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Lo riconoscete? Era un grande calciatore negli anni ’90

Alvise Zago, talento puro, fisicità esplosiva, era l’ennesimo fiore sbocciato nel giardino della cantera granata anni 80-90.

Alvise Zago (Instagram)

Alvise Zago Biondo come un angelo e predestinato

Piemontese di Rivoli, biondo e occhi azzurri, visione di gioco e propensione al goal, Zago era figlio di quel lavoro certosino di Sergio Vatta, che in quegli anni, nelle giovanili Toro, sfornò gente del calibro di Cravero, Lentini, Diego Fuser.

Zago era il migliore di loro, era pronto già a 18 anni alla serie A. Maturo, disciplinato, con le idee chiare. Assist-man di qualità assoluta, già nel giro delle nazionali azzurre under 18 e under 21, Vatta lo consegna nelle mani fidate di un maestro del calcio, un certo Gigi Radice.

Estate 88, tutto ebbe inizio da qui…

Estate 1988, Totti ha solo 12 anni, Cassano ne ha 6. Alvise Zago da Rivoli è la promessa del calcio italiano. Cesare Maldini, non uno qualunque, lo vuole nell’under 21.

Alvise Zago e la maglia numero 10: un sogno che si realizza

A 19 anni indossa la maglia numero 10 del Toro. I tifosi sognano. Pensano a Valentino Mazzola, a Gigi Meroni, ma lo paragonano anche a Beppe Dossena, per dedizione e serietà.

Zago si prende la soddisfazione del primo goal in maglia granata, contro il Verona: esultare sotto la curva maratona per un ragazzo di Torino è una gioia unica.

L’infortunio e il dramma

Poi il dramma, l’inaspettato, la mannaia della sfortuna lo colpisce e spezza il sogno, lo distrugge: alla prima di ritorno il Torino gioca a Marassi contro la Sampdoria e dopo soli 2 minuti di gioco proprio Zago porta avanti i granata. Alvise in uno scontro di gioco, si romperà il legamento crociato, in un terribile uno contro uno con lo spagnolo Victor Munoz.

Girovagare alla ricerca di se stesso

Chissà forse una gestione superficiale dell’infortunio o forse la chirurgia all’epoca non aveva fatto i passi da gigante: Zago da quel momento non tornerà mai ai suoi livelli. Paura di affondare il piede, lento nei movimenti, gli avversari lo surclassano, gli allenatori cominciano ad escluderlo, Zago non salta l’uomo e non vede la porta. Nola, Saronno, Varese, Seregno e Meda. Prima di chiudere la sua carriera nella sua Rivoli, in Eccellenza.

Oggi Zago non ha rimpianti, e forse la vita potrebbe concedergli una seconda occasione…da allenatore. Chissà…Contribuire a lanciare talenti, come qualcuno fece con lui. Zago oggi è tecnico nell’Accademia Torino, allena i ragazzi dell’under 15 e 16. E’ sereno, ci mette il massimo impegno, perché il Torino è e sarà sempre la sua vita.

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