Davanti il duello Verstappen-Sainz, dietro però oltre a Leclerc l’attenzione è stata tutta per Alonso, vero protagonista del weekend di Montreal.
La F1 è tronata a Montreal per il GP del Canada, fuori dal calendario per due anni a causa dell’emergenza Covid. E, per certi versi, è stato quasi come un tuffo nel passato, per diversi motivi. Innanzitutto per il ritorno delle macchine a effetto suolo, ovviamente, ma poi anche per alcune cose accadute proprio in questo weekend, che hanno fatto emozionare i fan non solo del circuito ma dell’intera F1. I protagonisti? Mick Schumacher ma soprattutto uno dei vecchi leoni del Circuis, Fernando Alonso.
Il tedesco, con il sesto posto in qualifica, ha fatto segnare il suo record personale in F1. Ma soprattutto ha fatto rivedere uno Schumacher, dopo papà Michael, nelle prime tre file di un GP. Insomma una bella emozione per i fan del Kaiser. Peccato per il problema in gara, ma finalmente il piccolo Schumi ha lanciato un segnale positivo.
Per l’asturiano invece parlano i fatti: dopo la qualifica, la cerimonia si è svolta proprio davanti alla tribuna principale. Max Verstappen, autore della pole, è andato a salutare il pubblico, che ha risposto in maniera alquanto tiepida (strano per un fenomeno come lui che da qualche stagione arringa le folle come pochi). Poi ecco il boato: il campione del mondo è sembrato sorpreso e ha di nuovo accennato a un saluto, non rendendosi conto che però il gesto era rivolto a un altro, ossia proprio ad Alonso. La cui prova il sabato ha davvero emozionato tutti i fan della F1.
19 anni, 2 mesi 27 giorni tra la prima e l’ultima prima fila di Alonso in F1. Il chè vuol dire che l’iberico ha messo a segno un altro record della sua carriera. A 40 anni, 10 mesi e 21 giorni è infatti il pilota più anziano in prima fila dal GP di Cina 2012 (Michael Schumacher 43 anni, 3 mesi e 12 giorni). Ma non solo. 156 gare tra due partenze in prima fila, con il primato precedente di Giancarlo Fisichella (107 da Austria 1998 ad Australia 2005) abbattuto.
Saranno numeri, ma raccontano solo in parte la carriera di un vero leone, che a Montreal è tornato a ruggire alla sua maniera. Facendo capire che è tutt’altro che un campione sul viale del tramonto. Anzi. Con un mezzo più performante potrebbe davvero dare ancora spettacolo lì davanti. L’Alpine è in crescita e l’asturiano ne ha prese quest’anno da Esteban Ocon, ma ha sempre reagito con grande calma e in Canada ha avuto la sua grande chance.
Che potesse essere un outsider pericoloso lo si è capito fin dal venerdì, dove ha sfoggiato un ottimo ritmo, anche sul passo gara. Sabato poi sotto il diluvio ha tirato fuori tutta la classe che lo contraddistingue e in Q3, al momento opportuno, ha graffiato come in passato, rubando la prima fila a un Carlos Sainz Jr che sperava di avere la sua chance con Max Verstappen.
La domenica però non è stata altrettanto emozionante per Alonso. Anche se il pubblico lo ha guardato in maniera molto attenta e trepidante, un po’ come fatto con Charles Leclerc, autore di una rimonta comunque importante dal fondo dello schieramento. Si sapeva che Alpine era inferiore a Red Bull e Ferrari, ma lo spagnolo se l’è dimenticato nella prima parte di gara, dove ha comunque seguito con un buon ritmo i due.
Con il pit stop tremendamente attardato è cominciato un altro GP per Alonso, che è stato costretto a mettersi dietro di nuovo ad Ocon, fino a chiudere in settima posizione quando, con un po’ più di scaltrezza, avrebbe potuto lottare anche per il quarto posto. Un vero peccato per il due volte campione del mondo, penalizzato poi a fine gara anche con 5″ di penalità per il zig-zag davanti a Bottas nelle fasi conclusive, che lo hanno rimandato in nona posizione. Poco o male però, perché per un weekend Alonso è tornato a far sognare, a ruggire in maniera imperiosa, come a dire: occhio che ci sono, e non chiamatemi vecchietto.
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