La Juventus è nel pieno di una crisi con pochi precedenti nelle ultime stagioni, le cause sono imputabili ai calciatori o al management della Vecchia Signora?
Il tonfo in casa contro il Sassuolo è di quelli fragorosi. Il rumore della caduta si è sentito al di là delle mura dell’Allianz Stadium. La terza sconfitta della Juventus in campionato, dopo quelle contro l’Empoli e il Napoli, ha riportato gli entusiasmi sotto gli scarpini e la classifica ora riflette un andamento deficitario.
La Juventus del nuovo corso di Massimiliano Allegri è al settimo posto della classifica della Serie A dopo dieci giornate. A pari punti con la Fiorentina e solo un punticino più avanti del Sassuolo che, ieri sera, ha vinto per due gol a uno la sfida a Torino. Il distacco dalla capolista Milan è di tredici punti che, salvo clamorosi scivoloni, mettono la Vecchia Signora già fuori dai giochi per la conquista dello scudetto.
La duecentesima partita in serie A da allenatore per Allegri si è trasformata in un incubo. I bianconeri sono apparsi regrediti rispetto alle ultime partite dello scorso anno. Una squadra senza gioco che si affida all’estro di qualche interprete che ieri è cascato nella più classica delle serate storte. Certo non si può pretendere che a determinare le partite siano sempre le giocata dei singolo. Paulo Dybala ha cercato di risolvere la pratica da solo contro il Sassuolo, predicando in un deserto di idee. Se anche Federico Chiesa, uno degli uomini migliori a disposizione di Allegri, ha iniziato a palesare dei problemi realizzativi, la situazione sembra essere difficile da raddrizzare nel breve periodo.
Allegri sta facendo peggio di Andrea Pirlo, allenatore criticatissimo per l’intero arco della stagione 2020/2021. Dopo dieci match in serie A la Juventus, lo scorso anno, aveva raggiunto quota 20 punti ed era imbattuta, frutto di cinque vittorie e cinque pareggi. Maurizio Sarri, nel 2019/2020, addirittura volava in classifica a quota 26 punti, dopo dieci giornate, undici punti in più degli attuali della squadra di Allegri.
Le scelte dirigenziali della Juventus
Il club del presidente Andrea Agnelli ha, negli ultimi anni, dissipato un patrimonio manageriale straordinario. La premiata ditta Marotta-Paratici, oggi epurati dalla Juventus, riuscì a portare a Torino giocatori come Paulo Dybala, Miralem Pjanic e Gonzalo Higuain. Oltre al clamoroso colpo Cristiano Ronaldo, a Torino, nel corso degli anni, sono transitati campioni come Tevez, Vidal, Dani Alves e Khedira. Da non dimenticare gli arrivi, a parametri zero, di Andrea Pirlo, Paul Pogba e Kingsley Coman. Da non credere che due esperti di calcio di tale livello siano oggi finiti alla concorrenza, all’Inter (Marotta) e al Tottenham (Paratici).
Dal 1° luglio 2021 alla Juventus è arrivato Maurizio Arrivabene. L’ex team principal della Scuderia Ferrari ha assunto una posizione centrale nella gestione dell’Area Football dei bianconeri. Ripercorrendo la carriera professionale del bresciano, una domanda sorge spontanea: cosa c’entra Arrivabene nel club più titolato d’Italia?
Dopo diverse esperienze nell’ambito delle promozioni, a quaranta anni, Maurizio Arrivabene fu assunto in Philip Morris con la funzione di Manager Event Marketing. Per chi non conosce il marchio, si tratta della compagnia americana attiva nell’industria del tabacco, di cui Marlboro rappresenta il prodotto di punta.
Dopo aver raggiunto i più alti ranghi nell’azienda produttrice di tabacco, dal 2010 entrò a far parte della F1 Commission in rappresentanza degli sponsor della Formula 1 e dal 2015 in rappresentanza della Scuderia Ferrari. Per tre stagioni, fino all’avvento di Binotto, il ruolo di Arrivabene è stato quello di team principal della Ferrari. Non sono arrivati successi né tanto meno il team di Maranello è stato in lotta, fino alla fine, per un titolo mondiale.
Nella squadra bianconera Maurizio Arrivabene è già stato membro del Comitato Controllo e Rischi e del Comitato Nomine e Remunerazioni. Nel 2021 è arrivata per il bresciano l’assunzione delle deleghe per la gestione dell’Area Football della Juventus. “Essere alla Juve? Per noi – dichiarò Arrivabene prima del derby d’Italia – vincere è una cosa fondamentale”, eppure i risultati sono tutt’altro che in linea con gli obiettivi della Vecchia Signora.
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La stagione, per ora, della Juventus è un fallimento. La cessione di Cristiano Ronaldo al Manchester United per 15 milioni di euro più 8 di eventuali bonus rappresenta la chiusura di un’era. L’arrivo, a cifre dilazionate ma molto sostenute, di Locatelli e Kean non ha creato l’impatto desiderato. Per Allegri si prospetta un periodo molto, ma molto agitato.