Il giornalista Giampiero Galeazzi è scomparso all’età di 75 anni. Aveva un modo di raccontare lo sport unico ed inimitabile.
L’ex giornalista della Rai è morto dopo una lunga battaglia che combatteva da tempo. Giampiero Galeazzi era uno sportivo, ex canottiere, ed amava profondamente lo sport e i campioni. In prima persona dimostrò di essere un grande atleta, vincendo il campionato italiano di canottaggio nel singolo nel 1967 e nel doppio, con Giuliano Spingardi, nel 1968. Partecipò alle selezioni olimpiche a Città del Messico e ricevette una medaglia di bronzo al valore atletico. Suo padre aveva trionfato nel 1932 agli europei nel “due senza” e, nel corso della sua carriera, il figlio d’arte romano fu uno splendido esempio di lealtà.
La Rai decise di scommettere sulla passione e il talento di Giampiero per raccontare lo sport. Inviato alle Olimpiadi del 1972 a Monaco di Baviera, dimostrò subito uno stile romantico ed appassionante. Negli anni Ottanta seguì anche il campionato di serie A, narrando da vicino i big match del campionato italiano. Uno dei momenti più spettacolari avvenne proprio negli spogliatoi dello stadio San Paolo, dopo la vincita del primo scudetto della squadra campana. Galeazzi fu travolto dall’affetto e dalla festa degli azzurri, raccontando l’evento con grande trasporto.
Le telecronache televisive di Giampiero delle Olimpiadi possono rientrare a pieno titolo nei momenti più entusiasmanti dello sport nazionale. In occasione delle medaglie d’oro nel canottaggio di Giuseppe e Carmine Abbagnale alle Olimpiadi di Seoul 1988 e di Antonio Rossi e Beniamino Bonomi a Sydney 2000, le parole del telecronista della Rai segnarono una generazione di appassionati.
In una delle giornate più memorabili della storia del Napoli, il giornalista riuscì a raccontare in diretta le emozioni di una squadra che rappresentava un intero popolo in festa. I suoi interventi non erano delle semplici interviste, ma Galeazzi aveva la capacità di raccogliere emozioni e trasmetterle alla gente. Il giornalista, durante la festa del primo scudetto del Napoli, passò il microfono a Maradona che, grazie a Giampiero, divenne telecronista per un giorno in un momento unico.
Le emozioni di una gioia pura invasero lo schermo. Galeazzi riusciva a trasmettere passione e lo capivano anche i campioni che lo circondavano. Quando Maradona è venuto a mancare il 25 novembre del 2020, Galeazzi disse: “Penso a lui e piango, lo ricordo e mi sento più solo. Un’emozione che fa male, che fa paura. Perché la morte di Maradona è la morte di un calcio che non potrà mai tornare. Gli chiesi, dopo la vittoria del mondiale che colore avesse il gol: lui mi rispose l’azzurro, il colore del cielo e del Napoli, il mio Napoli. Mai banale, sempre diretto. Non dribblava mai una domanda. Sempre disponibile. L’ho sempre inseguito a bordo campo, oggi però ho solo voglia di silenzio. Perché non esistono parole per descrivere Maradona, lui era poesia”.
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Il telecronista sportivo romano ci ha lasciati e potrà tornare ad abbracciare Maradona nei cieli. Un gigante buono che ha fatto bene allo sport e che ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani. Ciao Giampiero.
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