Una gara di rimonta come ha fatto in passato. Ma Marquez continua a essere limitato dai problemi fisici. Perché sperare e perché dubitare.
Non è stato il miglior inizio di stagione per Marc Marquez. Dal 2020 l’iberico è alle prese con problemi fisici che ne stanno condizionando la carriera. E il 2022, che doveva essere l’anno della rinascita, per il momento sta andando proprio nella direzione opposta. Ad Austin però, nonostante l’ennesima sfortuna, stavolta patita al via, l’iberico si è reso protagonista di una grande rimonta dal fondo del gruppo, fermatasi al sesto posto.
Un vero pezzo di alta scuola, in pieno stile Marquez, quello visto negli Usa. Sarà stato il circuito di Austin, che da sempre ne ha esaltato le sue doti (i numeri su quella pista sono impressionanti per l’iberico), ma Marc è tornato a far vedere per diversi giri quello di una volta.
Marquez tornerà quello di una volta?
Il quinto posto all’esordio in Qatar aveva fatto davvero ben sperare per questa annata. Dopo un inverno complicato, vissuto tra Covid e diplopia, lo spagnolo si è presentato ai nastri di partenza anche con il dubbio sulla nuova Honda, che è davvero ben altra cosa rispetto a quella vista gli anni scorsi.
La casa giapponese ha optato per un nuovo progetto, più basato sulle indicazioni del suo pilota di punta, abbandonando lo sviluppo di una moto che, come confermato dallo stesso Marquez, era nata su misura per Dani Pedrosa ormai tanti (troppi) anni fa. Cambiare così tanto ovviamente porta a un periodo di studio del nuovo mezzo, che inevitabilmente costa in termini di risultati.
Ma proprio in Qatar sembrava che questo tempo di conoscenza del potenziale della nuova moto potesse come per magia dimezzarsi. In Thailandia invece l’ennesima brutta sorpresa. La RC213V soffre in parte di quei problemi che Honda ha da anni, quelli di una moto spesso scorbutica, ma non in frangenti normali: le cadute infatti arrivano quando meno te le aspetti, e questo non fa altro che alimentare un allarme sicurezza che proprio per Marquez non dovrebbe esserci.
E qui appunto si passa all’altro dubbio amletico, quello che riguarda le sue vere condizioni fisiche. La diplopia, ripresentatasi dopo 10 anni dall’ultimo episodio nel finale del 2021 dopo un caduta in allenamento, ha bussato forte anche in questo 2022. Ad ogni scivolata o highside, si ripresenta subito la paura che possa fermarsi per questo problema. E per un pilota guidare in queste condizioni, soprattutto mentali, non è un bene. Per uno come lui poi, sempre pronto a rischiare per trovare il limite, è proprio la cosa peggiore che possa esserci.
Il tarlo dell’infortunio dietro l’angolo, che addirittura non solo può fermati per qualche gara ma anche mettere a rischio la carriera, è qualcosa che può demolire un pilota. Uno come Marquez, un campione, per ora tiene botta, ma viene da chiedersi: per quanto ancora? Il rischio è quello di snaturarsi ancora di più, con una guida tutt’altro che naturale ma controllata, troppo. Tale però da annullare le caratteristiche del pilota, che ha fatto dell’esplosività la sua forza. Già l’infortunio alla spalla del 2020 lo sta ancora condizionando nello stile di guida, questo ulteriore freno rischia davvero di castrarlo ancora di più.
Tornerà dunque quello di prima? Difficile dirlo, ma i dubbi sono davvero tanti. Se la Honda gli metterà a disposizione una moto meno fisica ma più dolce, verrebbe da dire quasi a livello Yamaha, forse questo nuovo Marquez potrebbe giovarne e mettersi in corsa per qualcosa d’importante. Dalla sua c’è che con i problemi alla spalla che ha, ora sa gestirsi meglio. Ad Austin la rimonta è stata fermata solo dall’enorme sforzo fisico fatto prima, ma c’è da scommettere che in condizioni normali avrebbe conteso la vittoria a Bastianini. Questi dunque sono i due punti su cui sperare. Ma per ora il rebus Marquez è tutt’altro che risolto.