Lutto nel mondo del ciclismo nazionale: è morto, per le conseguenze di un male incurabile, un giovane atleta, abruzzese.
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Ci lascia un giovane a soli 36 anni
Aveva solo 36 anni. Destino crudele per un ragazzo che pur non essendo un grande nome di questo sport, non un uomo di punta, aveva condotto una bella carriera da gregario, partecipando anche a competizioni di grido nazionali, accanto ai campioni più affermati. E ottenendo anche discreti successi.
Lutto nel mondo del ciclismo: le vittorie a inizio carriera poi il ruolo da gregario
Nel ciclismo, si sa, sport di fatica, di cuore, di gambe, di polmoni, disciplina tra le più antiche e nobili al mondo, hai due strade da poter scegliere. O sei un fuoriclasse, le vinci tutte, domini la scena mondiale, ma lì Madre Natura deve metterci lo zampino. Oppure sei un “uomo ombra”, fai squadra, sei le fondamenta del gruppo, nelle gare a tappe aiuti i “grandi” e il team a raccogliere trionfi.
Lutto nel mondo del ciclismo: addio a Fabio Taborre
Fabio Taborre era amato e apprezzato da tanti colleghi. Nonostante un passato non proprio idilliaco, quando nel 2015 fu licenziato dal team Androni Sidermec, per aver utilizzato ormoni per la crescita.
Le accuse, il doping, la malattia
L’accusa era pesantissima: furto aggravato oltre che doping. Agì con un presunto complice. Lui si è sempre difeso, si è sempre professato innocente.
Quante gare da professionista
Nel corso della sua carriera Taborre vinse per ben tre volte il Memorial Pantani e poi ancora successi al Gp Camaiore nel 2011, conquistò una tappa del Giro d’Austria nel 2012. Aveva participato per ben due volte al Giro d’Italia. Fu presente 4 volte alla Milano-Sanremo, 4 al Giro di Lombardia, e ancora una volta al Giro delle Fiandre e una alla Parigi-Roubaix.
Nel mito di Pantani
Il cuore di Taborre non ce l’ha fatta. I suoi amici, quelli che gli volevano più bene, quelli che hanno sempre creduto alla sua innocenza, raccontano di averlo visto circa due settimane fa durante una cena. Giovane abruzzese, cresciuto col mito di Pantani, prima dei fattacci del 2015 aveva condotto una carriera più che discreta che gli aveva fatto acquisire non poca credibilità a livello nazionale.
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I ricordi affettuosi di chi lo ha conosciuto
Di lui, personaggi del ciclismo nazionale, oggi possono solo conservare bei ricordi, che trasudano dalle loro parole. Così riporta il quotidiano il Centro, giornale di punta della realtà pescarese. Alessandro Spezialetti, tecnico della Androni, lo ricorda così: per noi tutti era come un fratello più piccolo, il talento non gli mancava, si era anche tolto piccole soddisfazioni a inizio carriera. Schivo e riservato, chiedeva però consigli, era umile e cordiale. Guerriero instancabile nelle gare. Ricordo l’amicizia con il campione Danilo Di Luca, l’esperienza nell’Acqua e Sapone.
Un duro dal cuore tenero
Ancora su di lui: Faceva il duro ma dentro era un buono, attaccava per non essere attaccato, ma in lui non c’era cattiveria, forse solo tanta fragilità. Non meritava di andarsene così giovane, il talento non gli è mai mancato. Queste sono le parole di Stefano Giuliani, direttore sportivo, abruzzese come lui. Taborre lascia nel dolore i genitori Silvana e Marco, con cui viveva a Cappelle sul Tavo.