Jeddah sotto accusa per la mancanza di rispetto dei diritti umani. Il ministro dello sport Al-Faisal cerca il dialogo con Hamilton.
L’Arabia Saudita non ci sta. Contestata a più riprese da alcuni protagonisti del Circus per il suo regime autoritario e discriminatorio, ha deciso di mettere tutto a tacere in stile “democratico”.
Sfruttando la pratica dello “sport washing”, il Paese sarebbe intenzionato a ripulirsi l’immagine che si è creata nel tempo. Per questo le protese da parte degli stessi piloti in merito alla propria presenza sul territorio e la minaccia di non rinnovare il contratto con la città sul Mar Rosso, hanno, non poco, agitato gli animi del governo.
Se dal canto suo Lewis Hamilton continua ad essere sordo da questo punto di vista e convinto che in un posto del genere non si dovrebbe gareggiare, dall’altro l’esecutivo tramite la persona del ministro dello sport Abdulaziz bin Turki Al-Faisal, avrebbe proposto al britannico un incontro per discutere della questione.
Purtroppo per Jeddah, l’attentato avvenuto nel corso delle prime prove libere della F1 ad una ventina di chilometri dalla pista non ha aiutato a migliorare la situazione, eppure dai vertici non mollano. Anzi, all’opposto.
Dopo aver rivelato di aver letto i commenti del #44, il politico, nonché lui stesso driver, ha offerto al sette volte iridato la possibilità di un confronto diretto così da chiarire ogni dubbio.
“Si legge molto sull’Arabia Saudita, ma non si sanno quali siano i dettagli che stanno dietro alle cose. Alla fine viviamo i parti del mondo piuttosto diverse, con mentalità e cultura differenti“, le parole del 38enne riportate da Motorsport.com.
“Avremmo potuto dire che non vogliamo problemi e lasciarci condannare dalla comunità internazionale, ma non l’abbiamo fatto. Siamo qui per avere una discussione aperta“, ha proseguito desideroso di gettare acqua sul fuoco.
Dopo tutto non sarebbe la prima volta di un tu per tu tra le autorità locali e gli attori della classe regina dell’automobilismo. Già nel 2021 Al-Faisal si era confrontato con Sebastian Vettel, il quale addirittura aveva organizzato una competizione kartistica dedicata alle donne, nel segno dell’inclusione.
“Lo ringraziai per aver dato vita a quella iniziativa”, ha tenuto a sottolineare. “Non sto dicendo che siamo perfetti e nemmeno che siamo i migliori al mondo. Abbiamo i nostri problemi, certo. Ma stiamo cercando di risolverli e stiamo andando avanti con il ritmo con cui possiamo. A volte riusciamo a fare cose molto velocemente, altre di meno“.
Sotto questo profilo non si può non concordare. Cambiare radicalmente pensiero non è possibile dall’oggi al domani
“Dietro ci sono vicende complicate, ma ci teniamo molto ad essere d’esempio per gli altri. E’ un dovere assicurarci che il futuro dei nostri figli sia prospero, così come per tutti coloro che vogliono vivere nel nostro Paese“, ha chiosato con intento persuasivo.
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