Superati i primi livelli di gioco, dovremo affrontare e sopravvivere anche alla fase centrale del torneo. A questo punto possiamo iniziare a far fruttare le informazioni raccolte nella fase iniziale.
Come già abbiamo visto per i primi livelli di gioco, la strategia e lo stile per approcciarsi a un torneo in modo profittevole sono molto vari e personali. Non è quindi l’intento fornire regole rigide, anzi faremo qualche riflessione sull’approccio generale. Il passo successivo sarà poi per ciascuno provare ad adattare il metodo ai propri punti di forza e preferenze.
Andremo anche a vedere un po’ più nel dettaglio quelle che sono le starting hand e lo stile di gioco generalmente più profittevole. Il tutto va preso, come sempre, come base per partire e sul quale costruire la propria strategia personale.
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Gli obiettivi di gioco nella fase centrale di un torneo di poker
Superati i primi 4-5 livelli di gioco, a seconda della struttura del torneo, possiamo dire di esser giunti alla fase centrale del torneo. Questa fase abbraccia una grande fetta del tempo che passeremo al tavolo e possiamo considerarla conclusa con lo “scoppio della bolla”, quindi il momento in cui inizieranno le prime posizioni a premi. Lì inizierà la fase finale, che analizzeremo nel dettaglio in un secondo momento.
La strategia che andremo ad adottare nella fase centrale del torneo ha come scopo principale, ripeto, la sopravvivenza fino alla fascia ITM, cioè In The Money, nelle posizioni a premi. Oltre a fornire una preparazione delle fasi finali, nelle quali è importante non arrivare troppo corti o troppo stanchi e deconcentrati.
Lo scopo principale di questa fase sarà accumulare chips e accrescere il nostro stack senza prendere rischi eccessivi. In questo modo riusciremo a stare al passo con l’aumento dei bui conservando un margine di manovra adeguato. La priorità sarà comunque evitare grosse perdite o addirittura l’eliminazione in questa fase.
A questo punto dovremmo sapere che, secondo i principi dell’ICM, fare double up (quindi raddoppiare lo stack), comporta una vincita di valore estremamemente inferiore alla stessa quantità di chips perse, che comporterebbe quindi l’eliminazione. In generale finché non si va a premi, ma spesso anche dopo, l’equity (e quindi il valore reale) delle chips perse è maggiore del valore della stessa quantità di eventuali chips vinte.
La strategia per la fase centrale di un torneo di poker
Superata la fase iniziale del torneo, che come abbiamo visto dedicheremo principalmente allo studio degli avversari e la raccolta di informazioni, possiamo iniziare a sfruttare quanto raccolto e fare un po’ più di azione al tavolo.
Come agire Pre flop
Evitiamo di limpare, quindi di entrare in gioco senza rilanci preflop. L’ideale è stare sempre su importi standardi di 2,5/3,5 volte il grande buio (cui aggiungere un grande buio per ogni eventuali limp precedente). In questo modo possiamo contribuire a costruire un’immagine solida al tavolo e guadagnare un po’ di rispetto, che ci farà certamente comodo anche più avanti.
Potremo iniziare ad ampliare un po’ il range di mani con le quali aprire preflop. Quindi inizieremo a difendere le coppie intermedie anche da middle position. Possiamo ora entrare in gioco anche con mani speculative come connectors e conntectors suited. Se il tavolo non è particolarmente loose possiamo provare anche con le one gap connectors (ad esempio Q-10, K-J ecc, specialmente se suited).
La cosa importante è comunque sfruttare al massimo tutte le informazioni che abbiamo circa i vari giocatori al nostro tavolo. Ad esempio se abbiamo inquadrato un giocatore come tight e dopo un nostro rilancio si limita al call, possiamo ipotizzare con ragionevole approssimazione che non avrà una starting hand premium. In quel caso difficilmente non la proteggerà 3bettando, specialmente se noi abbiamo aperto da late position, suggerendo quindi di poter avere mani anche marginali.
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Dopo il flop
Riferendosi sempre all’esempio precedente, è quindi plausibile che l’avversario abbia una mano tipo Asso con kicker basso, coppia media o bassa, due figure o, meno di freuquente, connector o suited connectors.
Partendo da questo presupposto, possiamo osare una c-bet anche se non miglioriamo la mano al flop. Evitiamo di fare solo check in modo da sfruttare da un lato la fold equity che abbiamo sul giocatore, dall’altro per rafforzare e confermare l’immagine di giocatore tight-aggressive che abbiamo costruito strada facendo.
L’importo di questa puntata dovrebbe essere non inferiore alla metà del piatto e non superiore ai tre quarti. Così facendo, tenendo l’importo della puntata non troppo elevato, riusciremo auspicabilmente a dare l’impressione di voler tenere in gioco l’avversario. In questo modo, come spesso accade nel poker, metteremo in difficoltà l’avversario. Con una piccola dose di fortuna, oltre a portare a casa una piccola vittoria, abbiamo la possibilità anche di raccogliere altre informazioni.
Qualora in questa situazione dovessimo trovare il call, il suggerimento che mi sento di dare è di non accanirsi. Qualora il turn non migliorasse sensibilmente la situazione, lasciamo perdere la mano senza troppi rimorsi.
Non è ancora qui il momento di prendersi dei rischi superfui, peraltro con giocate eccessivamente creative ed evitabili.
Dobbiamo anche citare un errore molto comune. Nel caso la nostra c-bet in bluff vada a segno o si verifica una situazione simile, cerchiamo di resistere alla tentazione di mostrare la nostra mano.
Se non abbiamo un piano specifico e studiato, ove quindi intendiamo volontariamente infastidire gli avversari e costruire un’immagine di quel tipo al tavolo, facendo questa mossa diamo gratuitamente informazioni ai nostri avversari senza ricevere nulla (di tangibile) in cambio. Questo, se non ha uno scopo altro, non è mai, naturalmente, una buona idea. Nel poker le informazioni sono denaro sonante. Non regaliamole.
Conclusioni: pochi rischi, concentrati sull’obiettivo
Ricapitolando, possiamo dire che lo scopo nella fase centrale del torneo è sicuramente quello di accrescere via via il nostro stack per stare al passo con il cambio di livelli e il conseguente aumento di bui e ante. Riuscire insomma nell’intento di non trovarsi “strozzati” troppo presto e sopravvivendo fino allo scoppio della bolla, quindi fino alle posizioni a premi.
Per centrare questo obiettivo i suggerimenti sono stati di adottare uno stile di gioco principalmente tight-aggressive. In realtà, a seconda dell’esperienza e dell’abilità personale, oltre che dalla situazione specifica della composizione del tavolo, va bene ovviamente qualsiasi stile di gioco purché ci avvicini allo scopo. In ogni caso, nel dubbio questo è con buone probabilità quello che ci renderà la vita più semplice in generale limitando le possibilità di errori e passi falsi, i quali in un torneo possono rivelarsi spesso fatali.
Quindi sempre limitare i rischi, meglio vincere molti piatti di dimensioni contenute piuttosto che rischiare di continuo infilandosi in spot complessi.