Lutto nel mondo del tennis: sono ore drammatiche per uno dei giocatori in assoluto più forti e più geniali della storia di questo sport.
Un uomo capace di vincere per 8 volte i tornei dello Slam e di aggiudicarsi 60 titoli Atp. Un atleta dalla personalità controversa, geniale e fragile nello stesso tempo, in grado più volte di ricadere e di rialzarsi, quando nessuno si sarebbe aspettato che sarebbe risorto a nuova vita, come l’Araba Fenice.
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Lutto nel tennis: dramma per l’uomo vinse 60 titoli Atp e 8 tornei dello Slam
Negli anni ’90, non esiste un appassionato delle racchette che non abbia amato e adorato il carattere, la tecnica, la tenacia di Andre Agassi, classe 1970, statunitense di Las Vegas, oggi allenatore, per 101 settimane al primo posto della classifica Atp. In grado di guadagnare in carriera oltre 30 milioni di dollari di premi in tornei disputati e ben 150 in sponsorizzazioni. Le sue battaglie con l’eterno rivale Pete Sampras, le sfide con il tedesco Boris Becker di tre più anziano, l’amore turbolento con Brooke Shields e la ritrovata serenità con la campionessa tedesca Steffi Graf, oggi sua moglie e madre dei suoi figli. Tutto questo ed altro ancora è stato ed è Andre Agassi.
Lutto nel tennis: il dramma familiare di Andre Agassi
La sua autobiografia, “Open”, anno 2011, è considerata ancora oggi uno dei massimi best seller sportivi di questo secolo. Ha venduto centinaia di migliaia di copie. Ed è qui che Agassi racconta la sua vita, la sua infanzia, il rapporto di odio-amore con il padre, gli inizi con la racchetta nelle mani. E ancora i successi nel mondo dello sport, gli infortuni e soprattutto gli abusi. Come quando ha confessato l’uso di metanfetamine, una notizia che ha sconvolto il mondo del tennis e non solo. Agassi ha raccontato di come “si è preso gioco” della Federazione, facendolo passare, ai controlli, nel ’97, per una azione involontaria, dando la colpa addirittura al suo assistente e accusandolo di essere un abituè della droga.
L’autobiografia “Open”: il best seller
Incredibile ma vero, Agassi non ricevette nessuna pena, la sua confessione fu ritenuta credibile e la sua carriera fu clamorosamente salva. Il racconto ha sconvolto l’opinione pubblica: arrivarono le accuse dei suoi ex avversari, di tanti altri sportivi, che ne chiedevano una sanzione esemplare retroattiva. Andre giustifica l’uso di quelle sostanze con le sofferenze a cui da bambino, da adolescente, lo sottopose il padre.
Lutto nel tennis: addio al padre Mike, storia di amore e odio
Quel padre, armeno di origine, ex pugile alle Olimpiadi del ’48 e del ’52, che oggi non c’è più. Sì, perchè Andre Agassi ha perso Emanoul, detto Mike, 90 anni, scomparso nelle ultime ore, dopo una lunga malattia. Era ricoverato in un ospedale di Las Vegas. Un rapporto conflittuale, a tratti anche tragico con il genitore. Il campione racconta di come abbia odiato il tennis nei primi anni di vita. L’ossessione di papà Mike per lo sport, il desiderio spasmodico che i figli primeggiassero e che arrivassero laddove lui non era arrivato. L’incubo di quella macchina spara palle, passata alla storia, come racconta Agassi figlio. Lui, nel suo libro “Open”, la chiamava il “Drago”. Palline sparate alla massima velocità, una dopo l’altra, scagliate contro un ragazzino che doveva provare a ribatterle tutte senza fiatare.
“Drago”, l’infernale macchina spara palle
Un ricordo non solo carico di tensione ma anche di commozione contenuto nel suo best seller. Perchè Agassi, da uomo intelligente quale è, sa bene che senza la severità, senza la durezza, senza quell’ossessione del padre, come la chiama lui nella sua autobiografia, non sarebbe mai diventato il campione che tutti abbiamo amato. E se nella storia del tennis mondiale non avessimo avuto uno come Andre, sarebbe davvero stata la stessa cosa? Chi lo ha amato, chi ha tifato per lui, non vuole neanche pensarci e deve ringraziare quel rude pugile arrivato dall’Armenia per aver plasmato un talento così. Perché Andre era incostante, non voleva allenarsi, e il padre che aveva intuito le sue doti incredibili, rispetto a quelle dei fratelli, lo sfiniva negli allenamenti per questa ragione. Agassi racconta che a 4 anni gli legava una racchetta al braccio. Incredibile ma vero.
Le confessioni di Andre Agassi sul padre-padrone
“Da ragazzino ho odiato il tennis, vivevo nella paura di mio padre, che mi voleva campione a tutti i costi”. Ecco le testuali parole dell’ex campione americano nella sua autobiografia. Ma Agassi ricorda anche le incredibili frasi del genitore durante gli allenamenti: “Papà dice che se colpisco 2500 palle al giorno, ne colpirò 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica. I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle all’anno sarà imbattibile”. Parole emblematiche contenute all’interno del libro, frutto di pensieri e parole di Andre Agassi, che le scrisse di suo pugno.
Terribile ma nello stesso tempo anche geniale. Papà Mike plasmò prima l’istinto alla risposta del figlio, giovane tennista, poi ne affinò le grandi doti offensive. Come quel suo famoso rovescio a due mani che ha fatto la storia del tennis.
Quella di Mike era una vera ossessione, non c’è dubbio: comprò una casa con un terreno tanto grande, si racconta nel libro, da costruirci un campo da tennis. Ci provò prima con i figli maggiori, Rita, Philly, Tam, ma in loro non vide talento, non vide quella purezza che invece c’era nel cucciolo di casa.
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Tenacia e disciplina per arrivare lontano
Andre cominciò a maneggiare la racchetta da quando aveva 4 anni. Il padre gliela legava al polso per non farlo smettere di colpire la palla. E poi lo martellava, giorno dopo giorno, negli allenamenti, cercando di capire fin dove il figlio sarebbe potuto arrivare. Dolore, sofferenza ma anche tenacia e disciplina. Agassi figlio cominciò ad essere quello che pochi tennisti erano. Un atleta di grandezza assoluta, capace di battere qualunque avversario. Andre era l’ultima speranza di rivalsa per papà Mike, che sapeva di farsi odiare. Ma dove sarebbe arrivato Agassi senza gli insegnamenti del padre?
Un Golden Slam, l’ingresso addirittura nella Hall of Fame del tennis: Andre ha vinto ovunque e ha superato i rivali più grandi. Papà Mike non c’è più, è morto. L’ostinato uomo arrivato dall’Armenia che adorava il tennis non c’è più.