Di chi è la colpa del crollo Ferrari in questo 2022 che doveva essere della riscossa? Per alcuni di Binotto, per altri non è del tutto così.
Mattia Binotto è soltanto un capro espiatorio o rappresenta buona parte della percentuale della debacle Ferrari? E’ certamente una domanda da un milione di dollari e ognuno ha una sua personale versione.
Di sicuro il Cavallino in questo prima parte di stagione non ha fatto una grandissima figura. E la ragione riside principalmente nel non aver saputo confermare le premesse poste durante i test invernali e non solo. Tra il Montmelo e il Bahrain, prima gara compresa, la Scuderia aveva dato l’idea di essere rinata dopo un 2020 tragico da sesta della classe e un 2021 leggermente migliore, ma comunque non all’altezza del suo blasone, ed invece nello spazio di poco tempo è tornata indietro.
Misteriosamente ha fatto il passo del gambero e da leader della classifica con un potenziale da vittorie e doppiette, si è fatta raggiungere della Red Bull e quindi superare. In un amen quanto aveva costruito è andato in pezzi e sebbene Leclerc, dopo Sakhir abbia vinto in Australia e più di recente in Austria, e Sainz abbia posto il proprio sigillo in Inghilterra, il bilancio non può essere considerato al 100% positivo.
Troppi gli errori commessi da parte del muretto dal punto di vista strategico, durante i pit stop e dagli stessi piloti sia in prova, sia in gara, senza contare un’affidabilità ballerina che ha portato ad alcuni ritiri. Un aspetto, quest’ultimo, a quanto pare non sorprendente per il team che, per il progetto attuale avrebbe investito tutto sulla performance, trascurando la solidità del veicolo.
Quando mancano 9 GP al termine della stagione gli energetici sono in testa alla generale con quasi cento punti di margine sulla Rossa, mentre tra i conduttori Charles è secondo alle spalle di Verstappen con ottanta lunghezze in meno.
Distacchi abissali che per qualcuno sarebbero meritevoli di un sacrificio. Quello del responsabile della squadra. Nella fattispecie, per Ralf Schumacher, ex driver ora commentatore, il 52enne nato a Losanna dovrebbe rassegnare le dimissioni e lasciare la mansione dirigenziale a qualcun altro.
Al contrario, per Felipe Massa, uno che a Maranello c’è stato e con il boss italo-svizzero ha lavorato, “sparare” solamente su di lui sarebbe ingiusto.
“E’ un ottimo ingegnere e una brava persona“, ha dichiarato il brasiliano. “Si intende moltissimo della componente tecnica dello sport, tuttavia i risultati non stanno arrivando e seppure non sia corretto prendersela esclusivamente con lui, è in parte responsabile“.
Il grande problema della Ferrari sta nell’esigenza sempre e comunque di mettersi in mostra. Di fare bene, e questa pressione, rischia ogni volta di mandare tutto il gruppo di lavoro in tilt.
“Forse dovrebbero adottare un approccio più calmo, sia per quanto concerne il processo decisionale, sia per la comprensione di quanto sta avvenendo, poiché gli sbagli fatti in avvio di campionato li stanno ripetendo“, la strigliata con consiglio. “E’ necessario un cambio di rotta immediato, altrimenti ci saranno delle consegnuenze“, la sua chiosa da aut aut.
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