È sempre sbagliato insultare, definire “Fish” o “Donk” (se non peggio) gli avversari principianti che fanno mosse stupide, è però importante capire come gestirli, in modo da non farci trascinare in qualche rischio inutile.
Questo porta senza dubbio a una prima grande “scrematura”. Se vogliamo misurarci con avversari di buon livello, o che quantomeno non giochino completamente a caso come fossimo al banco della roulette, generalmente è sufficiente, dopo essersi un po’ fatti le ossa ai micro limiti, si può provare a fare level up. Questo non ci garantisce in ogni caso che qualche giocatore occasionale, magari perchè di suo benestante, non si sieda comunque a tavoli con limiti maggiori creando un op’ di scompiglio. Vediamo come gestire la cosa senza rimetterci o mangiarci il fegato quando proviamo anche ad ascoltare le giustificazioni di quelle giocate assurde.
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Come in tutte le questioni dibattute, ci sono sempre schieramenti polarizzati ai due estremi e i moderati nelle posizioni più vicine alla via di mezzo.
Ci sono player che non sopportano il fatto di vedersi scoppiare una monster dal genio di turno che chiama fino al river con 6
Troviamo poi, al polo opposto, altri giocatori che si siedono al tavolo solamente se sanno di avere edge su almeno 7 giocatori su dieci e non disdegnano partite cash game a bassi limiti, dove però il raise standard pre flop è 15x e il resto della mano in genere è sempre un tripudio di rilanci e controrilanci quasi senza senso. Può essere un po’ rischioso, ma se si ha la pazienza di attendere la mano giusta si può vincere piatti enormi senza chissà che finezza di gioco.
Altri invece non guardano più di tanto quello, ma si focalizzano principalmente ad adattare volta per volta il proprio gioco al field che si incontra.
Premesso che, per quanto stimolante, sedersi sempre con dei pro player o con giocatori che sono di gran lunga più bravi ed esperti di noi, non porta in genere grossi guadagni, è anche vero che paradossalmente è quasi più complicato giocare contro player che non sembrano seguire mai una qualche strategia razionale di gioco.
Possiamo anche applicare al poker l’antico adagio che recita quanto sia più pericoloso un idiota di un genio crudele? Si potrebbe rispondere che dipende, ma nel poker potremmo quasi dire di sì, ma ad alcune condizioni.
Trattandosi il poker di un gioco di abilità fondamentalmente intellettuale, a qualcuno può far più paura qualcuno di completamente imprevedibile, rispetto a chi è molto esperto. Quest’ultimo in qualche modo ci dà almeno la chance di intuire le sue intenzioni, dal momento che almeno a lui stesso sono chiare. Il primo no. Ci costringe ad adattarsi a lui, ignorando pressochè qualsiasi nostro tentativo. Concentrato solo ed esclusivamente sulle proprie carte o i propri riti porta fortuna.
Se vogliamo però portare il discorso all’estremo, è anche vero che se il giocatore numero 10 al mondo, si siede al tavolo coi primi 9, probabilmente non passerà un bella serata.
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La soluzione, come sempre, potrebbe essere il giusto compromesso. Diciamo che il pollo o la meteora impazzita al tavolo non dovrebbe rappresentare un problema, ma anzi quasi sempre un’opportunità. Naturalmente a patto che stiamo giocando secondo tutti i crismi circa la gestione del nostro bankroll principalmente e tutte le altre accortezze “esterne” alla partita singola. Nel momento in cui sediamo a un tavolo con limiti che non possiamo permetterci di sostenere economicamente, l’errore di partenza lo stiamo commettendo noi. Noi che in questo frangente ci definiamo, magari non esperti, ma almeno giocatori razionali e sensati, abbiamo la responsabilità di decidere quanti e quali rischi prenderci a seconda della nostra situazione personale.
Non possiamo neanche tralasciare il fatto che alcuni giocatori simulano un gioco insensato o da principiante. Non si può certo escludere che il player che fa giocate apparentemente senza senso spargendo fiches a destra e sinistra, non stia in realtà mimetizzandosi e gettando le basi per fare qualche colpaccio passando inosservato. Prima di bollare qualcuno come “pollo del tavolo”, riflettiamoci sempre un attimo in più. Non si sa mai.
Facciamo un esempio che credo andrà a chiarire la questione. Se abbiamo un bankroll di $40,000 e ci sediamo a un tavolo $2/$4 con il classico riccone in vacanza che lancia fiches da $100 come fossero caramelle, non ci spaventa l’eventualità di perdere male qualche colpo da 1 o due stack perchè gli gira bene, se poi possiamo recuperare nel lungo periodo. Anche perchè il giocatore occasionale che butta soldi considerando il poker come una slot machine, col tempo tenderà a restituirceli tutti con gli interessi.
Esistono persone che guadagnano dal proprio lavoro e dai propri investimenti magari $1,000 dollari al giorno o più. Se uno di questi ogni tanto decide di giocarsi qualche migliaio di dollari a poker per passarsi la serata, non avrà nessun problema a perderli, l’ha messo in conto e in poco tempo si avrà in tasca di nuovo. Se però il nostro bankroll è ad esempio di soli $4,000 (e non abbiamo modi esterni di reintegrarlo) e ci lanciamo allo stesso tavolo con il medesimo giocatore, non credo che prenderemmo con la stessa sportività eventuali perdite di uno o due stack, in quanto sarebbero una mazzata enorme in questa situazione.
Chi è in quel caso il “donk”? Quello che ha coscientemente speso dei soldi che gli avanzano per divertirsi giocando a poker a caso, o noi che abbiamo rischiato un quarto del capitale (che, ripeto, non reintegreremo certo con tale facilità) in una partita singola, quindi con enorme varianza?
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