Giocare con dei principianti può farci guadagnare, ma anche farci correre rischi enormi. È quindi importante sapere come limitare i rischi e massimizzare il profit, con dei consigli pensati ad hoc.
Che si tratti del turista benestante che vuole provare il brivido del gioco, del ragazzino alle prime armi che si gioca gli unici cento euro che ha in tasca aspettando la mano giusta per spingere, che sia il disperato che ha perso un capitale alla roulette e alle slot machine e, per aspettare gli amici, si siede al tavolo da poker per finire gli ultimi soldi rimasti: il giocatore principiante al tavolo può essere una buona occasione, quanto una scheggia impazzita che ci può portarci ad andar fuori di testa. vediamo quindi 8 consigli su come gestire al meglio questo tipo di avversario.
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Il calling station è il miglior avversario che possiamo trovarci davanti. Pochi stili di gioco sono così perdenti a livello proprio “strutturale”. Un fatto è certo, il giocatore principiante generalmente adora fare call. Sempre. Anche se non ha progetti che sia sensato seguire o punti facilmente battibili, solitamente fa un ragionamento che lo porta a pensare che quasi sempre il call sia la scelta meno rischiosa e che lascia possibilità di vittoria. Oltre al fatto di evitare, in questa logica, di trovarsi in difficoltà o in imbarazzo rilanciando o giocando in modo aggressivo.
Altro aspetto interessante, se già di base chi ha tendenze al gioco passivo chiama più facilmente puntate di importi maggiori, quando il giocatore principiante muove i primi passi, in genere non ha proprio idea, se non a grandi linee, di cosa siano concetti come pot odds, implied odds, equity e tutto il resto.Per questo motivo quando abbiamo un punto forte possiamo tranquillamente puntare cifre un po’ più alte del solito. Anche bet di size pari a 3/4 del piatto o anche un importo superiore troveranno spesso dei call in draw o addirittura con punti marginali. Sfruttiamo al massimo questa ghiotta occasione. Se non li prendiamo noi, a breve andrà a regalare le sue fiches a qualcun altro. Su questo non ci piove.
Si potrebbe anche pensare ad altri piccoli trucchetti, ad esempio qualcuno prova anche a sfruttare la poca dimestichezza con i valori delle fiches usandone alcune piuttosto che altre quando si punta o si rilancia. Magari la cosa funziona anche, ci mancherebbe, ma non credo ce ne sia neanche tutta questa esigenza. Parliamo pur sempre di un giocatore che è all’inizio e comunque prima o poi quelle fiches le lascerà nel piatto. Salvo incredibili, quanto saltuari, rush fortunati.
Anche eticamente, se vogliamo, non sono mosse proprio limpidissime. Un conto è sfruttare la poca conoscenza del gioco, e ci sta. Tutti all’inizio si sono fatti le ossa a suon di bastonate dai giocatori più esperti. Per quanto possibile, meglio che il mio vantaggio sull’avversario resti comunque nei confini della strategia di gioco, senza sconfinare in mezzucci da un lato poco onesti, dall’altro che alla fine aggiungono poco a una buona strategia e un gioco fatto con la testa.
Come abbiamo già accennato nel punto precedente, il giocatore principiante tende a giocare passivamente quasi tutte le mani in cui non è pressoché certo di essere avanti. Per un eccesso di cautela pensa di limitare in questo modo i rischi. Come ci comportiamo quando però lo vendiamo spingere come un dannato, neanche avesse già scala reale con le due carte in mano? Come è facile intuire, la lettura di massima migliore che si può fare è che in quei casi sia meglio mollare il colpo. Salvo quando abbiamo una monster, e allora possiamo giocarcela sperando di dominarlo e non di essere dominati, conviene lasciar perdere del tutto la mano e via.
Le monster non capitano molto spesso in fondo. Ha di certo più senso attendere le mani in cui tentenna e poco alla volta mette i soldi al centro continuando con quel gioco a perdere. Perché andare a infilarsi in una mano contro qualcuno che seguirebbe fino al river a prescindere e quasi certamente ha molte più chance di essere pure buono? Ricordiamoci anche che in genere l’avversario principiante non è in grado di capire un nostro eventuale bluff. Ottimo quindi spingere quando siamo pieni, probabilmente non arriverà a capire la dinamica di base, ma se non abbiamo un punto che sappiamo quasi per certo esser sopra, non ha senso cercare di costruire uno scenario ingannevole a chi non ha i mezzi per capirlo.
Immaginiamo di avere a che fare con un bambino, se vogliamo ingannarlo non possiamo mettere in piedi scenari troppo complessi, altrimenti come potrebbe crederci se non ha neanche capito di che parliamo?
Un giocatore principiante difficilmente sarà uguale ad un altro. Anzi, in genere non avendo idea di alcuni concetti di base che ormai dopo un po’ si danno per scontati, il rischio di trovare giocate molto strane e quindi che possono spiazzarci, non è poi così raro. Una prima divisione che può essere utile fare per costruire un minimo di identikit del nostro avversario, divide i giocatori inesperti in due grosse categorie. Da un lato abbiamo tutti quelli che possiamo ascrivere sotto il cappello di principiante “timoroso”, dall’altra quelli che si identificano con il principiante “spavaldo“. Naturalmente ciascuno dei due tipi di avversario richiede una strategia di intervento ad hoc. Vediamo quindi come muoverci in uno o nell’altro caso.
È abbastanza semplice riconoscere il giocatore timoroso. Si tratta di quel giocatore dall’aspetto talvolta eccessivamente attento a tutto, spesso di poche parole, molto attento al proprio stack. Conta le proprie fiches molto spesso. In genere le tiene anche abbastanza in ordine e addirittura a volta, in partite cash game, dispone in modo separato davanti a sè le fiches che ha cambiato inizialmente da quelle che rappresentano una vincita (e a volte è sufficiente puntare o rilanciare di un importo che superi un po’ quella cifra per far schizzare la sua fold equity alle stelle). Per quanto riguarda il modo di giocare, in genere vedremo quasi solo call e fold da parte sua. Pochissimi rilanci o quasi nessuno, pre flop molti limp o call su raise avversari e pochissime aperture, anche di posizione. Durante la mano tenderà in genere a tenere basso il piatto, sia che abbia una mano forte, sia che si trovi in draw.
La strategia contro questo tipo di giocatore è abbastanza semplice. Di base ci comporteremo come facciamo contro un qualsiasi calling station o loose passive, a seconda dei casi. Ottimi i rilanci e i controrilanci preflop se abbiamo mano. Benissimo i bluff su eventuali scary card arrivate sulle varie strade. Se c’è possibilità che abbia un draw, facciamogli pagare tanto le carte, mettendoli spesso in condizioni di chiamare senza odds. Qualora vedessimo qualche accenno di aggressività che di punto in bianco si risveglia in lui, piazzando magari un grosso rilancio o addirittura tribettando il nostro raise o quello di qualcun altro, evitiamo di scontrarci con lui se non con delle monster. Quasi certamente in quel caso avrà una mano nel top range.
Il giocatore principiante che fa lo spavaldo invece lo si riconosce, oltre che dal chiaro atteggiamento sprezzante, anche dal modo di giocare esageratamente aggressivo, ma senza avere sotto una qualche strategia chiara o razionale. Immaginiamo un giocatore maniac, ma che non sa leggere le mani avversarie e non ha chiare le dinamiche circa la matematica del gioco. Diciamo che qui la strategia da adottare è abbastanza varia perchè necessitiamo una certa dose in più di adattamento al gioco del nostro avversario.
In linea generale l’ideale sarebbe giocare abbastanza tight. Andare cioè a selezionare molto le starting hand con le quali giocare contro questa tipologia di player. Così facendo andremo a raccogliere le puntate esagerate che fa di frequente. Poche mani contro questi giocatori, ma molto ricche. Altro aspetto a valutare, sfruttiamo l’aggressività fuori misura usando bene lo slow play. Un giocatore come questo tende a tuffarsi letteralmente quando chiude un punto che ritiene forte, quando quindi chiuderemo il nostro punto alto o il nuts, la cosa migliore è una bella imboscata.
Anche mani speculative con connectors o Ax suited sono buone mani contro il principiante spavaldo. Qualora riuscissimo a chiudere la nostra scala o il nostro colore nuts e l’avversario si trova magari con top pair e kicker forte o doppia coppia, o anche un colore basso nel secondo caso, potrebbe darci tranquillamente i resti attribuendo alla malasorte l’esito scontato fin dall’inizio.
Come già accennato sopra, il giocatore principiante non sa ancora applicare adeguatamente concetti come il calcolo delle pot odds, implied odds ed equity. Talvolta non sa ancora nemmeno stimare gli out o non se ne preoccupa proprio. In genere il ragionamento di molti è qualcosa del genere: se ho punto forte investo tanto, se ho punto debole passo. Ci sono poi quelli fissati con un draw particolare o che vivono sempre sperando arrivi la loro carta. D’altro canto ci sono anche quelli che corrispondono all’esempio di giocatore principiante “timoroso” che abbiamo visto prima. Questi giocatori in genere vogliono vedere il flop, se non hanno preso nulla semplicemente passano la mano. Se quindi c-bettiamo anche sempre contro questi player in genere non si sbaglia.
Sempre per cavalcare l’ignoranza circa il concetto di pot odds, una mossa carina che si può provare a fare è una piccola puntata al river. Non considerando l’entità del piatto, troveremo tanti di loro a passare non sentendosi avanti, anche se si tratta di mettere l’uno percento del pot totale. Diciamo che a grandi linee, contro giocatori di questo tipo, il fatto di puntare 10 o 50 non fa molta differenza. Cambia il fatto di puntare o meno. Se chiamano 10, molto probabilmente chiamano anche 50 senza farsi grossi problemi. Il trucco sta nel puntare tanto quando vogliamo il call perché siamo pieni e puntare poco quando non vogliamo ingrossare il piatto.
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Sul discorso del linguaggio del corpo, e dei possibili tell che gli avversari possono lasciarsi sfuggire, ci sarebbero da scrivere biblioteche intere. Limitiamoci per ora a considerare il fatto che, in linea generale, tenere sotto controllo i propri movimenti involontari mentre si fanno calcoli e si tiene sotto controllo una gran quantità di fattori, è uno degli aspetti più difficili di tutto il gioco. Anche i campioni e i professionisti più scavati talvolta si lasciano scappare qualche movimento sospetto, qualche cambio di atteggiamento o nel tono della voce. Qualche sguardo che va a rivolgersi nel posto sbagliato con un’espressione eloquente e tantissimi altri esempi di questo tipo. Per nostra fortuna anche coglierli e interpretarli è altrettanto un’attività molto complessa, quindi se anche ogni tanto ci scappa qualche segnale non è detto che venga colto e interpretato nel modo corretto.
C’è da dire in ogni caso, che generalmente il giocatore principiante ha qualche difficoltà in più a tenere sotto controllo anche questo aspetto. Un discorso simile a quando si guida l’auto per la prima volta. All’inizio ogni azione deve essere controllata “consciamente”. I pedali, il volante, le frecce, la frizione e il cambio, i cartelli stradali, i semafori, la propria velocità e giri del motore, gli altri veicoli che ci circondano, i pedoni, i ciclisti che spuntano a destra e sinistra. Insomma chi guida per le prime volte ha difficoltà addirittura a tenere una semplice conversazione.
Questo accada, se paragoniamo il funzionamento del nostro cervello a quello di un computer, per il fatto che dovendo seguire che ha la propria “memoria ram” completamente impegnata a controllare ogni singolo task richiesto per non far disastri alla guida. Col tempo poi, buona parte delle azioni viene eseguita da una sorta di nostro pilota automatico interno e queste vengono quindi eseguiti senza bisogno che la nostra attenzione diretta vi sia rivolta. Se non ci sono problemi e fila tutto liscio insomma, si va in questo modo a liberare spazio per gestire altri “processi”. Ripotando il discorso al poker, tenere sotto controllo la dimensione del piatto, gli stack degli avversari, le informazioni raccolte via via durante la partita e tutto il resto, col tempo diventerà un automatismo quasi inconscio, ma all’inizio ciascun singolo task può richiedere la quasi totale attenzione.
Come abbiamo visto, il giocatore principiante avrà necessariamente molte difficoltà a tenere sotto controllo i propri movimenti del corpo, la propria voce e gli altri aspetti che possono far trapelare un’eventuale stato d’animo o pensiero circa la mano in corso. Osserviamo bene quindi le reazioni corporee del nostro avversario principiante. Se la pelle del viso si arrossa o inizia a sudare. Se la voce cambia tono o velocità. Il modo in cui sposta le fiches nel piatto cambia magari se sta provando un bluff o ha una monster e così via. La cosa più bella in assoluto in questo discorso è però di certo quando l’avversario, che ha magari letto qualcosa circa i tell, prova a simulare una reazione opposta a quella che naturalmente avrebbe. In questo caso, non avendo il principiante la dimestichezza adeguata per controllare tutti gli aspetti del gioco e anche questa “recita”.
Giusto per citarne qualcuno, i tell più comuni che possiamo notare facilmente sono ad esempio:
Gestire in modo corretto la presenza di uno o più giocatori principianti al nostro tavolo può fare una bella differenza per le nostre tasche quando va tutto per il verso giusto e risparmiarci al contempo qualche rosicata di fegato qualora questo ci scoppi qualche mano portando qualche giustificazione assurda. Seguendo queste cinque piccole accortezze viste oggi dovremmo anche essere in grado di avvicinarci a quello che è uno dei principi cardine di tutto il gioco: entrare nella testa nel nostro avversario e riuscire a interpretare intenzioni e mosse che sta per compiere.
Non smettiamo mai di allenarci in questo aspetto, saper padroneggiare questa abilità ci permette di affrontare con successo sia i giocatori di livello superiore, che i completi principianti.
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