La Ferrari è cresciuta molto in questa stagione, solo la Red Bull ne ha tenuto il passo. Crollo di Mercedes ed Aston Martin.
Il 2021 è l’ultimo anno in cui stiamo vedendo all’opera questa generazione di monoposto. Si tratta dell’ottava stagione dall’inizio dell’era ibrida, un periodo segnato dalla dittatura Mercedes e dalle sofferenze Ferrari. In termini prestazionali, si era partiti, nel 2014, con vetture molto lente, che non riuscivano ad avvicinarsi ai tempi delle stagioni precedenti.
Tre anni dopo sono state cambiate le regole, con l’introduzione dei “gommoni” Pirelli, ali posteriori più larghe e basse ed, in generale, vetture molto più veloci grazie ad un aerodinamica più spinta. I risultati si videro subito, visto che vennero man mano stabiliti i nuovi record della pista, prima in qualifica e poi in gara.
Le performance venivano demolite di anno in anno, sino ad arrivare al 2019 in cui i regolamenti hanno subito ancora delle piccole modifiche. L’ala anteriore è stata spogliata di tutti i profili aerodinamici, per cercare di creare meno turbolenze alla vettura che segue e favorire i sorpassi. Inoltre, si voleva rendere meno veloci le monoposto.
Entrambi gli obiettivi fallirono, visto che le manovre di attacco restarono complicate, ma soprattutto, i piloti riuscivano ad andare sempre più forte. La Mercedes nel 2020 ha partorito il suo capolavoro assoluto, la W11 capace di vincere 13 gare su 17 (le avrebbe potute vincere tutte) siglando i record della pista in quasi tutte le gare.
In questi anni, come potete ben evincere pescando dai vostri ricordi, è mancata all’appello la Ferrari. Il Cavallino è stato a lungo in lotta per il titolo con Sebastian Vettel nel 2017 e 2018, ma dopo Monza in entrambe le stagioni, un mix di errori del pilota, errori della squadra e problemi di affidabilità hanno privato i tifosi dell’agognato mondiale.
Tuttavia, in quegli anni Maranello era cresciuta notevolmente, dopo la delusione di anni come il 2014 ed il 2016, in cui non era arrivata nemmeno una vittoria: una cosa del genere, in Ferrari, non succedeva dal 1993. Dati preistorici. Vista la competitività della SF70H e della SF71H, nessuno si sarebbe atteso che la Scuderia sarebbe crollata in una crisi tecnica senza precedenti.
Le difficoltà iniziano nel 2019, quando si punta sulla SF90, dotata del miglior propulsore del lotto ma di gravi carenze aerodinamiche. La monoposto sigla ben nove pole, trasformandole in sole tre vittorie a causa dei problemi di gestione gomme e dei soliti errori di strategia. Anche l’affidabilità ci mette del suo.
Il crollo verticale è targato 2020, dove viene ottenuta la peggior posizione finale nel mondiale costruttori dal lontano 1980 (all’epoca fu un decimo posto). La rossa conclude infatti sesta, superata, rispetto all’anno prima, da Red Bull, McLaren, Racing Point e Renault. Una disfatta che ha pochi precedenti, giustificata da una macchina telaisticamente obsoleta e dall’accordo segreto con la FIA sulla power unit, parte che viene nettamente depotenziata rispetto al 2019.
Come era auspicabile, la Ferrari è cresciuta molto nel 2021, anche se era forse impossibile fare peggio di quanto visto un anno fa. Il GP degli Stati Uniti ha rappresentato la diciassettesima prova del campionato, tante quante ne vennero disputate nella stagione del Covid.
Dopo Abu Dhabi 2020, la rossa aveva conquistato appena 131 punti, mentre quest’anno, con ancora cinque gare da disputare, siamo già a 250,5. Una crescita di ben 119,5 punti, nessuna squadra è riuscita a migliorare così tanto rispetto a dodici mesi fa. Infatti, la squadra italiana ora è in piena lotta con la McLaren per il terzo posto costruttori, con soli 3,5 lunghezze di ritardo dal team di Woking.
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Il secondo team che ha avuto il maggior progresso è stato la Red Bull, che con Max Verstappen è in testa al mondiale piloti. Per gli uomini di Christian Horner si registra un netto salto in avanti di 118,5 punti. I peggiori risultano essere Mercedes ed Aston Martin. I campioni del mondo hanno perso 112,5 punti, mentre i britannici (il cui team era chiamato Racing Point) ben 148, e dal quarto posto sonno scivolati addirittura al settimo.
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