Nel GP del Giappone il trionfo di Miller e le sue parole hanno fatto comprendere ancora una volta cosa è mancato in questi due anni in Ducati.
“E’ stata la gara più bella della mia vita, mi sentivo un tutt’uno con la moto”. Così Jack Miller ha descritto il suo GP del Giappone, che gli ha consegnato la prima vittoria del 2022, la quarta da quando è in MotoGP. Un successo maturato sì nel contesto di un weekend strano a causa del formato delle prove e per le condizioni meteo che hanno influito sulla corsa della domenica, con i big che si sono dovuti accontentare di una gara anonima senza squilli, ma che lui ha interpretato come sempre, riuscendo poi ad approfittare della situazione per portare a casa il massimo.
Per una volta abbiamo visto un Miller in palla dal primo all’ultimo giro, un pilota che non si è sciolto al sole alla prima difficoltà ma che è riuscito a dare il massimo e a portare a casa il risultato. Sarà stato anche perché dietro non aveva la pressione stavolta del compagno di box o di avversari ancora più pericolosi, ma l’australiano non è mai stato tipo da mollare con chiunque. C’è qualcosa che sembra cambiato, da diversi mesi, è il successo di Motegi è il coronamento di questo periodo così “diverso”.
Miller di nuovo competitivo: perchè?
Che qualcosa stesse cambiando per l’australiano lo si è capito da inizio stagione, quando la tensione con il team Ducati ufficiale è cominciata a montare, GP dopo GP. La delusione per quanto fatto lo scorso anno è stata mostrata a più riprese alla stampa dai vertici, che hanno messo in discussione la scelta fatta su di lui in maniera decisa fin dalle prime prove del 2022.
Era arrivato nel team per essere il capitano, l’uomo nuovo che doveva dare la giusta svolta dopo anni di secondi posti, il nuovo Stoner. La suggestione era tanta e forse ha ingannato gli stessi vertici di Borgo Panigale, che hanno intravisto in lui il nuovo australiano capace di rendere vincente una belva che proprio non ne vuole sapere di trionfare nel campionato piloti. Ma dopo diversi mesi si è capito subito che la pressione era troppa per uno come lui, e nel frattempo è emerso invece quel Pecco Bagnaia che lo ha scalzato dal trono e lo ha relegato a un ruolo marginale di secondo.
La costanza si è vista solo a sprazzi e il 2022 lo ha confermato, complice però una situazione all’interno della squadra che non ha aiutato Miller, che dopo aver compreso di essere stato mollato, ha invece mostrato un’inversione di tendenza che deve far riflettere. L’addio alla Ducati e la firma per KTM sembra averlo fatto tornare sereno e libero di testa, libero di poter correre e basta, puntando sì al massimo ma senza pressioni eccessive. Solo ora stiamo vedendo il vero Miller, ma dall’altro lato possiamo dire anche che non è un bene per lui, anzi. E’ la conferma che non riesce ancora a vivere il fatto di essere uno dei piloti più talentuosi in MotoGP in maniera normale, ma che disperda tutto il suo potenziale con una mancanza di serenità che invece a questi livelli è fondamentale.
In Ducati ha avuto la grande occasione e l’ha sprecata, in KTM con ogni probabilità potrà tornare quello che stupisce, magari a sprazzi. Sarà sì il vero Miller, ce lo auguriamo, ma al suo livello, non quello che tutti speravamo e che sognava la Ducati e i suoi fans.