un disastro con i fiocchi dopo aver già disseminato le sue prove di errori grandi e piccoli.
Sul podio anche l’Aston Martin. La verdona non è un’auto riuscitissima dal punto di vista delle prestazioni e la graduatoria generale lo dimostra essendo davanti alla sola equipe di Grove. Anche per questo i due corridori Vettel e Stroll devono arrivare al limite per cercare di cavare un ragno dal buco. Inoltre, soffrendo molto nelle qualifiche per la mancanza di velocità sono obbligati a rimontare con tutti gli annessi pericoli, racchiusi in una cifra: 3.240.000 euro complessivi.
La medaglia di legno tocca alla Mercedes. Il porpoising e i suoi effetti ne hanno influenzato la condotta finora e per questo gli svarioni non sono mancati, pure da un driver di solito poco falloso come Lewis Hamilton. Per lui su contano oltre 2 milioni di euro per i pezzi da rinnovare, mentre nel complesso il budget è stato di 3.294.000 euro.
Salato anche il conto dell’Alpine, pari a 2.930.000 euro. Solo il ko di Esteban Ocon il quel di Miami è costato poco meno di due milioni.
Il sesto posto tocca al Biscione. Il botto di Zhou in Inghilterra è costato 2.720.000 euro dei 2.910.000 euro totali.
Più contenuto l’esborso della Ferrari che, tuttavia, non si è fatta mancare nulla dal Bahrain all’Ungheria. Carlos Sainz è quello che ha sbagliato di più, tanto che il suo conto ammonta ad 1.570.000 euro per un complessivo di 2.050.000 euro.
In un’annata senza grossi lampi fino ad oggi, l’Alpha Tauri è ottava con 1.420.000 euro. In McLaren hanno dovuto pagare 1.310.000 euro, perlopiù ad opera di Daniel Ricciardo.
Infine, nel pieno rispetto del “beati gli ultimi, che saranno i primi”, Red Bull se l’è cavata con appena 1.210.000 euro.
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