Sapete che Michael Schumacher non esordì giovanissimo in F1 perché la Jordan aveva deciso di ingaggiarlo? Successe tutto per caso.
Sembra il copione di un film. Eddie Jordan cerca un secondo pilota a stagione in corso, perché Bertrand Gachot ad agosto del 1991 ebbe la geniale idea di farsi arrestare. Da Johansson a Rosberg, diversi piloti presi in considerazione, ma pochi soldi per convincerli. Tra le persone conosciute da patron Jordan, Willi Weber, agente tra le altre cose, di un ragazzo che aveva vinto in Formula3 l’anno prima: Michael Schumacher. E qui viene il bello.
La settimana successiva, si correva a Spa-Francorchamps, così quando Weber propose al signor Jordan questo giovane pilota tedesco quasi sconosciuto, questi gli chiese se conoscesse la pista. La risposta? “Certo, ci ha già guidato”. Una bugia bella e buona. Alla prima prova di Schumi con la Jordan, erano presenti: il team manager Foster, il responsabile delle pubbliche relazioni Ian Philipps, tre meccanici e una tuta di Andrea de Cesaris prestata al tedesco, visto che non ne era stata preparata una personale.
Michael Schumacher: un predestinato
Del suo sbalorditivo esordio, si dice poco nel documentario che Mick Schumacher non riesce a vedere bene senza commuoversi, ma questa storia è stata raccontata diverse volte. Ciò che magari non tutti conosciamo, sono i retroscena di cosa poi si siano detti alla Jordan, una volta visto il futuro campione tedesco, alla guida di una monoposto. Oggi, Foster racconta: “Al secondo giro, Michael ci ha superato di corsa attraverso la chicane con i dischi dei freni incandescenti. Il suo stile di guida mi fece sudare un po’. Ho informato Willi Weber che avrebbe dovuto calmare il suo pilota. Il motore che volevamo portare in Belgio era nell’auto. Non potevamo permetterci danni al motore. Weber ha parlato con Schumacher e Michael è rimasto sorpreso: disse che non aveva nemmeno iniziato a correre davvero“.
Ma la cosa divertente è che il povero Jordan conobbe la verità, prima della corsa in Belgio. Weber non ebbe il cuore di lasciargli credere che il suo nuovo pilota fosse esperto di quella pista e così prima del week-end finse una confusione: “Gli ho solo detto che ho sbagliato percorso, e che Michael conosceva Zolder, non Spa-Francorchamps”. Ma in fondo c’era poco da pretendere con quel che poteva offrire Jordan. Al primo giorno, il giovane Michael tornò in stanza con una bici e soprattutto lui e l’agente, soggiornarono in un semplice ostello della gioventù.
Montezemolo ed il segreto di Michael Schumacher: cosa l’ha reso grande
Ma chi ci vinse fu proprio Eddie Jordan, perché nonostante tutto, alle prime prove della sua carriera in F1, il pilota tedesco fece l’ottavo tempo in Qualifica, e grazie ad una penalità che colpì Patrese, la domenica partì al 7° posto. Ma sapete come finì la primissima Gara in carriera di Michael Schumacher? Con un ritiro. La sua auto ebbe danni alla frizione che lo costrinsero ad uscire e quella corsa in Belgio non fu mai completata da nessuna delle due Jordan.