La F1 regala pagine di storia che si rinnovano continuamente, ma alcuni episodi sono impossibili da dimenticare.
Quando pensiamo alla F1 scorrono davanti a noi immagini che non hanno tempo: la nostra mente ritorna su duelli indimenticabili, momenti belli e giornate drammatiche, ma tutto rientra nella fantastica storia di questo sport. Se guardiamo a molti anni fa, possiamo risalire ad eventi che oggi non potrebbero mai verificarsi.
Il caso più eclatante nei settantuno anni di vita della massima serie è probabilmente datato 1977, stagione del secondo titolo mondiale di Niki Lauda, l’ultimo con la Ferrari. Il “Computer” austriaco dominò la scena, dopo essere stato sconfitto dalla McLaren di James Hunt nella stagione precedente a seguito del drammatico incidente del Nurburgring.
Proprio a causa del drammatico inferno di fuoco dell’anno passato, la F1 decise di non tornare più al Nordschleife, il famosissmo inferno verde che nel corso degli anni è costato la vita a decine di piloti. Tutt’ora, su quella pista, si disputa il campionato tedesco VLN dedicato alle vetture GT3, la cui corsa più importante è la famosa 24 del Nurburgring che si corre in estate.
Tornando al 1977, il Circus si spostò sul tracciato di Hockenheim, nella configurazione ricca di lunghi rettilinei che venne utilizzata sino al 2001. La pole position venne segnata da Jody Scheckter sulla Wolf Ford–Cosworth, ma il sudafricano dovette arrendersi in gara alla Ferrari di Lauda, chiudendo secondo davanti alla Brabham Alfa Romeo di Hans–Joachim Stuck.
A quella gara si iscrisse anche Hans Heyer, a bordo della tedesca ATS. Il pilota era piuttosto famoso in Germania, avendo vinto il campionato di turismo nel 1974 con una Ford Escort ed il vecchio DTM in due occasioni, nel 1975 e nel 1976. Si trattava, dunque, di un vero asso dei campionati turismo, storicamente molto seguiti nella sua patria. La sua voglia di mettersi in mostra lo motivò a partecipare ad una corsa di F1, dando vita ad un episodio eclatante.
Il team ATS schierava una vettura Penske, rilevata dalla squadra statunitense che si era ritirato al termine del 1976. Heyer non riuscì a qualificarsi alla corsa (all’epoca vigeva la regola del 107% che imponeva un distacco massimo dal poleman per riuscire a prendere parte al GP della domenica), e venne dichiarato come riserva se qualcuno non avesse potuto partecipare alla gara.
Il pilota decise di schierarsi nella pit-lane, ma tutti i 26 partenti avrebbero regolarmente preso il via, infrangendo il suo sogno. Il mito di Heyer origina proprio da questa situazione: il tedesco chiede ad alcune ombrelline di coprire la sua monoposto, facendole in seguito spostare nel momento della partenza.
Clamorosamente, nessuno dei commissari si accorge dell’accaduto, ma dopo pochi giri il suo sogno finisce a causa di un problema alla trasmissione. Solo dopo il suo ritiro i giudici prendono coscienza dell’accaduto, e la loro decisione è una cosa che mai più si è verificata: Hans viene squalificato a vita dalla F1, non prima di essere entrato di diritto nella storia per il coraggio dimostrato.
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Con tutte le tecnologie odierne, le telecamere, i cronometri ed i sensori piazzati in ogni angolo dei tracciati, ripetere una tale impresa sarebbe un’utopia. Ad Hans Heyer resta dunque questo primato, che nessuno in futuro potrà mai portargli via. Il tedesco ha poi continuato a vincere in Germania, imponendosi con una BMW alla 6 ore del Nurburgring del 1982. Ha preso parte anche alla Dakar ed ha passato la passione per i motori anche a suo figlio Kenneth, a sua volta pilota automobilistico in categorie minori. La dinastia Heyer continua, in attesa di nuove imprese titaniche.
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