Quando parliamo di isolation play ci riferiamo a delle tecniche finalizzate a ridurre i nostri avversari contemporaneamente in una mano. In questo modo andremo ad aumentare le nostre chance di vittoria sotto molteplici aspetti.
Come è facilmente intuibile, maggiore è il numero di giocatori coinvolti in una tale mano, minore saranno le nostre chance di portare a casa il piatto, di ingrandirlo quando siamo forti o tenerlo sotto controllo se necessitiamo miglioramenti strada facendo e, in generale, controllare meglio la pressione sull’avversario e i pattern di puntate. Isolare il gioco ci aiuta quindi sotto molteplici aspetti.
Ci sono molti modi per eseguire una cosiddetta isolation play, ma non tutti sono efficaci o riescono a garantire una “copertura” decente di ciò che abbiamo intenzione di fare. Vediamo come isolare correttamente il gioco, senza al contempo rendere troppo evidente il nostro gioco.
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In moltissime situazione durante il gioco è più profittevole giocare una mano heads up, piuttosto che competere allo stesso tempo con più avversari in un piatto multy-way.
L’isolation play si può effettuare in molti modi diversi, anche a seconda della situazione e delle possibilità concrete, ma le dinamiche di base grosso modo sono sempre le stesse. Partiamo quindi da queste per poi andare ad analizzare via via le possibili evenienze.
In poche parole si trata di eseguire un controrilancio su un player che aperto con un raise, così da spingere gli altri giocatori a lasciare il gioco, potendocela così vedere con il solo avversario che abbiamo scelto.
I vantaggi che derivano da un isolation play eseguito correttamente e andato a segno sono essenzialmente due:
Prima di ogni altra cosa, andiamo a vedere quali sono le situazioni nelle quali ha senso effettuare questa mossa e il perchè può essere più o meno profittevole farla.
Già abbiamo visto come lo scopo di questa giocata sia la riduzione delle variabili con un conseguente aumento delle nostre probabilità di vittoria. Il fatto di eseguirla in un momento in cui giochiamo di posizione, non fa che aumentare in maniera ancora maggiore il nostro vantaggio ai danni dell’avversario.
La situazione nella quale più di frequente è utile tentare un isolation play è quando abbiamo un player short stack al tavolo durante un torneo e, come è naturale che sia, vogliamo giocarcela solo con lui, senza trovarci “tra i piedi” altri player, magari con maggiore stack.
Accade spesso durante un torneo, specialmente nelle fasi più avanzate, che i giocatori con uno stack basso vadano all in preflop per cercare il double up o rubare i bui e le ante per tornare in partita in qualche modo. Può essere che abbiamo ricevuto una starting hand adeguata a giocarci il colpo, ma non vogliamo rischiare di trovarci qualche altro call dopo di noi. Questo perchè ci troveremmo in tal caso a giocare fuori posizione non col lo short del tavolo, ma magari con qualcuno che, forte della sua posizione su di noi e del rischio che corriamo a scontrarci con un pari stack, ci “metta in mezzo” spingendoci a passare nelle strade successive, giocandosi lo shodown con lo short, con un piatto di oltre 3 volte lo stack del più corto.
Per questo motivo può essere una buona idea rilanciare forte per far capire agli altri player big stack di non ficcare il naso in questa mano. Poi chiaramente se troviamo quello con la monster, prendiamo il cooler e facciamocene una ragione. Sarebbe probabilmente finita allo stesso modo pure facendo solo call e giocando tutta la mano.
Siamo in posizione di cut off. Il player alla nostra destra è abbastanza short, ipotizziamo 5 big blind, e, dopo che tutti i player che parlavano prima di lui passano la propria mano, questo mette i resti.
Ricevute le nostre carte avevamo spillato un comodo A-Q che gioca bene contro la maggior parte del range avversario.
Come procediamo a questo punto? Analizziamo la situazione:
L’isolation play è una giocata perfetta anche per affrontare con profitto i limper al tavolo. Questi giocatori fanno spesso call pre flop, senza rilanciare, per cercare di comprare a poco prezzo la possibilità di chiudere qualche buon punto al flop.
Procedendo son il nostro rilancio per isolare, molte volte riusciremo a spingere il limper direttamente al fold. Guadagneremo quindi il piatto senza troppa fatica. In molti altri casi, invece, troveremo il call e avremo la possibilità di giocare il resto della mano da aggressori e, soprattutto, di posizione.
Il limp seguito da un call su un eventuale raise avversario è una mossa che osserviamo spesso tra i neofiti o i giocatori occasionali che non badano molto alla propria tecnica di gioco.
Su questo presupposto possiamo dire con una ragionevole dose di certezza che attaccare i limper, isolando la mano del contempo, è un’idea certamente vantaggiosa in termini di profit.
Un altro utilizzo profittevole dell’isolation play consiste nel fare un controtilancio contro un avversario ultra aggressivo. Il maniac appunto.
Se nell’esempio precedente lo scopo del nostro re-raise era di giocare lo showdown in heads up, mettendo i resti pre flop, in questo caso lo scopo dell’isolation è di giocare testa a testa con il maniac sfruttando il nostro vantaggio di posizione per aggiudicarci il piatto dopo il flop.
Stiamo partecipando ad una partita cash game NL Hold’em con bui 2$/4$
Uno degli avversari mostra un livello di aggressività molto elevato. Rilancia spesso pre flop e ha al contempo un rate di 3bet molto alto. Chiaramente non potrà avere sempre una starting hand composta da monster, spesso aggredirà quindi anche con mani marginali o comunque non premium. Sediamo alla sinistra di questo player, quindi una volta che il bottone ci supera, giocheremo di posizione su di lui.
Riceviamo le carte e spilliamo una pocket pair di 6. Il maniac piazza l’ennesimo rilancio pre flop. Nessun altro player fino al nostro turno fa azione, ma dopo di noi parlano altri giocatori, bui compresi.
Vediamo le possibilità a nostra disposizione:
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