La carriera di Mattia Binotto è legata a doppio filo dalla Ferrari da tantissimi anni. Ecco quando è entrato nella Scuderia modenese.
Dopo tante critiche, Mattia Binotto si sta prendendo la giusta rivincita in questo 2022. Il team principal della Ferrari ha avuto il grande merito di tenere unita la squadra in un periodo molto difficile, in cui i risultati erano ben lungi dall’essere all’altezza della fama di questo prestigioso team.
Binotto occupa il ruolo di team principal dal gennaio del 2019, quando venne silurato, in maniera del tutto inaspettata, Maurizio Arrivabene. Il dirigente della Philip Morris era arrivato a Maranello nel 2015, e fu posto al centro della ristrutturazione voluta da Sergio Marchionne dopo i primi fallimenti dell’era ibrida.
Arrivabene ebbe il merito, assieme al suo entourage, di riportare la Ferrari a combattere contro la Mercedes, conducendo a lungo la classifica mondiale con Sebastian Vettel sia nel 2017 che nel 2018. Tuttavia, a causa di errori del pilota, sugli sviluppi e di strategia, quel titolo tanto agognato non arrivò mai, ed in casa Ferrari, dopo la morte di Marchionne, arrivò il momento delle decisioni.
Arrivabene fu silurato senza troppi problemi, ed al suo posto venne promosso proprio Mattia Binotto, che sino ad allora occupava il ruolo di direttore tecnico. In molti non videro di buon occhio questa mossa, ed i primi anni non smentirono queste voci, ma ora, per fortuna, tutto è cambiato.
Mattia Binotto, ricostruiamo la sua carriera in Ferrari
Mattia Binotto è nato a Losanna, in Svizzera, il 3 novembre del 1969, e tra pochi mesi compirà 53 anni. I genitori, originari di Reggio Emilia, emigrarono nel cantone francese della Svizzera per motivi lavorativi, e Mattia è cresciuto da quelle parti, completandovi anche i propri studi.
Nel 1994 si è poi laureato in ingegneria meccanica presso il politecnico federale di Losanna. Successivamente, ha conseguito un master in ingegneria dell’autoveicolo presso il dipartimento di ingegneria Enzo Ferrari dell’Università degli Studi di Modena e di Reggio Emilia, immerso nella terra dei motori.
Nel 1995, Mattia Binotto realizza il sogno di una vita, riuscendo ad entrato alla Ferrari, nella squadra di F1, in quel momento in piena ricostruzione dopo un decennio e mezzo senza titoli mondiali. Il nativo di Losanna approda a Maranello come ingegnere motorista nella squadra test, per poi occupare lo stesso ruolo nella squadra corse di F1 dal 1997 al 2003.
In quel periodo, fu partecipe deii trionfi dell’era di Michael Schumacher sotto la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo e la direzione di Jean Todt. In seguito, diviene ingegnere dei motori da gara nel 2004, per poi assumere, nel 2007, il ruolo di capo ingegnere, corse e montaggio.
Nel 2009, la F1 conobbe per la prima volta le motorizzazione ibride con l’avvento del KERS, sul quale la Ferrari scommise sin da subito, seppur con poca fortuna. Binotto divenne subito responsabile delle operazioni motore e KERS assieme a Paolo Martinelli, per poi diventare vicedirettore motore ed elettronica con Luca Marmorini.
La scalata di Binotto ai piani alti della Gestione Sportiva lo porta a diventare direttore del reparto power unit nel 2014, per volontà del presidente Sergio Marchionne. Il manager italo-canadese lo aveva scelto come dirigente di riferimento e referente personale, convinto dalla svolta tecnica che Binotto era riuscito a dare nel campionato 2015 rispetto alla deludente stagione precedente.
In seguito, dopo l’addio di James Allison alla Ferrari, Binotto diviene direttore tecnico il 27 luglio del 2016. Questa carica è stata ricoperta sino al GP di Monaco del 2019, momento in cui decise di concentrarsi solo sulla direzione sportiva. Dal 7 gennaio dello stesso anno era infatti diventato team principal, sostituendo Maurizio Arrivabene. Dopo stagioni di sofferenza, il duro lavoro sta pagando oggi, con il Cavallino che grazie alla F1-75 sta dominando la scena. Ed i tifosi se la godono.