Il piccolo Murtaza ha da sempre solo un sogno nel cuore: giocare liberamente e calcio e sperare magari di emulare le gesta del campione dei campioni, Leo Messi.
Murtaza: dal sogno di incontrare Messi all’incubo della guerra
Tutti ricorderanno nel 2016 la storia del bimbo afgano che commosse il mondo. Murtaza Ahmadi, questo il suo nome, giocava per strada con un sacchetto dei rifiuti al posto della maglietta da calcio: l’aveva disegnata con i colori della nazionale argentina e il numero 10 del suo idolo. La Pulce non se lo fece dire due volte e regalò al bimbo la sua vera maglia con autografo e dedica personalizzata. Al piccolo, poi, fu permesso di assistere dal vivo ad una partita del Barcellona.
Murtaza: il dramma del popolo afgano
Oggi Murtaza vive il dramma del popolo afgano, il dramma del ritorno dei talebani. Sono trascorsi cinque anni da quel 2016, e il bambino chiede di nuovo aiuto al suo idolo. Messi, intanto, non è più al Barcellona, mentre Murtaza Ahmadi è costretto a vivere ore drammatiche, chiuso in casa, perché i talebani non gli permettono di giocare liberamente in strada. Il bimbo sostiene di avere paura, di notte ha gli incubi, ha paura che i talebani possano impedirgli per sempre di realizzare il suo grande sogno.
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E così ecco un nuovo disperato appello al campione. Questa volta però non si tratta solo di una maglia e di un autografo. Di mezzo c’è l’incubo della guerra, contro cui anche un campione del calcio forse non può davvero nulla.