L’Italia di Roberto Mancini ha riportato nel paese un trofeo che mancava da ben 53 anni. L’ultima volta a Roma..
Un trionfo atteso ben 53 anni un trofeo che in Italia sembrava ormai insperato dopo le finali giocate e perse delle ultime edizioni. Poi è arrivata la Nazionale di Roberto Mancini ed il vento è cambiato. Tutto è sembrato possibile a quei ragazzi, tutto è risultato semplice, molto più semplice di quanto ci si potesse aspettare. Uno dopo l’altro gli avversari sono caduti ai piedi di Insigne e compagni, incontro dopo incontro, passo dopo passo nel tabellone del torneo continentale.
Nessuno all’inizio ha probabilmente creduto alle reali potenzialità della nostra Nazionale, pochissimi hanno realmente immaginato la squadra allenata dal Ct Roberto Mancini come possibile protagonista del torneo tanto atteso, inizialmente previsto per il 2020 poi rinviato causa pandemia. Francia, Germania, Spagna, le previsioni degli addetti ai lavori sono andate sempre e solo in questa direzione, almeno fino a quando l’undici azzurro non è sceso in campo.
Da subito è risultato palese che questa Nazionale fosse un passo in avanti rispetto alla maggior parte delle altre compagini in gara. La solidità del gruppo, la qualità del gioco espresso, l’intensità delle prestazioni dall’inizio fino alla fine. Il girone eliminatorio con Turchia, Galles e Svizzera, poi l’Austria, la Spagna, il Belgio ed infine l’Inghilterra nell’atto finale del torneo a Wembley, novanta minuti, i supplementari e poi la solita lotteria dei rigori. Italia campione d’Europa.
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L’ultima volta in porta c’era Dino Zoff ed il calendario segnava l’anno 1968
Dai quarti di finale in poi si è avuta nettamente la sensazione, sfida dopo sfida che alla fine l’Italia di Chiellini, Verratti ed Insigne potesse alla fine trionfare. Tre gare, le ultime che hanno messo in risalto le varie anime di questa squadra, ha messo in luce le numerose variante tattiche e l’indiscutibile qualità tattiche di un squadra che all’inizio del progetto Mancini è stata letteralmente rifondata dalla ceneri di quella che mancò il Mondiale russo del 2018, episodio che ha segnato in maniera drammatica, sportivamente parlando, l’era Ventura.
Oggi questa Nazionale si prepara quindi ad affrontare il prossimo Mondiale, che il prossimo anno si disputerà in Qatar, anche li, ci sarà da sudare, tenere il controllo fino all’ultimo secondo, sognare. Troppi anni senza quel trofeo, gran parte dei tifosi nemmeno ricordava la notte del primo e unico, fino a poche settimane fa, trofeo continentale azzurro. Era il 1968 all’Olimpico di Roma, l’Italia di Valcareggi, con Zoff, Facchetti, Mazzola e Riva, batte la Jugoslavia per 2-0 nella ripetizione della finale, la prima gara era finita 1-1, il regolamento dell’epoca appare oggi alquanto bizzarro.
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In mezzo la finale persa nel 2000 contro la Francia grazie al golden goal (altra bizzarria temporanea nei regolamenti). Era la Nazionale di Dino Zoff, che arrivava dalla leggendaria finale vinta ai rigori contro l’Olanda. Poi c’è stata quella del 2012, persa senza senza mai entrare realmente in partita contro la Spagna per 4-0. Per le furie rosse è l’inizio di un’epoca d’oro condita da vittorie e prestazioni indimenticabili, mentre per gli azzurri la fine di quel sogno targato Cesare Prandelli, Antonio Cassano e Mario Balotelli. Loro, che aveva dato al paese l’illusione che il trionfo alla fine potesse essere possibile. Trionfo arrivato nove anni dopo, con una Nazionale sulla quale nessuno forse avrebbe puntato, proprio come nel 2012. Invece prestazione dopo prestazione è riuscita a convincere tutti, e mettere il paese, almeno calcisticamente parlando, per una volta d’accordo.