Il quinto posto di Magnussen in Bahrain è come una vittoria per la Haas, che sta vivendo settimane a dir poco complicate.
Il Gran Premio del Bahrain ha finalmente riacceso i riflettori sulla F1. La tanto attesa “nuova era” è cominciata, e sembra anche col piede giusto. Vetture belle da vedere, prestazioni al top, qualche sorpresa ma soprattutto tanti sorpassi. Anche perché l’obiettivo del cambio di regolamento era proprio questo, di ottenere maggior bagarre. La scena se l’è presa meritatamente la Ferrari, che con una doppietta ha spazzato via in un colpo due stagioni davvero complicate, fatte di tante delusioni e bocconi amari mandati giù.
A dirla tutta però il primo weekend di gara del Mondiale 2022 ha avuto un altro grande protagonista, ed è il team Haas. E, come accade spesso nel mondo dello sport, si è scritta una bella pagina emozionante.
Una top ten ottima centrata con Kevin Magnussen e un undicesimo posto comunque positivo di Mick Schumacher hanno davvero reso il team statunitense felice dopo annate complicate. Basti pensare che il quinto posto del danese ha già fatto ottenere alla Haas più punti di quelli ottenuti nelle ultime due stagioni. Per questo la gioia incontenibile di Günther Steiner a fine corsa è più che giustificata.
Entrata in Formula 1 nel 2016 dopo le ottime cose fatte vedere negli Usa nella Nascar, la Haas ha dato vita a un progetto ambizioso, condotto dal meranese, capace di attirare l’attenzione di Ferrari e Dallara, rispettivamente motore e scheletro della monoposto a stelle e strisce. In breve tempo con uno dei budget più bassi del campionato e una struttura aziendale nemmeno paragonabile a quella delle altre scuderie, la Haas è riuscita a farsi vedere in F1, nonostante le difficoltà. Nelle ultime due stagioni però un periodo di stop preoccupante, con vetture fanalino di coda del gruppo. Una debacle che ha messo a rischio l’intero progetto. E l’inizio di 2022 è davvero stato da incubo.
La guerra in Ucraina ha colpito duramente il team, che contava come sponsor principale quell’Uralkali, di proprietà del magnate di Mosca Mazepin che per sbarcare in F1 ha imposto anche il figlio Nikita alla guida di una delle due monoposto Haas. Lo stop agli sponsor russi ha rischiato così di mettere in ginocchio un team già alle prese con un momento chiave della sua storia nel Circus. L’addio poi anche al pilota a pochi giorni dal via del campionato è stato un ulteriore momento delicato, che poteva creare ulteriore caos. E invece l’esordio del Bahrain ha regalato letteralmente un sogno alla scuderia americana.
Un trionfo, a suo modo, che parte come detto da lontano. Dalla tenacia dell’altoatesino Steiner, che non ha sbandato neanche adesso, quando la situazione poteva abbattere chiunque ma non uno come lui, fatto di roccia dolomitica come quella che c’è dalle sue parti. Ma a non mollare è stato l’intera struttura, che ha creduto fortemente nel progetto 2022 e su una monoposto che doveva essere quella del riscatto e, almeno alla prima apparizione, ha dato segnali decisamente incoraggianti.
E poi come non citare quel Magnussen, messo alla porta due stagioni fa e che, di colpo in bianco, si è ritrovato di nuovo in mezzo alla F1, alle prese poi con vetture decisamente diverse da quelle che aveva lasciato. Il danese non si è fatto intimorire e ha sfoderato una prestazione super. “Avevo perso motivazioni a correre sempre nelle retrovie. Quei due anni furono duri. Quindi sono andato via, ho partecipato ad altre corse, sono tornato sul podio, in pole position e alla vittoria. È stato tutto molto divertente. Me la stavo proprio godendo, ma poi Günther mi ha chiamato e ha rovinato tutto”, ha scherzato poi Magnussen.
E’ solo il primo passo di una stagione che, comunque, sarà difficile, visto che trovare sponsor nuovi in questo momento è tutt’altro che semplice. Ma la Haas ha fatto capire che non mollerà di un centimetro. E che nel sogno F1 ci crede e vuole continuare ad alimentarlo. Con queste premesse, deve farlo.
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