Il papà di Max Verstappen, ex pilota, oltre a seguire il figlio in F1 sta crescendo un altro talento olandese. Che ha raccontato il loro rapporto.
Piloti e papà, un rapporto che in F1 è da sempre molto controverso. Da semplici spettatori a presenze fisse e ingombranti, ma anche ottimi suggeritori e confidenti fondamentali. Negli anni ne abbiamo visti di esempi, basti pensare a Lewis Hamilton e all’importanza del padre soprattutto nei primi anni nel Circus. Oggi invece gli occhi sono tutti su Max Verstappen e papà Jos, da sempre molto legati, con la carriera del primo seguita passo dopo passo dal secondo, ex pilota tra gli anni ’90 e 2000 e che ha sicuramente saputo consigliare il giovane olandese.
Ma con Max finalmente in F1 e anche campione del mondo, Jos Verstappen ha anche più tempo per seguire le sue passioni e non solo. Infatti sta seguendo la carriera di un altro pilota, Thierry Vermeulen, figlio di Raymond, manager proprio dei Verstappen. Il ventenne ha esordito sulle auto nel 2020 a Zandvoort. E da allora non si è più fermato. A raccontare la storia a RacingNews365 e del rapporto con Jos è proprio lo stesso Vermeulen.
Vermeulen e gli aiuti di Jos Verstappen
“Andavo in kart per hobby, anche con Jos. La passione per le corse c’era sempre, ma l’occasione è arrivata un po’ dopo. Da un lato è un peccato, ma dall’altro sono molto grato di poterlo fare ora. Voglio dimostrare che io, anche se potrei essere partito un po’ più tardi rispetto ai piloti intorno a me, con la guida giusta posso anche arrivare a quel livello“, ha confessato Vermeulen. E in effetti i risultati parlano chiaro: nonostante un inizio tardivo, la stoffa l’olandese ce l’ha eccome. Nel 2020 ha esordito nel Porsche Sprint Challenge Benelux su una vettura GT4 ed è riuscito subito a conquistare il titolo.
“Era un livello molto diverso da quello attuale, ma alla fine devi iniziare da lì, soprattutto se non hai esperienza con il kart. Inoltre non sapevamo esattamente a che livello fossimo, ecco perché abbiamo optato per la GT4. Ci siamo seduti tutti, sia con mio padre che con Jos, per vedere come fare”. Vermeulen che poi ha confessato come la voglia di kart ce l’abbia avuta fin da bambino ma che il padre lo ha frenato. E solo con l’aiuto di Jos Verstappen è riuscito a iniziare una carriera nel motorsport. “Mio padre non era sempre entusiasta. Penso che sia stato più Jos e il suo entusiasmo che hanno contribuito a convincere mio padre che dovevamo davvero farlo“.
Oggi l’olandese corre nell’ADAC GT Masters, dopo aver corso lo scorso anno il sesto posto nella sua stagione di debutto in GT3. L’obiettivo originale è in realtà quello di arrivare fino alla Porsche Supercup per poi puntare alla Formula 1, ma alla fine Thierry, insieme a suo padre e Jos, ha optato per il campionato ADAC GT Masters. “In definitiva, la Porsche Supercup era l’obiettivo quando abbiamo iniziato con un’auto della Porsche Cup. Ovviamente puoi andare in molte direzioni con quel campionato, ma poi continui a fare solo gare sprint. Personalmente mi sento un po’ meglio anche su questo tipo di vetture. Hai solo un po’ più di aiuto con l’ABS e cose del genere. Per me questo aiuta perché mi manca il background del kart”.
E non disdegna quindi questo campionato: “La classe GT3 è molto ampia in termini di ciò che puoi fare. Anche il DTM è passato alle vetture GT3 e anche il mondo dell’endurance si sta spostando sempre più dalle vetture GTE alle GT3. La 24 Ore di Le Mans, Daytona, tutto questo sta passando lentamente ma inesorabilmente alle vetture GT3, quindi questo è stato un motivo importante per la mia scelta, perché ci ha permesso di abituarci a un’auto con cui potremo correre in tutto il mondo tra pochi anni, in America e in Europa“.
E sul rapporto anche in pista con Jos Verstappen ha confessato: “Quest’anno non ci siamo ancora allenati insieme, ma la scorsa stagione l’abbiamo fatto un paio di volte, anche a Zandvoort. Solo per mostrarmi uno stile diverso. Questo può ovviamente aiutare enormemente. Jos è molto aperto con me, quindi vedere e imparare da lui aiuta molto“. Anche se poi alla fine Jos segue sempre il figlio in F1: “Al giorno d’oggi puoi avere così tanti contatti per telefono, quindi Jos non deve essere necessariamente lì tutto il tempo. Ovviamente posso anche inviargli dati o immagini, o semplicemente fare domande”.
Vermeulen che poi è anche molto realista: “Ovviamente non sarà mai o sarà così intenso il rapporto come lo è stato con Max. Quello è ovviamente suo figlio e un progetto completamente diverso, che ha iniziato quando Max aveva quattro anni. Inoltre, guida anche i rally, ma continuiamo a parlarne quasi ogni giorno. Ci chiamiamo regolarmente durante la settimana. Jos segue tutto, ovviamente, quindi ha un’ottima panoramica di quello che sta succedendo nel mondo delle corse. Questo mi aiuta sempre”.