L’incidente occorsogli nei rally nel 2011 ha influenzato negativa la carriera di Kubica, che ora ammette di essersi rassegnato.
In occasione delle libere 1 di Abu Dhabi, ultima prova stagionale della F1, c’era anche lui. Robert Kubica. Il polacco si è calato nell’abitacolo dell’Alfa Romeo di Guanyu Zhou, concludendo la sessione in 14esima piazza, mentre il titolare Valtteri Bottas si fermava in nona. Un risultato tutto sommato discreto per quel che può valere, perché se i giovani schierati al venerdì si devono mettere in mostra per cercare di accaparrarsi un sedile, l’ex Renault sa bene che per lui, queste, sono soltanto occasioni per non perdere la mano.
Fra pochi giorni saranno 38 primavere e se non fosse per il 2019 quando la Williams volle integrarlo nel suo team, la sua assenza dalla griglia di partenza daterebbe fine 2010. Una vita. Un mondo fa. Una F1 totalmente diversa.
Certo, la parentesi a Grove, avuta dopo il terribile incidente al Rally Ronde di Andora del 6 febbraio 2011, gli ha dato l’opportunità di misurarsi con le vetture a motorizzazione ibrida, ma per sua stessa ammissione, molto difficilmente lo vedremo confrontarsi con quelle ad effetto suolo, almeno a tempo pieno.
Dal 2020 pilota di riserva del Biscione, proseguirà così ancora per un po’, cercando di approfittare di eventuali occasioni come fu ad esempio Monza lo scorso anno, dove si trovò a sostituire Kimi Raikkonen, assente per Covid.
Kubica dimentica la F1: ormai ne è consapevole
Per non restare fermo, il driver di Cracovia si è dato da fare nel DTM, nell’European Le Mans Series, LMP2 tra le fila della scuderia belga WRT assieme a Louis Delétraz e Ye Yifei. Con loro vince con una gara d’anticipo il titolo 2021. Mentre nel 2022, passa al WEC, sempre nella categoria dedicata al secondo tipo di prototipi con la veneta Prema con Lorenzo Colombo e ancora il ginevrino. La più grande disdetta per il trio arriva a Le Mans dove il successo viene mancato di un soffio.
Quest’anno, come detto, grazie alle risorse economiche fornite dal suo partner personale, la compagnia petrolifera polacca Orlen, ha potuto unirsi al gruppo a Yas Marina, ma altresì al Paul Ricard a luglio.
Due appuntamenti vissuti con intensità emotiva dal corridore. “Non so, potrebbe essere stata la mia ultima volta su una monoposto“, ha affermato negli Emirati, come riportato da RacingNews365.com. “L’unica ragione per cui ho accettato il ruolo di terzo pilota era proprio la chance di salire in macchina qualche volta. Ma credo che il weekend emiro sia stato l’ultimo”.
Per adesso il suo futuro resta in mano agli sponsor. Saranno loro a decidere su cosa investire. “Qualunque saranno le loro intenzioni, bisognerà vedere se vorranno coinvolgermi. Se gli sarò utile“, ha proseguito con manciate di realismo.
E giusto per evitare di farsi castelli in aria con il rischio di rimanere deluso, il vincitore del GP del Canada 2008, non ha escluso una sua uscita di scena definitiva dal Circus. “Sono sempre stato pragmatico. Quindi va bene. Non riuscire a trovare un sedile alla mia età, non sarebbe certo una sorpresa“, ha terminato ben consapevole del fatto che la carne fresca bussi alla porta delle squadre e venga maggiormente presa in considerazione rispetto ai conduttori più navigati, specialmente se in stand-by da tempo, seppur per ragioni non riguardanti il merito.